Benedictus P.P. XVI - Joseph Aloisius Ratzinger (nato il 16 aprile 1927) |
Lui sapeva che era venuto il tempo di mettersi in disparte ‒ sebbene non abbia mai smesso di essere papa, indossando la talare bianca e non solo, o firmando, come ultimamente ha fatto, i suoi "Appunti" con le iniziali P.P. (Pontifex Pontificum, sigla che solo il Pontefice massimo può usare) ‒ proprio per dar modo agli eventi ultimi di realizzarsi in base al Disegno divino descritto da Giovanni nell'Apocalisse.
Lui sapeva... tanto è vero che in una trasmissione del 1969, presso una radio tedesca, profetizzò come si sarebbe trasformata la Chiesa istituita più di due millenni fa da Nostro Signore.
Dopo una settimana dal clamoroso annuncio di Benedetto XVI è affiorato un suo significativo pronunciamento.
Una Chiesa ridimensionata, con molti meno seguaci, costretta ad abbandonare anche buona parte dei luoghi di culto costruiti nei secoli. Una Chiesa cattolica di minoranza, poco influente nella scelte politiche, socialmente irrilevante, umiliata e costretta a "ripartire dalle origini".
Ma anche una Chiesa che, attraverso questo "enorme sconvolgimento", ritroverà se stessa e rinascerà "semplificata e più spirituale".
È la profezia sul futuro del cristianesimo pronunciata oltre 40 anni fa da un giovane teologo bavarese, Joseph Ratzinger. Riscoprirla oggi aiuta forse a offrire un'ulteriore chiave di lettura per decifrare la rinuncia di Benedetto XVI, perché riconduce il gesto sorprendente di Ratzinger nell'alveo della sua lettura della storia.
La profezia concluse un ciclo di lezioni radiofoniche che l'allora professore di teologia svolse nel 1969, in un momento decisivo della sua vita e della vita della Chiesa. Sono gli anni burrascosi della contestazione studentesca, dello sbarco sulla Luna, ma anche delle dispute sul Concilio Vaticano II da poco concluso.
Ratzinger, uno dei protagonisti del Concilio, aveva lasciato la turbolenta università di Tubinga e si era rifugiato nella più serena Ratisbona. Come teologo si era trovato isolato, dopo aver rotto con i suoi amici "progressisti" Küng, Schillebeeckx e Rahner sull'interpretazione del Concilio.
È in quel periodo che si consolidano per lui nuove amicizie con i teologi Hans Urs von Balthasar e Henri de Lubac, con i quali darà vita a una rivista, "Communio", che diventa presto la palestra per alcuni giovani sacerdoti "ratzingeriani" oggi cardinali, tutti indicati come possibili successori di Benedetto XVI: Angelo Scola, Christoph Schönborn e Marc Ouellet.
In cinque discorsi radiofonici poco conosciuti – ripubblicati tempo fa dalla Ignatius Press nel volume "Faith and the Future" – il futuro Papa in quel complesso 1969 tracciava la propria visione sull'avvenire dell'uomo e della Chiesa.
È soprattutto l'ultima lezione, letta il giorno di Natale ai microfoni della "Hessian Rundfunk", ad assumere i toni della profezia.
Il Prof. Ratzinger nel 1966 |
Il professor Ratzinger paragonava l'era attuale con quella di Papa Pio VI, rapito dalle truppe della Repubblica francese e morto in prigionia nel 1799. La Chiesa si era trovata allora alle prese con una forza che intendeva estinguerla per sempre, aveva visto i propri beni confiscati e gli ordini religiosi dissolti.
Una condizione non molto diversa, spiegava, potrebbe attendere la Chiesa attuale, minata secondo Ratzinger dalla tentazione di ridurre i preti ad "assistenti sociali" e la propria opera a mera presenza politica.
"Dalla crisi odierna – affermava – emergerà una Chiesa che avrà perso molto. Diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado di frequentare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali".
Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede al centro dell'esperienza. "Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli indigenti".
Quello che Ratzinger delineava era "un processo lungo, ma quando tutto il travaglio sarà passato, emergerà un grande potere da una Chiesa più spirituale e semplificata". A quel punto molti uomini scopriranno di abitare un mondo di "indescrivibile solitudine" e avendo perso di vista Dio, "avvertiranno l'orrore della loro povertà".
Allora, e solo allora, concludeva il futuro papa, vedranno "quel piccolo gregge di credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto".
Ecco alcuni passi conclusivi delle dichiarazioni emesse dall'allora prof. Ratzinger:
"Io penso, anzi sono certo, che il futuro della Chiesa verrà da persone profondamente radicate nella pienezza pura della fede.
Non verrà da coloro che si "siedono" senza pensare al tempo che passa, o da quelli che criticano di continuo supponendo di essere pietre miliari infallibili, né da coloro che imboccano la strada più facile, che eludono l'impeto della fede, dichiarandola falsa e obsoleta, tirannica e legalistica, o evitando tutto ciò che esige, che ferisce e richiede sacrificio.
