Pablo Neruda
Quando Neruda l’avvistò dal mare, in una gita, da Santiago, la casetta era un’umile costruzione di legno di proprietà del marinaio Eladio Sobrino. Don Pablo la comprò, forse sentendo già allora che era lì, di fronte a quel mare, che avrebbe voluto riposare per sempre.
Molti anni dopo, ormai agonizzante, Neruda riflette in una strofa:
«Io torno al mare avvolto dal cielo, il silenzio tra una e l’altra onda introduce un silenzio pericoloso: muore la vita, si acquieta il sangue fino a che il nuovo movimento si infrange e risuona la voce dell’ infinito».
Quasi al termine della sua vita, debilitato dal cancro nell’ambasciata cilena a Parigi, rimpiange colmo di angoscia il mare della sua Isla Negra, perché gli altri mari sono «circondati da città tristi le cui onde non sanno uccidere le onde né caricarsi di sale e di suono».
Quando si trasferisce a Isla Negra, facendone la residenza preferita fra le tre case che possiede in Cile, il suo obiettivo principale è la «gioia», che spera di lasciare come eredità principale: «Non voglio che muoia la mia eredità di gioia».
Tutta la decorazione della sua casa è una celebrazione rituale, variopinta di oggetti, polene, conchiglie, astrolabi, ceramiche, calici, vetri lavorati a sbalzo, quadri, manifesti, costumi, destinati a popolare un mondo dove il poeta giocherà con i suoi oggetti come un bambino con i suoi giocattoli più preziosi. Non mancano i ricordi dell’ infanzia che custodisce gelosamente in ossessioni che riesce a materializzare: c’ è il cavallo blu che quando era piccolo ammirò sulla porta di una selleria a Temuco e che decenni dopo riuscì a trovare, senza la coda, bruciacchiata in un incendio.
Si porta dietro le cose del passato con la febbre di un collezionista: non mette insieme oggetti solo per la bellezza delle loro forme, ma perché hanno segnato e ferito la sua intimità in modo tale da vedere in essi la permanenza del passato nel presente, la garanzia che il tempo fugace si ferma in simboli tangibili. Ecco perché ha il vizio del possesso: non può stare senza le cose. Sono la corte del suo regno di fronte al mare. Ogni oggetto a Isla Negra si porta dietro una leggenda.
Il territorio di Neruda a Isla Negra è una calamita di tempo, di mondo, di universo, di natura. Mescola tutto, ma soprattutto è vicino al mare.
Un giorno torna con un camion portandosi dietro una porta. La moglie Matilde gli chiede disperata: «E dove pensi di metterla?». Neruda: «Costruirò una nuova stanza». Così è cresciuta la casa di Isla Negra fino a diventare quello che è oggi: senza un piano evidente, o forse con un piano segreto. L’ ultima camera che costruisce evoca quasi il guscio delle chiocciole: si avvolge su se stesso. Chiede ai muratori di mettere sul tetto vecchie lamiere, per sentire la pioggia con la stessa violenza della precaria abitazione della sua infanzia.
Niente macchina da scrivere, ma una meticolosa e duttile penna stilografica a inchiostro verde. Neruda, con la sua espansione mondiale, la sua cultura, le sue relazioni, i suoi interventi nella storia il suo premio Nobel, la sua ambasciata in Francia, la gloria di milioni di lettori, optò per il luogo più piccolo del pianeta. Attenzione, però: quando non stava nel vasto mondo, agendo in esso, influenzandolo, intrattenendolo, il vasto mondo veniva da lui. Isla Negra al principio era solo passeggiate sulla spiaggia, discussioni con i dirigenti politici, conversazioni con i commercianti, dialoghi frizzanti con le ricamatrici, le tessitrici di tela da sacchi, ma già prima del Nobel, Isla Negra era il mondo: il luogo più universale del Cile.
