Nella travagliata Argentina degli emigranti italiani d'inizio Novecento, un giovane ribelle fuori controllo sevizia bambini. Mai seriamente preso sul serio, ne ucciderà quattro prima di essere definitivamente arrestato a sedici anni
Víctor Mercante, figlio di immigrati italiani discendenti da una nobile famiglia ligure, in Argentina aveva fatto carriera. Nato nel 1870 nella cittadina di Merlo - ora parte della grande Buenos Aires - frequenta la Escuela Normal de Paraná e inizia a lavorare come insegnante a vent’anni. Riceve il compito di riorganizzare la sezione pedagogica dell’Università di La Plata e nel 1908 è nominato presidente della Società Psicologica di Buenos Aires: fu il primo Argentino a incontrare Sigmund Freud. Riportò le sue teorie pedagogiche e psicologiche in alcune pubblicazioni - promuovendo la scuola lombrosiana positiva in Argentina - dalle quali traspare la modernità delle sue opinioni.
Professore rinomato, il 24 febbraio 1913 Mercante si trovò a esaminare un ragazzo sedicenne di origini italiane che aveva già ucciso quattro bambini e tentato di ucciderne un’altra decina.
Si chiamava Cayetano Santos Godino (in realtà Gaetano Santo), nato nel 1896 a Buenos Aires da Fiore Godino e Lucia Rufia, calabresi che avevano cercato fortuna in Argentina come i genitori del professor Mercante, ma senza riuscirci. Cayetano - soprannominato “el petiso orejudo” (il monello dalle grandi orecchie) a causa delle orecchie a sventola - cresce con un padre alcolizzato e malato di sifilide che picchiava regolarmente la moglie e gli otto figli. Già da bambino, Cayetano mostra una forte predisposizione alla violenza, alla piromania e all’uccisione di piccoli animali come gatti e uccelli. A scuola era spesso punito e fu espulso da numerosi istituti.
Gli appunti della visita del professor Mercante sono stati conservati nell’archivio generale del Tribunale di Buenos Aires. Trovandosi davanti un ragazzo gracile, alto neppure un metro e mezzo, distrutto dall’epilessia, con il corpo completamente ricoperto di cicatrici causate dalle sevizie del padre, lo psicologo scrisse, tra le altre cose: “Cayetano Santos Godino non sa leggere, sa scrivere solo la sua firma. Ha poca cultura, ottenuta da educazione riflessa. Non riesce a mantenere una condotta corretta. Dà priorità ai suoi istinti animali in un’attività poco comune, mentre i rapporti sociali sono quasi inesistenti. È un soggetto aggressivo, senza inibizioni e sentimenti, il che spiega la sua inadattabilità alla disciplina didattica. I suoi sensi e le capacità conoscitive non offrono anomalie e si presentano normali; anche le sue capacità fisiche sono considerate normali. È considerato instabile per mancanza d’affetto. Come ferita fondamentale della sua vita morale si può considerare la carenza affettiva, la mancanza di sentimenti sociali e i ragionamenti prima del compimento delle azioni sono quasi nulli”.
Fino ad allora nessuno si era preoccupato dei problemi di Cayetano, eppure di motivi ce ne sarebbero stati molti. A soli otto anni, nel 1904, porta un bambino di ventuno mesi in una casa isolata e lo colpisce a morte, seppellendolo in una buca. Un agente lo scopre e lo accompagna alla stazione di polizia, ma viene rilasciato. L’anno dopo utilizza lo stesso modus operandi tentando di uccidere una bimba di diciotto mesi: anche in quel caso un poliziotto lo scoprì, riuscendo a evitare che la fine della piccola. Cayetano fu rilasciato poco dopo in quanto troppo giovane per scontare una pena. Nel marzo 1906 il giovane Godino (tra l’altro afflitto da masturbazione compulsiva) trascina una bimba in un luogo isolato dove tenta di strangolarla ma, non riuscendoci, la seppellisce viva. Rilasciato ancora una volta, i genitori lo fanno rinchiudere in prigione, forse più per sfamarlo che per allontanarlo dai guai. Rilasciato, il 9 settembre 1908 tenta di affogare un bimbo di meno di due anni: viene nuovamente arrestato e liberato il giorno successivo. Ma quando, una settimana dopo, prova a bruciare le palpebre di un altro bambino di ventuno mesi, dietro nuova richiesta del padre (che a questo punto temeva le ovvie vendette dei vicini) fu messo in carcere, dove rimase per tre anni, fino al Natale del 1911. Un paio di settimane dopo, Cayetano incendiò un magazzino, dopo altri dieci giorni uccise un tredicenne e il 7 marzo diede fuoco a una bimba di cinque anni, che morì il giorno dopo.
A settembre diede fuoco a una stazione dei tram, in novembre tentò di strangolare un vicino, colpì violentemente un altro bambino e rapì una bimba, che tuttavia iniziò a gridare riuscendo a richiamare l’attenzione di un vicino che la salvò. In nessuno di questi casi furono adottate sanzioni disciplinari nei suoi confronti e Cayetano proseguì indisturbato a molestare i bambini vicini e ad appiccare fuoco.
Il suo ultimo omicidio avvenne il 3 dicembre 1912 quando convinse il piccolo Jesualdo Giordano a seguirlo in una vicina fattoria dove provò a strangolarlo con la corda che usava come cintura. La corda si spezzò e Cayetano con i due pezzi legò mani e piedi del bambino, cominciando a picchiarlo. Per fare in fretta tenta di ucciderlo con un’arma che prova a cercare fuori, dove incontra il padre, al quale assicura di non aver visto il figlio. Quando per terra trova un lungo chiodo, torna nella fattoria e lo pianta in una tempia di Jesualdo.
Il cadavere fu trovato pochi minuti dopo proprio dal padre della vittima. La sera stessa Cayetano andò alla veglia funebre e toccò la testa del morto per controllare l’effetto del chiodo: non trovandolo chiese ai presenti che fine avesse fatto. Fu arrestato e mai più rilasciato.
Un mese dopo fu internato in un manicomio criminale dove tentò di uccidere alcuni detenuti. Tuttavia, qualche anno dopo fu trasferito in un carcere soprannominato “Fin del mundo”, e condannato all’ergastolo. Avendo ucciso un gatto adottato dalla comunità carceraria, sembra sia stato massacrato di botte dalle quali non si riprese mai e che sia morto quarantottenne nel 1944, dopo quasi 32 anni di carcere. Quando decisero di riesumare il cadavere per ulteriori analisi, il suo corpo non fu ritrovato.
https://www.italiastarmagazine.it/criminal-files/cayetano-godino-il-baby-killer-dalle-grandi-orecchie-3770
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