Romania, le favolose magioni dei Rom



Una comunità di commercianti di metalli si è arricchita e si è trasferita in lussuose abitazioni
di Tom O’Neill fotografie di Karla Gachet e Ivan Kashinsky

L’espressione “Rom ricchi” può sembrare un errore di stampa, una battuta sarcastica. Per gran parte dei due milioni di Rom che si stima vivano in Romania, circa il 10 per cento della popolazione nazionale, la vita è povera e dura, confinata in squallidi quartieri degradati o in baraccopoli di cartone ai margini delle città.

I Rom rumeni condividono questo destino con i Rom di tutta l’Europa orientale, dove questa etnia, un tempo seminomade, costituisce una disprezzata classe inferiore, povera, non istruita e ostinatamente incline all’isolamento. Per molti gadje, termine della lingua romanès con cui si indicano i non appartenenti all’etnia Rom, le case sontuose dei Rom di Buzescu sono uno schiaffo alla povertà, un’ostentazione di ricchezza peraltro non meritata.

All’élite però sembra che interessi poco fare buona impressione sui gadje. Ti fanno capire chiaramente che lì intorno non vogliono estranei che fanno domande e scattano foto. Pleaca, pleaca, vai via, mi gridano i bambini. Gli adulti mi guardano in cagnesco oppure mi voltano le spalle appena mi avvicino.

«Questi posti non sono fatti per voi», mi dice la sociologa rom Gelu Duminica. Spiega che le palazzine sono un modo per ostentare ricchezza e status sociale all’interno della comunità rom. E questa ricchezza da dove viene? I Rom del luogo rispondono: «Dal commercio del metallo». I Rom di Buzescu sono per lo più Kalderash - che in lingua romani significa ramaio - un gruppo tradizionalmente associato alla lavorazione del metallo



I gemelli Gelu ed Edi Petrache, sei anni, aspettano l’inizio delle celebrazioni della domenica di Pasqua. Vivono in una delle oltre cento magioni costruite da quando, nel 1989, è caduto il regime comunista. La ricchezza dei Rom di Buzescu deriva principalmente dal commercio di argento e altri metalli.



Vandana Ispilante con la figlia Edera, 13 anni, in una camera da letto che, se si esclude l'immagine della Vergine Maria sulla testiera del letto, somiglia a una suite per sposini in luna di miele. Probabilmente nell'armadio di Edera non ci saranno mai i foulard e le lunghe gonne a fiori tipici dell'abbigliamento tradizionale Rom.



Zaharia Bureata saluta il mattino di Pasqua indossando una cravatta tessuta in filo d'oro con scritto il suo nome e la marca della sua auto, una Hummer. Un’idea che qualcuno in città gli ha anche copiato. «La gente pensa che tutti i Rom siano poveri e sudici», dice uno degli abitanti delle ville. «Dovrebbero vederci».



Alcuni adolescenti a passaggio per la via principale della città. Pochi di loro arrivano al diploma; l'educazione non è una priorità per quasta comunità Rom. I genitori si augurano che i figli vadano a lavorare quanto prima e che le figlie li aiutino ad allevare i fratellini più piccoli. Inoltre, in tutta l'Europa orientale i Rom sono soggetti a discriminazione nelle classi, il che favorisce l'abbandono prematuro della scuola.



I genitori vogliono dare ai figli tutto ciò che a loro è mancato, dalle macchine veloci ai giocattoli e i peluche che tengono compagnia all’adolescente Madalina Ion.



In vista della Pasqua, Simona Iancu tira a lucido l’ingresso di casa.



Alcuni anziani si salutano dopo qualche chiacchiera per strada. Marin Nicolae (in primo piano) dice che gli uomini in genere parlano di soldi e di quanto rimpiangono i viaggi per vendere le loro merci.

continua
http://www.nationalgeographic.it/dal-giornale/2012/09/12/foto/a_casa_dei_re_dei_rom-1212165/11/#media

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