Poco più in là della casa del poeta si estendono terreni ancora vuoti, che Neruda comprò per costruire la sua «Camelot»: sarebbe diventata il regno dell’eterna primavera, un luogo utopico dove i poeti sarebbero venuti per lunghi periodi a scrivere, vivere, convivere. Avrebbero avuto le loro stanze, le loro sale da pranzo, le loro sale di lettura. Sicuramente un bar aperto.
Il sogno si chiamava “Cantalao”, e nella nuova democrazia cilena, dopo il pinochettismo, il sogno continua a essere irreale: non è stato realizzato questo semenzaio di immaginazioni progettato da Neruda. “Cantalao” fu il sogno incompiuto di Neruda. Una mano fraterna tesa a colleghi che non potevano contare sulla sua fama, per consentire loro di godere del linguaggio e del frastornante silenzio del mare, pensando che laggiù sarebbero state generate opere importanti quanto quelle elaborate da lui.
Isla Negra è piccola, ma Neruda la moltiplicò per migliaia di volte. Il mondo si è decantato a Isla Negra, e prosegue il turbinoso viavai di centinaia di migliaia di visitatori che vengono qui tutti gli anni. Ad alcuni metri dalla casa c’è la tomba di Neruda e di Matilde, dopo che il poeta fu riscattato dal luogo insignificante a cui i golpisti avevano destinato le sue spoglie.
Durante la dittatura di Pinochet, giovani innamorati scrissero sulle assi di legno della cancellata del suo giardino parole di affetto verso il poeta assente; lì erano entrati anche i militari il giorno del golpe, mitraglietta in mano, per profanare la casa del poeta agonizzante. Nulla forse precisa meglio il carattere incommensurabile della piccola Isla Negra di don Pablo del graffito di quel genio anonimo che ha scritto sopra la sua porta: “Neruda non è cileno, il Cile è nerudiano”.
Oggi, nel giardino si trova una piccola barchetta, un campanile, una fontana e anche la tomba di Pablo Neruda, accanto alla moglie Matilde Urrutia, che riposano guardando verso il mare.
Ricardo Eliécer Reyes Basoalto, alias Pablo Neruda, nacque a Parral, in Cile, il 12 luglio del 1904. Era figlio di un impiegato delle ferrovie, José del Carmen Reyes Morales, e di un'insegnante, Rosa Neftalí Basoalto Opazo, un'insegnante. La madre morì di tubercolosi quando Pablo aveva appena un mese. Nel 1906, all'età di due anni, il futuro poeta si trasferì nella città di Temuco, dove il padre convolò a nozze con Trinidad Candia Marverde (una donna che il giovane Pablo soleva chiamare "Mamadre" e a cui dedicò anche alcune poesie), già madre di un figlio di nove anni più grande di Pablo, Rodolfo. Con la nuova moglie, il padre ebbe una figlia, Laurita. Sia il padre sia la matrigna moriranno nel 1938.
L'interesse che Neruda (a cui il padre aggiunse all'anagrafe il nome Neftalí, dal secondo nome della madre defunta) dimostrò per la scrittura e la letteratura fu avversato dal padre, ma incoraggiato dalla futura vincitrice del Premio Nobel Gabriela Mistral, che fu sua insegnante durante il periodo di formazione scolastica. Il suo primo lavoro ufficiale come scrittore fu l'articolo "Entusiasmo y perseverancia", pubblicato ad appena 13 anni sul giornale locale, "La Mañana", diretto dallo zio adottivo.
Fu nel 1920 che iniziò ad utilizzare per le sue pubblicazioni lo pseudonimo di Pablo Neruda, in omaggio a Jan Neruda, in modo da poter scrivere poesie senza che il padre (il quale riteneva quest'arte un'attività poco "rispettabile") lo scoprisse. Nel 1921, si trasferì a Santiago per studiare il francese e diventare insegnante, idea ben presto abbandonata per la poesia.
