Regine d'Egitto, donne al potere
L’egittologa Kara Kooney nel suo ultimo libro racconta la vita di sei straordinarie donne faraone, da Merneith a Cleopatra; donne che hanno realmente regnato in periodi di forte instabilità. Quali lezioni riserva la storia per le donne di oggi?
Gli antichi egizi credevano fermamente nella saggezza dei sovrani donna. Quando si verificava una crisi politica, infatti, veniva spesso scelta una donna per riempire il vuoto di potere, in quanto si riteneva fosse l’opzione meno rischiosa. Per gli antichi egizi, porre le donne al potere rappresentava spesso la soluzione migliore per preservare il sistema del patriarcato nei periodi di instabilità.
Il passato insegna
Il regno d'Egitto si distingueva dagli altri imperi del tempo. Grazie alla presenza del mare e del deserto, che fungevano da barriere naturali, l’Egitto era protetto dalle continue invasioni, guerre e aggressioni che affliggevano invece la Mesopotamia, la Siria, la Persia, la Grecia e l’Impero romano.
In queste terre, l’ascesa al trono di un bambino costituiva una vera e propria sfida alla competizione militare finalizzata a deporlo. Ma in Egitto, i sovrani, a prescindere da quanto fossero giovani, venivano venerati come dèi, e le donne - madri, zie, sorelle - piuttosto che considerare i bambini sovrani un ostacolo al potere, si assumevano l’onere di proteggerli. Questa tendenza stabilizzatrice si manifestò più volte nella storia del paese.
Donne faraone
Nel corso della I dinastia (fra il 3000 e il 2890 a.C. circa), alla morte di re Djet, la moglie Merneith salì al trono per conto del suo giovane figlio, impedendo allo zio di rivestire il ruolo di reggente e di manipolare il nipote. Merneith fu la prima regina reggente di cui si abbia testimonianza; la donna fece da guida al figlio e assicurò stabilità all’Egitto.
Nella XII dinastia (dal 1985 al 1773 a.C. circa), quando, a causa di fattori come l’endogamia, non vi erano eredi pronti a salire al trono al posto del faraone deceduto, Nefrusobek, sua moglie, si fece avanti per regnare, guidando l’Egitto in una nuova dinastia finché il suo erede non fu pronto a sostituirla.
Nella XVIII dinastia (fra il 1550 e il 1295 a.C. circa), un’altra abile donna regnò in Egitto in un periodo di crescita e prosperità. In seguito alla morte del re, avvenuta dopo tre anni dall’ascesa al trono, a diventare faraone fu un semplice bambino. Sua zia Hatshepsut divenne reggente, guidando l’Egitto per più di due decenni - il regno più lungo guidato da una donna - imprimendo grandi cambiamenti positivi.
Successivamente, sempre nella XVIII dinastia, il faraone Akhenaton impose una nuova religione al suo popolo e permise alla moglie Nefertiti di diventare co-reggente: si trattava, probabilmente, della scelta migliore per mantenere il suo potere. Inoltre, dopo la morte di Akhenaton, fu presumibilmente Nefertiti a dover ristabilire gli equilibri all’interno del regno.
Nella XIX dinastia (fra il 1295 e il 1186 a.C. circa), un’altra donna, la regina Tausert, fu posta come reggente di un re adolescente (che non era suo figlio) e le fu persino consentito di regnare in seguito alla sua morte. Ma non fu alla fine in grado di avere la meglio sul condottiero che la detronizzò impunemente, prendendo il suo posto.
La regina egizia più nota fra tutte è Cleopatra, appartenente alla dinastia tolemaica (305-285 a.C.), che si sbarazzò dei suoi fratelli per salire al trono da sola: il suo obiettivo era creare una dinastia per i suoi numerosi figli. E anche Cleopatra - nota per aver sedotto i più grandi condottieri romani - regnava in modo diverso rispetto a Marco Antonio, con il quale intratteneva una relazione sentimentale: mentre lui attaccava l’impero partico e veniva sconfitto, Cleopatra era in Egitto cercando di mantenere la pace; e quando Marco Antonio era impegnato nella Battaglia di Azio, Cleopatra, intuendo che si sarebbe conclusa con una sconfitta, fuggì con la sua flotta verso l’Egitto, dove poteva rendersi utile per il suo regno.
Guardando al futuro
La storia dimostra che gli egizi erano consapevoli che le donne regnassero in modo diverso dagli uomini. E dunque si sono serviti di loro per proteggere il patriarcato: le hanno usate come sostitute temporanee, in attesa che un altro uomo potesse occupare il primo posto nella piramide sociale. Ma a prescindere da quanto potere detenessero, anche se molte di loro erano considerate vere e proprie regine, queste formidabili donne dell’Antico Egitto non erano in grado di stravolgere il sistema patriarcale. Quando i loro regni si conclusero, la struttura del potere in Egitto rimase inalterata.
Gli scienziati cognitivisti sanno che il cervello di una donna è diverso da quello di un uomo. Gli scienziati sociali hanno constatato che gli uomini sono i maggiori responsabili di crimini violenti, fra cui stupri e omicidi. In generale, vi è una probabilità minore che le donne commettano una strage di massa; inoltre, le donne sono meno inclini a iniziare una guerra. E ancora: entrano più facilmente in contatto con le proprie emozioni e riescono a cogliere le sfumature, ma non sempre hanno una grande capacità decisionale. E forse, nell’Antico Egitto, in tempi di crisi, queste erano proprio le caratteristiche ricercate in una donna.
Le regine del passato ci sfidano a far sì che anche oggi le donne occupino i luoghi del potere politico, non in quanto rappresentanti di una dinastia patriarcale, ma in quanto donne, con i loro modi di comunicare e di servirsi delle emozioni in quanto strumento di coesione, piuttosto che adeguarsi all’aggressività dei propri padri, fratelli, figli. Anche se in passato le donne hanno occupato un ruolo di leadership, lo hanno fatto senza la possibilità di potersi alleare con altre donne, senza poter perseguire i propri obiettivi, senza la possibilità di governare a lungo.
È tempo di imparare dalla storia, di prendere a esempio le donne che regnarono nell’Antico Egitto, che più volte costituirono la salvezza per il proprio popolo. E se oggi fosse consentito loro di governare con tutta la forza delle loro emozioni - caratteristica maggiormente demonizzata delle donne - dei loro alti e bassi, della loro gioia e della loro tristezza, del loro temperamento incostante? Queste peculiarità potrebbero servire a connettersi con gli altri, a trovare un compromesso, a impedire di premere il grilletto, a proporre una soluzione che abbia delle sfumature? È l’emozionalità che potrebbe aiutare l’umanità a superare le sfide e le difficoltà del XXI secolo. Dovremmo lasciare che la storia antica ci faccia da guida e permettere alle donne di essere ancora una volta la nostra salvezza. Questa volta, però, mettendo in primo piano i propri interessi
di Kara Cooney http://www.nationalgeographic.it/popoli-culture/2018/11/07/news/sulle_regine_dell_antico_egitto_e_perche_le_donne_dovrebbero_guidare_il_mondo-4180940/
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