Per esporre in modo più positivo: il futuro della Chiesa, ancora una volta come sempre, verrà rimodellato dai santi, ovvero dagli uomini i cui Spiriti vanno al di là dei semplici slogan di rito, che hanno una visione più ampia degli altri, perché la loro vita incorpora una realtà più profonda.
C'è soltanto un modo per raggiungere il vero altruismo, quello che rende l'uomo libero: per mezzo della pazienza acquisita compiendo tutti i giorni dei piccoli gesti disinteressati. Con questa attitudine quotidiana di abnegazione e solo con essa ‒ che è necessaria all'uomo per rivelargli quanto è schiavo del suo piccolo ego ‒ gli occhi si aprono lentamente.
L'umano vede solo in funzione di ciò che ha vissuto e sofferto. Se ai nostri giorni non siamo ancora molto capaci di prendere coscienza di Dio, è perché troviamo più semplice evadere da noi stessi, sfuggire alle profondità del nostro essere attraverso il senso narcotico di questo o quel piacere.
Così le nostre profondità interiori ci rimangono precluse. Se è vero che un uomo può vedere solo col cuore, allora quanto siamo ciechi!
Che rapporto ha tutto questo col nostro problema? Ebbene, ciò significa che i grandi discorsi di coloro che avallano una Chiesa senza Dio e senza fede sono solo chiacchiere vuote.
Non sappiamo che farcene di una Chiesa che celebra il culto dell'azione nelle preghiere politiche. È del tutto superfluo. E quindi si distruggerà. Ciò che rimarrà sarà la Chiesa del Cristo, la Chiesa che crede in un Dio che si è fatto uomo e che ci promette la vita oltre la morte.
Un sacerdote che è soltanto un operatore sociale può essere sostituito dallo psicologo o da un altro specialista, ma il pastore che non lo è, che non sta in disparte a guardare il gioco e a distribuire consigli, ma si mette in nome di Dio a disposizione degli uomini accompagnandoli nei loro dolori, nelle gioie, nelle speranze e nelle paure, un prete di questo tipo sarà sicuramente necessario in futuro.
Al contrario del tempo precedente, la Chiesa sarà percepita come una comunità di persone volontarie, dove ci si integra solo per libera scelta. In quanto esigua società, sarà portata molto più spesso a far appello all'iniziativa dei suoi membri.
Scoprirà senza alcun dubbio nuove forme di ministero e ordinerà al sacerdozio cristiani adatti che eserciteranno anche qualche professione. In numerose piccole congregazioni o in gruppi autonomi, l'appoggio pastorale sarà gestito in tale maniera.
Parallelamente, il ministero sacerdotale a tempo pieno rimarrà indispensabile come prima. Tuttavia, nonostante i cambiamenti che si possono desumere, l'essenza della Chiesa, pur rinnovata, avrà ancora il suo perno imperituro, ciò che è sempre stato il suo punto d'ancoraggio: la fede in un Dio Uno e Trino, in Gesù Cristo, il Figlio di Dio fattosi uomo, e nello Spirito Santo presente sino alla fine dei tempi.
Nella devozione e nella preghiera essa considererà di nuovo i Sacramenti come una lode a Dio e non come un campo di cavilli liturgici.
Avrà un cammino difficile, perché il periodo di aggiustamenti e di chiarificazione la renderà povera. La farà diventare una Chiesa dei piccoli; il processo sarà lungo e faticoso, perché dovranno essere eliminate la ristrettezza di vedute settaria e la caparbietà pomposa.
L'iter sarà particolarmente pesante, come lo è stata la via che ha condotto il falso progressismo all'alba della Rivoluzione francese, quando un vescovo poteva essere ben visto solo se metteva in discussione i dogmi o se insinuava che l'esistenza di Dio non era assolutamente certa. Si potrebbe predire che tutto questo richiederà tempo.
Ma quando le prove di tale periodo risanatore saranno state superate, la nuova Chiesa più semplice e ricca spiritualmente ne uscirà grande e affermata. Gli uomini, evolvendosi in un mondo completamente pianificato, si ritroveranno estremamente soli.
Se perdono del tutto di vista Dio, percepiranno davvero l'orrore della propria povertà. Allora guarderanno il piccolo gregge di credenti con uno sguardo nuovo. Li vedranno come una speranza di qualcosa che è stata destinata anche a loro, una risposta che avevano sempre segretamente cercata.
Per me è certo che si stanno preparando per la Chiesa tempi molto difficili. La sua vera crisi è appena incominciata. Dovremo attenderci grandi sconvolgimenti. Ma sono anche certo di ciò che rimarrà alla fine: una Chiesa, non del culto politico perché questa è già morta, ma una Chiesa della fede.
È possibile che essa non abbia più il potere dominante avuto fino ad ora, ma vivrà un rinnovo e ridiventerà la dimora degli uomini, dove troveranno la vita e la speranza nella vita eterna."
Relazione, traduzione e cura di Sebirblu.blogspot.it
Fonti: papst.pro/it
" : benedettoxviblog.wordpress.com
" : pierre-et-les-loups.net
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