Nel 1923 pubblicò il suo primo volume in versi, "Crepusculario", seguito a distanza di un anno da "Veinte poemas de amor y una canción desesperada", una raccolta di poesie d'amore in stile modernista ed erotico, motivo che spinse alcuni editori a rifiutarla.
Grazie a queste due opere venne acclamato e tradotto in alcuni paesi stranieri: tuttora esse sono tra le sue opere maggiormente apprezzate.
Nel 1927, Neruda si ritrovò in una condizione di povertà tale da costringerlo ad accettare l'incarico di console onorario nel Sudest asiatico, in Birmania. Sull'isola di Giava, sposò la banchiera olandese Maryka Antonieta Hagenaar Vogelzang. Durante i numerosi incarichi diplomatici che seguirono, Neruda riuscì a comporre un gran numero di poesie.
Prima di ritornare in Cile, ottenne altre destinazioni diplomatiche, dapprima a Buenos Aires, quindi in Spagna, a Barcellona, dove in seguito sostituì Gabriela Mistral nella carica di console a Madrid. Durante la permanenza nella capitale spagnola nacque la figlia Malva Marina Trinidad, che morì a soli 8 anni a causa di una idroencefalite. Sarà proprio lo stato provocato dall'incurabilità dell'unica figlia che porterà ai dissapori e alla crisi familiare con la Hagenaar. Neruda cominciò a frequentare Delia del Carril, un'argentina di vent'anni più anziana di lui, che diverrà la sua seconda moglie. Appassionata fautrice del comunismo, fu lei ad indirizzare l'iniziale tendenza anarco-individualista di Neruda verso gli ideali marxisti.
Tra il 1940 e il 1943 gli venne assegnato l'incarico di console generale a Città del Messico e fu in questi anni che divorziò dalla prima moglie e si sposò con Delia del Carril.
Il 4 marzo 1945 ottenne la sua prima nomina ufficiale come senatore indipendente, in seno al Partito comunista delle province nordorientali del Cile di Antofagasta e Tarapacá, situate nell'inospitale deserto di Atacama, e pochi mesi dopo prese la tessera del Partito Comunista del Cile. L'anno seguente, il candidato ufficiale del Partito Radicale per le elezioni presidenziali, Gabriel González Videla, gli chiese di assumere la direzione della sua campagna elettorale: a questo incarico il poeta si dedicò con fervore, contribuendo alla sua nomina a presidente, ma rimanendo deluso per l'inaspettato voltafaccia di Videla nei confronti proprio del Partito comunista subito dopo le elezioni.
Il punto di non ritorno nel rapporto tra il poeta e il politico fu la violenta repressione con cui quest'ultimo colpì i minatori in sciopero nella regione di Bío-Bío, a Lota, dell'ottobre 1947: i manifestanti vennero imprigionati in carceri militari e in campi di concentramento nei pressi della città di Pisagua. La disapprovazione di Neruda culminò nel drammatico discorso del 6 gennaio 1948 davanti al senato cileno, chiamato in seguito "Yo acuso", in cui lesse all'assemblea l'elenco dei minatori tenuti prigionieri. Il governo Videla si era rapidamente trasformato in un governo autoritario, da cui Neruda prese completamente le distanze.
La reazione di Videla fu l'emanazione di un ordine d'arresto contro Neruda, per sottrarsi al quale il poeta si vide costretto ad intraprendere una fuga durata ben 13 mesi, nascosto da amici e compagni. Inoltre, Videla promulgò anche la cosiddetta "Ley de Defensa Permenente de la Democracia" (dai detrattori soprannominata invece "Ley maldita"), in base alla quale il Partito Comunista del Cile venne dichiarato fuorilegge e oltre 26.000 iscritti vennero cancellati dalle liste elettorali, e i rappresentanti eletti, tra cui Neruda, vennero fatti decadere dalle cariche. Nel marzo 1949, Neruda riuscì a rifugiarsi in Argentina, sotto il governo di Juan Domingo Perón, dopo un'avventurosa attraversata delle Ande.
