L'archeologo subacqueo Frederick Hanselmann dell'Università di Miami, scosta la sabbia da un'ancora cinquecentesca forse appartenuta alla flotta affondata di Hernán Cortés al largo di Villa Rica de la Vera Cruz |
Nel Golfo del Messico è stato scoperto un interessante indizio che potrebbe consentire di risolvere il mistero che dura da mezzo millennio sulla "flotta perduta" del conquistador spagnolo Hernán Cortés. Questa è perlomeno la convinzione di un gruppo di archeologi subacquei impegnato nel progetto Lost Ships of Cortés project.
Un'ancora di ferro compatibile con quelle usate a bordo delle navi europee all'inizio del XVI secolo è stata rinvenuta al largo della costa di Villa Rica de la Vera Cruz, una località a circa 80 chilometri a nord dell'attuale Veracruz, dove Cortés creò un insediamento nel 1519. I ricercatori non sono ancora in grado di affermare con certezza se l'ancora apparteva a una delle navi della flotta del celebre conquistador, è comunque in grado di fornire un convincente indizio di dove potrebbero trovarsi i relitti delle imbarcazioni.
"L'arrivo di Cortés e la sua conquista del Messico ha cambiato il corso della storia", dice l'archeologo Christopher Horrell, beneficiario di fondi National Geographic e ricercatore presso la Texas State University che svolge ruolo da co-direttore del progetto.
Tra i primi conquistatori europei del Nuovo Mondo, Cortés è salpato inzialmente da Cuba alla volta della penisola messicana dello Yucatán 500 anni fa, agli ordini del governatore di Cuba, per esplorare questa area e avviare commerci con gli indigeni. Cortés ruppe invece con il governatore e fondò l'insediamento di Villa Rica de la Vera Cruz, rivendicando il comando della città in nome del re di Spagna.
Quando i membri dell'equipaggio di Cortés si ribellarono e tentatorono di sequestrare un nave per fare ritorno a Cuba, il conquistador, nel luglio dello stesso anno, ordinò di affondare le 10 navi rimanenti della sua flotta (l'undicesima era stata rispedita in Spagna) a Villa Rica de la Vera Cruz.
Nella primavera del 1520, Cortés aveva già marciato sulla città azteca di Tenochtitlán catturando il suo regnante, Montezuma II, quando il furioso governatore di Cuba inviò un'altra flotta di navi nello Yucatán per far arrestare Cortés. Il conquistador corruppe invece i soldati del governatore promettendo loro l'oro e l'argento degli Atzechi e nel porto di Villa Rica de la Vera Cruz affondò anche le altre 16 navi spedite per arrestarlo.
Non molto dopo Cortés prese Tenochtitlán e conquistò il Messico.
"La conquista fu un episodio molto drammatico della nostra storia e accende l'immaginazione della maggior parte dei messicani", dice Roberto Junco Sánchez, vicedirettore del servizio di archeologia subacquea dell'Istituto nazionale messicano di Antropologia e Storia (INAH) e uno dei co-direttori del progetto di ricerca.
Il prossimo anno il paese inizierà a celebrare una serie di eventi in occasione del Cinquecentenario dell'arrivo e della conquista di Cortés.
L'ancora è stata scoperta nel corso di una esplorazione durata 6 settimane nel corso della quale i ricercatori coinvolti nel progetto hanno setacciato un'area di circa 80 km quadrati al largo di Villa Rica de la Vera Cruz con attrezzature per il monitoraggio a distanza impiegate per individuare la presenza di oggetti inusuali sul fondo marino.
L'ancora, da un punto di vista stilistico, è compatibile con quella che avrebbe avuto a bordo una nave europea di inizio XVI secolo e ciò che le dà un valore aggiunto sono le parti in legno ben conservate, capaci di fornire ulteriori importanti elementi. La spettrometria di massa con acceleratore, e la datazione al carbonio 14 di un campione di legno, indicano che è stata gettata tra il 1417 e il 1530. Sembra anche che sia stata realizzata con un tipo di quercia che cresce nei Paesi Baschi. Altre analisi sono in corso per confermare queste conclusioni.
Gli archeologi subacquei che lavorano nel Golfo del Messico sostengono che i risultati dei test sull'ancora, anche se non ancora inequivocabili, sono comunque convincenti. "Appare molto interessante", dice John Bratten, docente di antropologia presso la University of West Florida e co-direttore del progetto Emanuel Point II che sta esaminando i relitti di risalenti a un tentativo spagnolo del 1559 di colonizzare quella che è attualmente Pensacola, in Florida.
I ricercatori non si aspettano di trovare dei tesori aztechi: dato che le navi sono state affondate di proposito tutti gli oggetti di valore erano stati portati a terra. La scoperta può invece permettere di comprendere meglio come il conquistador controllava le sue truppe mentre le conduceva alla conquista del Messico. Affondare le navi era un modo per garantirsi la fedeltà dei suoi uomini, spiega Frederick Hanselmann, direttore del dipartimento di archeologia subacquea presso la University of Miami e co-direttore del progetto.
Il team di studiosi ha anche potuto documentare una serie di anomalie che saranno indagate nel corso della prossima estate.
Le rocce vulcaniche della regione sono di particolare interesse nello studio dei naufragi, spiega il co-direttore del progetto Melanie Damour.
"Un'ipotesi di lavoro è che le navi di Cortés siano state spogliate delle loro componenti utilizzabili, quindi caricate con rocce locali per garantirne l'affondamento", dice. "La traccia magnetica delle rocce vulcaniche, ammassate sul fondo degli scafi di legno, potrebbe portare alla scoperta della flotta. Cosa ancora più importante, questo tipo di zavorra potrebbe anche aver contribuito a preservare lo scafo di legno sottostante."
Questo progetto è sostenuto in parte da un finanziamento della National Geographic Society, con risorse aggiuntive fornite dall'Istituto nazionale messicano di Antropologia e Storia.
http://www.nationalgeographic.it/popoli-culture/storia/2018/12/19/news/nuovi_indizi_nella_caccia_alla_nave_dei_conquistadores-4231298/
0 commenti:
Posta un commento