Le Anguane: bellissime ninfe delle Alpi


Tra i più bei panorami italiani sicuramente ci sono quelli alpini, dove la natura ha il sopravvento. Non a caso migliaia di persone ogni anno preferiscono una sana escursione lungo i pendii delle nostre Alpi alle vacanze al mare o all’estero. Le nostre catene montuose hanno una grande varietà di fauna e flora e in gran parte hanno finora eluso l’azione distruttiva dell’uomo.

Le Alpi hanno anche qualcosa di magico e misterioso: praticamente ogni cima della catena montuosa è protagonista di leggende e storie che si perdono nei secoli, di creature magiche, streghe, fantasmi e anche creature di altri mondi.

In particolare, ai piedi delle cime lombarde, friulane e trentine si parla di bellissime creature mitologiche chiamate “anguane”.

Le anguane, a volte chiamate anche “acquane”, sono delle bellissime “fanciulle delle acque”, legate cioè alle sorgenti d’acqua, agli stagni, ai ruscelli e ai laghi montani.

La anguane vengono rappresentate come creature dall’aspetto di ragazze bellissime, ma che nascondono una parte non del tutto umana: a seconda delle leggende alcune sono descritta con i piedi a forma di zoccolo di capre, altre con zampe da gallina, altre con gambe rugose e coperte di muschio, altre ancora con la schiena coperta di corteccia di albero. Nella maggior parte delle leggende del nord-est di Italia sono descritte come donne dai “piedi di capra”: questo deriva probabilmente dai calzari usati in quei luoghi (di pelle di capra) nel primo millennio, ma la leggenda narra che il tratto distintivo di queste ninfe è il collo del piede altissimo, proprio come quello delle capre.

La più famosa delle anguane dall’aspetto di ninfe è Ittele, figlia di Uttele regina e abitante della Montagna Spaccata sopra S. Quirico e protagonista della famosa leggenda che la vede sposa di Giordano prima e spirito delle acque torrentizie poi.

C’è poi una versione di anguane descritte come metà donna (per la parte superiore) e metà serpente; la più famosa anguana di questo tipo è Melusina.

Come le ninfe della mitologia greca e di quella romana, la anguane sono creature della natura sfuggenti, affascinanti e ammaliatrici, con capelli lunghissimi, solitamente di colore rosso fuoco. Abiterebbero buche e anfratti rocciosi di cui i nostri monti sono pieni, ma non si allontanerebbero mai troppo dall’acqua, loro elemento naturale. Non sarebbero ne buone ne cattive, ma se la prenderebbero con coloro che danneggiano, inquinano o deturpano la natura.

In alcuni racconti delle Dolomiti tirolesi e bellunesi vengono descritte come brutte a rapitrici di bambini e nel secolo scorso venivano tirate in ballo come deterrente per tener lontani i bambini dai pericoli dei ruscelli o delle grotte o dei boschi.

L’origine delle anguane non è chiara: c’è chi dice derivino dai Galli, ed in particolare modo si racconta che in seguito alle feroci guerre scaturite contro i romani le ultime donne celtiche, per fuggire la dominazione romana, si rifugiarono nelle grotte vicino ai laghi e torrenti, (chiamate anche “angane”) e pian piano si siano legate alla natura diventando creature mitiche; altri le fanno risalire più o meno allo stesso periodo, ma affermano fossero, almeno inizialmente, creature malvagie che avevano come scopo quello di far smarrire i cacciatori e portarli alla morte (il loro nome deriverebbe dal latino “anguis”, cioè serpente); infine c’è chi pensa che in origine fossero semplici donne che un tempo andavano ai ruscelli o agli stagni a lavare i panni con le loro ceste di vimini e che i loro spiriti alla morte siano tornati a quei luoghi divenendo protettrici della natura.

Le storie sulle anguane si raccontano in Trentino, nella alta Lombardia, ma sopratutto nel Friuli e ce ne sono moltissime, sia come protagoniste buone che come malvagie. Qui vene racconto una delle più famose, ma ci sono molti libri che le raccolgono.

In Val Sassina queste bellissime fanciulle dai piedi di capra erano anche protettrici dei raccolti, ma se infastidite o perseguitate potevano anche scatenare incredibili tempeste che distruggevano tutti i raccolti.

Un giovane casaro un giorno sentì dei rumori nella cantina e quando andò a controllare colse sul fatto un’anguana a rubare il formaggio dei pastori. La bellezza incomparabile dell’anguana lo fece innamorare e il giovane garzone iniziò ad andare ogni giorno nei boschi per rivedere quella stupenda fanciulla dai lungi capelli rossi.

La sua tenacia e la sua insistenza alla fine riuscirono a far breccia nel cuore della creatura che accettò di sposarlo. Prima di seguirlo in casa però l’anguana gli mostrò la sua vera natura che fino ad allora gli aveva nascosto: le sue caviglie terminavano con zoccoli caprini che ad un primo impatto misero un certo timore nel casaro. L’anguana gli fece promettere di non parlarne mai a nessuno altrimenti lei sarebbe tornata nei boschi per sempre e lui non l’avrebbe mai più rivista.

La coppia visse felice per molti anni ed ebbero anche un figlio maschio, ma il pesante lavoro dell’uomo ed un periodo particolarmente sfortunato a causa dei briganti lo portarono a diventare distaccato e irascibile.

Un giorno tra i due scoppiò un grosso litigio e il casaro davanti agli amici pastori svelò le vere sembianze della moglie, accusandola di essere solo “una stupida donna dai piedi di capra”. L’anguana al tradimento della parola data reagì andando su tutte le furie e prima di scappare nei boschi maledì l’uomo e suo figlio:

<<Ne tu ne i tuoi figli potrete mai avere figli perchè nasceranno tutti con i piedi come i miei!>>

Il figlio del casaro crebbe, s’innamorò e si sposò, ma di fronte alla richiesta della sua sposa di avere dei figli fu preso dalla disperazione e per porre fine alla maledizione si gettò da una rupe, sprofondando in una profonda buca nel terreno. Si dice che d’estate, là dove la terra inghiottì lo sfortunato giovane, si possa udire un lamento venire dalle profondità della terra, forse dello spirito inquieto di quel giovane che ancora oggi dopo tanti secoli non riesce a trovare pace.


https://www.ilparanormale.com/leggende-metropolitane/anguane/

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