Durante l'esilio argentino, durato tre anni, conobbe a Buenos Aires Miguel Ángel Asturias, che ricopriva la carica di addetto culturale per il Guatemala e che riuscì a procurargli un passaporto grazie al quale poté abbandonare l'Argentina. Anche grazie all'aiuto di Pablo Picasso, Neruda riuscì ad arrivare a Parigi, compiendo un'apparizione a sorpresa al "Congresso Mondiale dei Partigiani della Pace", clamorosa in quanto, nel frattempo il governo cileno aveva continuato a negare che Neruda avesse lasciato il territorio natìo. Quelli dell'esilio furono anni di numerosi viaggi: in Europa, India, Cina, URSS e Messico.
Proprio in Messico, Neruda fu colpito da un serio attacco di flebite, strascico delle lunghe costrizioni in luoghi molto angusti cui l'aveva obbligato la latitanza; durante il periodo di cure, conobbe Matilde Urrutia, una cantante cilena, con cui iniziò una relazione e che anni dopo sposò.
Nel 1952, Neruda visse per un periodo in una villa messagli a disposizione da Edwin Cerio a Capri; tale permanenza venne in seguito rappresentata da Massimo Troisi nel film "Il postino" . Dopo il soggiorno a Capri, Neruda si spostò a Sant'Angelo d'Ischia, dove rimase da gennaio alla fine di giugno del 1952.
Nel 1952, il governo del dittatore Videla era ormai al termine, colpito anche da numerosi scandali per corruzione, e il Partito Socialista presentò la candidatura a nuovo presidente di Salvador Allende, richiedendo contemporaneamente la presenza in patria del suo letterato più illustre. Neruda tornò in Cile in agosto, ritrovando la moglie Delia del Carril, ma il matrimonio era ormai destinato al naufragio, grazie anche alla nuova relazione iniziata in Messico. Ottenuto il divorzio, sposò quindi la terza e ultima moglie, Matilda Urrutia.
Di conseguenza, nel 1955, Delia lo lasciò per fare ritorno in Europa. Tuttavia, l'abbandono di Delia non determinò per Neruda quello dell'impegno comunista: il poeta proseguì nella sua attività politica, prendendo ad esempio posizione contro gli Stati Uniti durante la crisi dei missili di Cuba (Neruda aveva sostenuto la rivoluzione cubana di Fidel Castro) e la guerra del Vietnam. Ciò gli attirò gli strali delle parti più conservatrici degli USA, e l'Associazione per la libertà della cultura, organizzazione dietro la quale in realtà si celava la CIA, cercò di minare in ogni modo la sua credibilità e la sua reputazione.
Questa campagna fu frenata solo nel 1964, quando fu ventilata l'ipotesi di insignire Neruda del Premio Nobel e l'unica candidatura alternativa era quella di Jean-Paul Sartre, personaggio ancora più inviso ai conservatori statunitensi (poi effettivamente premiato, anche se rifiutò di ritirare il Premio). Nel 1966 Neruda fu invitato a New York per una conferenza internazionale dell'associazione degli scrittori, ma Arthur Miller, organizzatore dell'evento, incontrò molte difficoltà e dovette fare notevoli pressioni sull'amministrazione Johnson sia per riuscire a fargli ottenere un visto, sia per la presenza di tanti altri letterati provenienti da oltre la cortina di ferro.
Proprio per questi motivi, lo scrittore messicano Carlos Fuentes indicò successivamente il convegno come uno dei primi passi verso la fine della Guerra Fredda. Durante il viaggio di ritorno in patria, Neruda fece una sosta in Perù, dove fu accolto con tutti gli onori dal presidente Fernando Belaúnde Terry, ma la visita fu mal vista da Cuba: in quegli anni i rapporti tra Perù e Cuba erano alquanto tesi a causa delle differenze politiche e Neruda fu accusato dagli intellettuali cubani di essere un revisionista al soldo degli Yankees e non poté recarsi sull'isola caraibica sino al 1968.
