I segreti delle mummie siciliane

Mummie posate sugli scaffali di una cripta a Piraino, in Sicilia.
Fotografia di Vincent J. Musi, National Geographic

Le indagini in corso sui numerosi corpi mummificati conservati in Sicilia stanno rivelando agli studiosi nuovi dettagli su come si viveva e si moriva in Sicilia tra il XVI e il XX secolo

Da secoli, le mummie siciliane giacciono silenti, disposte in cripte e chiese, le ossa che sporgono dalla pelle incartapecorita. Ma ora, quei resti inquietanti hanno molto da raccontare.

A cinque anni dall'inizio del Progetto Mummie Siciliane, lo studio di una serie di corpi disseccati sta fornendo agli studiosi nuovi dettagli su come si viveva e si moriva sull'isola tra il XVI e il XX secolo. Guidato dall'antropologo Dario Piombino-Mascali, il progetto di ricerca sta mettendo in luce le abitudini alimentari, le malattie e le usanze funebri dei membri del clero e del loro ricchi protettori.

"Queste mummie costituiscono un tesoro senza pari in termini sia biologici che storici", dice Piombino-Mascali, beneficiario di un fondo di ricerca dell'Expeditions Council di National Geographic. "Se studiate in maniera corretta, possono svelarci molti dettagli".

Nel caso delle mummie siciliane, ciò significa sottoporle soprattutto a raggi X e a TAC, piuttosto che a esami invasivi come autopsie o prelievi di campioni che rovinerebbero i resti, alcuni dei quali risalgono addirittura al 1599: fu allora infatti che i frati cappuccini iniziarono a mummificare prima i membri del clero, poi nobili e borghesi che volevano preservarsi per l'eternità.

Uno dei primi elementi emersi dalle indagini è che quei defunti seguivano in vita una dieta ricca e bilanciata, dice Piombino-Mascali: poiché gran parte delle mummie appartenevano a personaggi abbienti, la loro dieta era un mix di carne, pesce, cereali, verdure e prodotti caseari.

Ma tanta abbondanza aveva un risvolto negativo: le ossa mostrano infatti tracce di malattie come la gotta o a carico dell'apparato scheletrico che, secondo Piombino-Mascali, "nelle società preindustriali tendevano a colpire soprattutto le classi medio-alte". La ricchezza, inoltre, non impediva certo loro di invecchiare: oltre due terzi dei corpi esaminati mostrano segni di malattie degenerative, prosegue Piombino-Mascali: "la maggior parte di loro probabilmente morì in tarda età".

Nel frattempo, in Nebraska...

L'antropologo non è il solo a occuparsi di studiare queste mummie. Karl Reinhard, un patologo forense della University of Nebraska-Lincoln, sta conducendo un programma pilota con i suoi studenti per scoprire quali segreti si celino negli intestini.

Il loro oggetto di studio è "Piraino 1", la mummia di un maschio attorno ai quarant'anni che visse al volgere del XIX secolo; è uno dei 26 corpi disseccati conservati nel Sepolcro dei Sacerdoti della Chiesa Madre di Piraino, in Sicilia, risalente al XVI secolo.

Gli esami radiologici hanno rivelato che il soggetto in vita soffriva di mieloma multiplo, una forma di tumore. Ma la scoperta più sorprendente è stata effettuata dalla studentessa Melissa Lien: tracce di bozzolina, una pianta da polline dalle proprietà antitumorali utilizzata in Cina e in Turchia, ma che si riteneva fosse sconosciuta in Sicilia.

"Ciò significa che erano a conoscenza delle proprietà di alcune piante medicinali", dice Reinhard, il cui team ha trovato anche tracce di polpa d'uva, un purgativo che contiene sostanze efficaci nel trattamento dei tumori e delle malattie cardiovascolari; il ritrovamento dell'uva, inoltre, suggerisce che Piraino 1 sia morto d'inverno.

Inoltre, lo studente di Reinhard Kelsey Kumm ha trovato un'enorme infezione da tricocefalosi (con più di 600 vermi) nel tratto intestinale della mummia. Poiché l'uomo era affetto da altre patologie, Kumm ritiene che l'abbassamento delle difese immunitarie lo abbia esposto alla tricocefalosi, una malattia determinata da infestazione dell’organismo da parte del verme nematode Trichuris trichiura (nel riquadro in alto a destra, un uovo con le larve), spesso associata con la povertà.

"Tutte queste scoperte tracciano un quadro piuttosto interessante", dice Reinhard. "Benché si trattasse di un individuo benestante, in qualche modo doveva avere a che fare con le classi meno abbienti. È solo un esempio di cosa può rivelare l'analisi di una mummia, oltre alle sue malattie, alla sua dieta, il momento della morte".

La mummificazione

Il processo di mummificazione in Sicilia in genere prevedeva che il cadavere venisse posto in una stanza ventilata, drenato dei liquidi e riempito con paglia o foglie d'alloro. Qualche mese più tardi il corpo veniva lavato con l'aceto, vestito a festa e posto in una bara o appeso al muro.

Le mummie più recenti (come la celebre Rosalia Lombardo, morta di polmonite a due anni nel 1920, anche nota come la "bella addormentata", che giace con altre 1.251 mummie nelle Catacombe dei Cappuccini di Palermo) sono state imbalsamate con sostanze chimiche, e quindi sono meglio conservate. Ma per quanto ancora?

Piombino-Mascali spera di poter sottoporre presto le mummie ad analisi del DNA, soprattutto alcune conservate a Caccamo e a Gangi - dove venivano create anche delle particolari maschere funerarie con la cera - per scoprirne eventuali legami di parentela. Ma l'umidità e la polvere stanno deteriorando molti resti, soprattutto quelli di Palermo e Piraino, per cui forse potrebbe essere già troppo tardi.

"Dobbiamo agire in fretta e installare sistemi di climatizzazione se vogliamo conservare queste mummie, e rispettare così la volontà di quei defunti", dice Piombino-Mascali.


di Jeremy Berlin http://www.nationalgeographic.it/popoli-culture/2013/01/30/news/i_segreti_delle_mummie_siciliane-1482302/

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