A destra: orologio da taschino in princisbecco, realizzato a Londra nella prima metà del '700 dalla ditta Tompion e Banger. Per gentile concessione sciencemuseum.org.uk |
Il termine, dall'inglese Pinchbeck, deriva dal cognome del suo inventore, l'orologiaio londinese Christopher Pinchbeck (1670-1732), che creò la lega all'inizio del XVIII lavorando, tra l'altro, a creazioni per la corte di re Luigi XIV di Francia.
Il successo sul mercato di questo materiale duttile e poco costoso fu immediato, perdurando fino al tardo Ottocento, in quanto consentiva alle classi meno agiate di acquistare gioielli con effetto oro, e recare ai possessori di manufatti all'apparenza preziosi, minor perdita in caso di furto, in secoli in cui assalti alle diligenze e atti di brigantaggio erano frequenti.
Il creatore aveva pensato ad un marchio per la lega, ma non mancarono casi di gioiellieri e mercanti disonesti pronti a spacciare monili di princisbecco come oro, tanto che nel corso degli anni il termine divenne sinonimo di "patacca", o di cosa che, "nonostante la bella apparenza, è in realtà misera e priva di valore".
Già nell'Ottocento, con autori come Carlo Collodi, l'epressione restare, o rimanere, "di princisbecco", ossia di stucco, con un palmo di naso, come chi sia stato gabbato o abbia avuto una brutta sorpresa, è entrata anche nella lingua letteraria italiana.
http://www.nationalgeographic.it/popoli-culture/notizie/2018/08/31/news/cos_e_il_princisbecco_-4093280/
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