Di ciò Neruda fu molto dispiaciuto, tanto che nell'autobiografia "Confesso che ho vissuto" criticò l'atteggiamento degli intellettuali cubani, definendolo «bigotto» ed un «colpo alla schiena». Nel 1967, alla morte di Ernesto Che Guevara in Bolivia, Neruda scrisse molti articoli sulla perdita del "grande eroe della rivoluzione", dalla cui stima era del resto ricambiato, come testimonia la composizione, da parte di Guevara, di un piccolo saggio elogiativo sul libro di Neruda "Canto General".
Nel 1970, Neruda fu indicato come uno dei candidati alla carica di Presidente della Repubblica cilena, e scelto poi come candidato ufficiale del PCC, ma si ritirò dalla competizione elettorale appoggiando nuovamente Allende e aiutandolo a divenire il primo presidente socialista democraticamente eletto in Cile e in America Latina. Per circa due anni e mezzo (1970-1972) riprese allora la carriera diplomatica presso la sede di Parigi, nominato da Allende ambasciatore del Cile, carica che segnò il culmine della sua attività politica ma che dovette lasciare presto per il tumore alla prostata di cui soffriva.
Il 21 ottobre 1971, ottenne, terzo scrittore dell'America Latina dopo Gabriela Mistral nel 1945 e Miguel Ángel Asturias nel 1967, il Premio Nobel per la letteratura. Al suo primo ritorno in patria, l'anno successivo, venne trionfalmente accolto in una manifestazione presso lo stadio di Santiago. Di questi anni sono anche le sue ultime pubblicazioni in vita, "La espada encendida" e "Las piedras del cielo", edite durante il soggiorno parigino.
Prima di morire assistette al disfacimento del governo democratico cileno e al colpo di Stato del generale Augusto Pinochet dell'11 settembre, nonché alla morte del presidente Allende, suo amico personale, suicida durante l'assalto al palazzo della Moneda. Insediatasi la dittatura, i militari cominciarono a vessarlo con le perquisizioni ordinate dal generale golpista; durante una di queste, Neruda avrebbe detto ai militari:
«Guardatevi in giro, c'è una sola forma di pericolo per voi qui: la poesia».
Mentre attendeva di poter espatriare in Messico, il poeta si aggravò e venne ricoverato in una clinica di Santiago il 19 settembre. Morì il 23 settembre 1973, ufficialmente per il cancro alla prostata, ma forse, secondo la recente testimonianza del suo autista e guardia del corpo, assassinato per volontà di Pinochet nella clinica Santa Maria a Santiago (la stessa nella quale, il 22 gennaio 1982, fu assassinato il democristiano Eduardo Frei Montalva) mediante una misteriosa iniezione.
Neruda terminò l'ultima poesia forse il giorno prima della morte: intitolata "I satrapi", è un attacco diretto, rabbioso e senza mezzi termini contro Pinochet, Richard Nixon (già preso di mira come "malvagio... genocida della Casa Bianca" nel poema "Incitamento al nixonicidio") e altri politici come Frei Montalva e il dittatore uruguaiano Juan María Bordaberry.
Il suo funerale fu uno dei primissimi momenti di opposizione alla dittatura, poiché avvenne nonostante la presenza ostile e intimidatoria dei militari a mitra spianato che guardavano a vista i partecipanti, come testimonia un filmato clandestino girato all'epoca. Molti dei partecipanti inneggiarono ad Allende, ma i soldati non osarono intervenire; comunque, parecchi tra i presenti finirono poi desaparecidos o furono arrestati in seguito. Fu, inoltre, un gesto di solidarietà e di ribellione contro l'ultimo sfregio nei confronti di Neruda, compiuto mentre giaceva nel letto d'ospedale: la devastazione, sempre per ordine di Pinochet, delle sue proprietà. La morte e le esequie di Neruda, chiamato nel libro "il Poeta", sono ricordate da Isabel Allende nell'ultima parte del romanzo "La casa degli spiriti". L'autrice era difatti presente alla cerimonia.
