Questo è uno dei rarissimi casi in cui le mie fonti si riducono ad un unico sito web: in questo caso, poiché mi ispiro principalmente a ciò che racconta la pagina in questione, è mio dovere indicarla come fonte. Si tratta del sito balstingnews.com. Ho cercato riferimenti altrove, anche in biblioteca, ma a meno che non sia del tutto inventata, questa leggenda è davvero poco conosciuta.
Tuttavia, poiché il contenuto di questa leggenda mi ha davvero incuriosito, non mi limiterò a riportarla così come è descritta sul sito, ma aggiungerò alcune mie considerazioni e ricerche sulle tradizioni locali che possono spiegarne il significato. Già, è proprio questo che mi porta scrivere un articoli del quale ho solo una fonte: per quanto il sito stesso non fornisce fonti da cui ha attinto, essendo io pertenopeo di nascita ho avuto la possibilità di immergermi nelle tradizioni campane e in qualche modo questa leggenda sembra riportare molte delle credenza regionali che si tramandano da secoli.
Il “culto dei morti” in Campania ha origini antichissime, segno che la notte di Halloween non è di certo l’unico evento pauroso legato alla morte, solo il più famoso. Certo, Halloween ha origini molto antiche, ma la celebrazione dello Samhain (per i celti l’anno nuovo iniziava il 1° novembre e lo Samhain era proprio il passaggio dall’estate alla stagione fredda) si è evoluta in modo diverso a seconda delle zone e anche nel sud Italia ha avuto ampio sviluppo fino ad arrivare al giorno d’oggi.
Se restringiamo la zona al casertano e alcune zone limitrofe, oggi negli anziani sopravvive ancora convinzione del ritorno delle anime dei morti la notte fra il 1 e il 2 novembre in modo che possano ricongiungersi con i vivi o anche solo tornare in quei luoghi dove hanno vissuto. Qui però invece di Halloween si parla di “Tempus Tremendum”.
Sin dall’antichità si crede che la notte fra il 1 e il 2 novembre le anime dei trapassati ritornassero nelle abitazioni per raggiungere i propri cari e si manifestassero come presenze silenziose e benevole che vegliavano sui parenti ancora in vita. Ma come ho detto non si trattava semplicemente di uan credenza, ma di una vera e propria convinzione, al punto che era usanza imbandire la tavola della cucina e lasciare un bicchiere di vino, uno d’acqua, del pane ed un pezzo di baccalà per rifocillare l’anime del defunto prima della sua partenza per l’Aldilà. In alcune zone poi si lasciava anche un dolce chiamato “il pane dei morti”. Si può parlare quindi di una vera e propria processione di anime defunte che dal Regno dei Morti giungeva nel nostro e che al termine della loro visita nuovamente si univano per farvi ritorno.
A differenza del mito di Halloween nel casertano non si parlava di un’unica notte di permanenza: secondo la tradizione le anime dei defunti si fermavano fino alla notte tra il 5 e il 6 gennaio e ancora oggi è usanza mettere una candela o una lampada accesa per accompagnare i defunti nel loro viaggio.
Ed eccomi giunto alla fatidica leggenda: forse con queste premesse sarà più facile capirne il significato.
C’era una bambina del casertano una bambina che aveva perso la mamma per una brutta malattia. Il padre convolò di nuovo a nozze, ma la matrigna non era così amorevole come la mamma. La bambina era sempre triste e la donna un giorno le disse che c’era un modo per rivedere la sua mamma: se ogni mattina si fosse pulita le orecchie e avesse raccolto il cerume per un intero anno avrebbe potuto creare una candela ed accenderla la notte del 2 novembre e se dinnanzi ad essa avesse recitato una un’antica preghiera avrebbe rivisto la cara mamma.
La bambina, con pazienza e piena di speranza, riuscì a creare la candela e la notte del 2 novembre l’accese e recitò la formula magica. La piccola si affacciò alla finestra e con orrore vide che le parole della matrigna si erano avverate: una lunga processione di defunti su muoveva lungo la strada e tra di loro c’era anche sua mamma, ma con un aspetto orrendo e mostruoso. Quella processione era una visione infernale e la bambina capì perché gli spiriti dei cari non si mostrano ai vivi, ma entrano in casa e al più appaiono come ombre.
Anche la matrigna lo sapeva e sapeva anche che vedere la processione dei morti significava morire in poco tempo. La bambina pochi giorni dopo fu colpita dalla febbre e si ammalò; riuscì appena a raccontare a suo padre la tremenda scena a cui assistette e poi morì.
Piccola precisazione: la leggenda l’ho leggermente riadattata perché in questo modo mi pare più simile a ciò che ancora oggi si crede nella provincia di Caserta e in generale in Campania.
https://www.ilparanormale.com/leggende-metropolitane/processione-morti-casertano/
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