L'ultima moglie pubblicò postuma l'autobiografia su cui Neruda aveva lavorato sino al giorno prima di morire, suscitando il risentimento di Pinochet per le dure critiche contro la brutalità della dittatura. Anche di Matilde Urrutia venne pubblicata, nel 1986, un'autobiografia sul periodo trascorso con Neruda, dal titolo "Mi vida junto a Pablo Neruda"; in Cile, le opere di Neruda vennero riabilitate e rimesse in commercio nel 1990, dopo la caduta della dittatura. Le tre abitazioni possedute da Neruda in Cile, La Chascona a Santiago, La Sebastiana a Valparaiso, e la Casa de Isla Negra a El Quisco sono oggi musei, gestiti dalla Fondazione Neruda. Nel 1992, le salme di Neruda e della moglie furono esumate dal cimitero di Santiago e sepolte nel giardino della Isla Negra.
« Ma perché chiedo silenzio / non crediate che io muoia:
mi accade tutto il contrario: / accade che sto per vivere. »
La salma di Neruda è stata riesumata dopo 40 anni dalla morte (all'inizio la Fondazione Neruda si oppose), l'8 aprile 2013 con l'obiettivo di chiarire il mistero sulla sua morte, cioè se fosse avvenuta per cause naturali o se si fosse trattato di un omicidio. Lo ha disposto il Giudice cileno Mario Carroza nell'ambito dell'inchiesta basata sulle accuse di Manuel Araya, autista del poeta, secondo il quale Neruda fu ucciso con un'iniezione letale durante il ricovero nell'ospedale di Santiago, e su richiesta dei nipoti di Neruda. L'ipotesi è stata per il momento smentita dal referto sugli esami radiologici e istologici effettuati sulla salma nei quali si evidenzia, come era noto già all'epoca, lo stato molto avanzato del suo tumore alla prostata.
I sostenitori della tesi dell'assassinio, basandosi sulle testimonianze dell'epoca, affermano che Neruda non era in fin di vita, nonostante fosse gravemente malato, e che Pinochet avrebbe ordinato ad un sicario, un agente segreto della CIA collegato anche ad ambienti del neofascismo, Michael Townley, di accelerarne la morte con una non ben definita "iniezione allo stomaco" (secondo le parole di Neruda stesso all'autista, che raccontò che un medico era entrato e gli aveva praticato l'iniezione; il giorno dopo le sue condizioni peggiorarono improvvisamente e morì, prima della partenza per il nuovo esilio), per evitare che diventasse un leader dell'opposizione all'estero. Il giudice Carroza ha ordinato, sempre nel 2013, di rintracciare ed identificare il presunto killer di Neruda, che però vive con un falso nome negli USA, sotto il programma di protezione testimoni dell'FBI in una località segreta.
Anche la moglie riferì dell'allarme di Neruda per la misteriosa iniezione: mentre Matilde Urrutia era in viaggio con Araya verso la Isla Negra per recuperare le ultime cose prima di partire per il Messico, verso le ore 16 ricevettero una telefonata di Neruda dall'ospedale. Il poeta chiese di tornare indietro perché era molto preoccupato, poiché «mentre dormiva nella sua camera della clinica alcune persone erano entrate e gli avevano iniettato qualcosa nell’addome». Disse che "si sentiva male", secondo le parole riportate da Araya. Quando l’autista e la moglie arrivarono a Santiago, trovarono il poeta, che prima era indebolito ma comunque in discrete condizioni, con un'improvvisa febbre. Neruda mostrava segni di arrossamento dove gli era stata praticata l'iniezione ma il dottor Sergio Drapper affermò che erano calmanti e antidolorifici. Drapper sostenne poi che l'iniezione fu praticata da un certo dottor Price; ne fornì un identikit, coincidente con l'aspetto fisico di Michael Townley, che egli non aveva mai conosciuto sotto questo nome.
Anche l'infermiera di Neruda, citando voci di corridoio della clinica, sostiene la tesi dell'omicidio. Uscito, alle ore 19, per andare a comprare un medicinale in una farmacia periferica (dove il medico aveva indirizzato Araya), l'autista fu intercettato e fermato dai militari per un controllo e poche ore dopo (alle 22 circa) Neruda fu dichiarato morto dai medici della clinica. La moglie di Neruda rimase nella clinica, ma Araya fu arrestato e torturato per dieci giorni nel campo di concentramento dell'Estadio Nacional de Chile. Ritenendo di non essere creduto, decide di parlare solo dopo la clamorosa scoperta dell'omicidio di Eduardo Frei Montalva (1982), avvenuta nel 2005.
Come causa di morte del poeta vennero indicate tre motivazioni, in altrettante copie del certificato: tumore, insufficienza cardiaca (come conseguenza della malattia), cachessia (senza nominare il tumore), mentre le cartelle cliniche della struttura dove morì e dell'Ospedale Tedesco, dove effettuava altre cure, risultarono sparite, come i registri dei medici di turno nei giorni prossimi alla sua morte.
Nel novembre 2013 il direttore del servizio medico legale cileno, Patricio Bustos, ha fatto analizzare la salma di Neruda concludendo che il poeta è morto a causa di un tumore alla prostata, il cui decorso fu forse accelerato dallo stress emozionale dei giorni del golpe.
Nessuna sostanza velenosa è stata rintracciata nel corpo, se non tracce dei medicinali e degli antidolorofici assunti per contrastare il cancro, mentre nelle ossa erano presenti molte metastasi. Gli avvocati del nipote del poeta contestano le diverse cause di decesso riportate in tre copie del certificato di morte, e affermano che non tutte le sostanze e i metodi, come il gas sarin (che Townley affermò essere stato usato in alcuni omicidi politici fatti passare per suicidi o morti naturali) o alcune tossine come quella botulinica; secondo Townley tossine usate per uccidere l'ex Presidente cileno Eduardo Frei Montalva, nel cui corpo furono trovati residui di tallio e gas mostarda; quest'ultimo gas, noto anche come iprite, è un agente vescicante e ustionante per contatto, usato come arma chimica e che accelera il diffondersi di infezioni, danneggiando anche il sistema immunitario per leucopenia; difficili da rilevare sono anche il polonio-210, iniezioni di aria che causano embolia, overdose di morfina. Alcuni non lasciano tracce dopo così tanto tempo e talvolta possono essere mascherati da farmaci.
Sia i nipoti che il Partito Comunista Cileno, nel gennaio 2015, hanno ottenuto un supplemento di inchiesta e la riapertura dell'indagine, con nuovi esami scientifici sui reperti biologici prelevati dalla salma nel 2013, onde ricercare specifiche sostanze chimiche o metalli pesanti, letali in breve tempo in un organismo debilitato.
Nel maggio 2015 un team spagnolo ha annunciato il ritrovamento di proteine anomale nelle ossa di Neruda, alcune legate al cancro e altre a un'infezione improvvisa da Staphylococcus aureus; anche se tali infezioni sono fortemente possibili in ospedale e in pazienti gravemente malati, un'esplosione batterica così veloce dopo il ricovero e la suddetta iniezione, tale da portare Neruda alla morte in poche ore, potrebbe far sospettare un intervento esterno per favorire l'infezione, come la detta iprite le cui tracce scompaiono dopo pochi anni. I medici spagnoli conclusero dicendo che ciò potrebbe essere verosimile, anche se non può essere né dimostrato né escluso. L'indagine è stata così archiviata.
http://lacustodeditombe.blogspot.com/2015/12/245-pablo-neruda.html
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