Greg Olsen |
Essa invece è un "meccanismo" perfetto, istituito dalla Legge Divina, per sostenere TUTTI coloro che dimostrano di possedere CERTI REQUISITI INDISPENSABILI per il suo funzionamento.
Pietro Ubaldi, del quale spesso ho riportato gli scritti (ved. QUI, ed altro ancora cliccando il suo nome alla voce "Etichette"), li illustrerà in modo chiaro ed esauriente.
Posso garantire, per esperienza personale, che quanto da lui esposto corrisponde al VERO, ma SOLO se si hanno le "carte in regola" per ricevere l'aiuto.
"Il Cristo e il giovane ricco" di Heinrich Hofmann (1824-1911). |
"...A chi ti toglie il mantello, non impedir di prenderti anche la tunica. Dà a chiunque ti chiede e se qualcuno ti toglie il tuo, non ridomandarglielo" Lc. 6, 29-30.
Economia tutta in perdita, apparentemente disastrosa. Il mondo d'oggi si guarda bene dal prendere sul serio simili precetti, profondamente convinto della loro sublime assurdità. Eppure è così logica e naturale per chi ha compreso la Legge!
Il giusto è dallo stesso Principio automaticamente protetto. Questo è il metodo dell'Essere evoluto sul piano dell'economia.
Lo studio dei princìpi e delle forze della Legge ci permette, a differenza del mondo, di prendere molto realmente questo sistema, che è il medesimo indicato dal Cristo.
Ma come può vivere nel nostro Pianeta un uomo che si abbandoni ad una economia così disastrosa? Se questa è l'economia dell'evoluto, per quanto essa possa teoricamente essere giustificata, come fa costui a risolvere il problema più assillante per tutti che è quello delle necessità materiali?
Dato che prendiamo il Vangelo sul serio e che il Cristo non può essere ritenuto un pazzo, è pur necessario dare esauriente risposta a queste domande.
Il Codice di vita dell'evoluto è: "Cercate il Regno dello Spirito e tutto il resto vi sarà dato in sovrappiù" Mt. 6, 33. Così egli si occupa prima di tutto delle cose spirituali e, il necessario per provvedere a quelle umane, lo riceve in sopravanzo.
Ecco il problema che ci poniamo: come fa egli a ricevere il necessario gratuitamente, come un dono elargitogli oltre il dovuto compenso?
Si tratta di un individuo che secondo il discorso della Montagna dà a chiunque chieda; se è derubato non solo non protesta, ma non impedisce di esserlo ancor di più. (Esattamente come il Vescovo Myriel nel romanzo "I Miserabili" di Victor Hugo, che dopo essere stato depredato dell'argenteria, offre pure i candelieri a Jean Valjean dicendogli che nell'andarsene se ne era dimenticato, per salvarlo dai gendarmi. Ndr)
Ebbene questo Essere, che invece di occuparsi di sé, si dedica alle più lontane cose dello spirito e si assenta dai problemi tanto vicini ed assillanti della vita reale, implicitamente li risolve chissà per quali altre vie ignote ai più e non solo, mentre sembra fatto per fallire, non fallisce ma riceve anche, come un dono, quello per cui gli altri, talvolta inutilmente, si logorano la vita.
S. Madre Teresa di Calcutta (1910-1997). Premio Nobel per la Pace nel 1979; canonizzata nel 2016. Il suo unico sostegno: la Provvidenza Divina. |
Egli ha superato le lotte e le fatiche e le sue sono dirette ad opere più alte. Secondo il principio del merito, la Legge gli dà gratuitamente quello che è giusto che riceva e lascia all'involuto tutta la fatica di guadagnarselo con il proprio sforzo.
Tutto ciò è logico e secondo giustizia, e risponde agli equilibri della Legge. L'evoluto è naturalmente dinamico, irresistibilmente intelligente e laborioso. La luminosità e la solerzia proprie dello Spirito si proiettano così, come conseguenza, anche sul piano della vita materiale.
"Fratel Ettore" Boschini (1928-2004). Accoglieva ed accudiva i diseredati di Milano affidandosi alla Provvidenza Divina. |
La sua intelligenza gli permette di dare ancora un maggior rendimento al suo spontaneo bisogno di attività e di renderla ancor più produttiva in ogni direzione, non solo morale ma implicitamente anche economica.
Il lavoro, che per l'uomo comune è cosa ingrata, fatica alla quale si sottopone solo in vista di un compenso ‒ economia attuale del "do ut des" ‒ (che significa dare per ricevere; ndr), diventa per l'evoluto necessità vitale, funzione che si coordina nel gran concerto delle attività di tutti gli Esseri dell'Universo.
È una Missione che valorizza la vita ed è così che si può applicare il Discorso della Montagna. Ma tutto ciò non basta per esaurire la questione. L'attivismo, l'operosità e l'integrità non sono sufficienti per dare in ogni caso la sicurezza di essere sostentati nelle necessità materiali.
Chi, per servire lo Spirito è costretto a trascurare le cose della Terra, ha bisogno non solo di averle più facilmente, con minor fatica per di più, ma di averle con assoluta certezza in tutte le circostanze. Oggi l'uomo evangelico è un disarmato in mezzo ad armati e deve disinteressarsi di sé tra le più feroci avidità.
Don Zeno Saltini (1900-1981). Padre e Fondatore della Comunità di Nomadelfia. Si è sempre affidato alla Provvidenza Divina. |
Per questo così raramente se ne tiene conto nel mondo, anche perché si tratta di un fenomeno che per verificarsi richiede l'adempiersi di precise condizioni che difficilmente si riscontrano in pratica. È una forza reale, intelligente, che funziona secondo una sua legge, sempre pronta ad attuarsi tutte le volte che siano presenti insieme gli elementi determinanti.
Quali sono queste condizioni? Eccole:
1) Meritare l'aiuto.
2) Aver prima fatto da sé tutto il possibile secondo le proprie forze.
3) Trovarsi, secondo le proprie condizioni, in assoluto bisogno.
4) Non chiedere che il necessario.
5) Chiedere umilmente, con sottomissione e con fede.
Quando queste condizioni si verifichino la Divina Provvidenza è pronta a funzionare per TUTTI. Altrimenti il fenomeno non può realizzarsi.
Non vi può esser dunque Provvidenza per i malvagi, per i pigri, per i ricchi, per gli avidi, per i superbi increduli. Si manifesta ed opera invece per i buoni, i volenterosi, per i bisognosi, per i morigerati, per gli umili credenti e fiduciosi.
1) La prima condizione è dunque: meritare l'aiuto.
In alcuni momenti della vita è necessario essere abbandonati soli di fronte all’ostacolo, perché impariamo a superare le difficoltà da noi, con i nostri mezzi. Quando non meritiamo l’aiuto o esso sarebbe dannoso, una Provvidenza che ci esimesse dalla prova necessaria per il nostro bene, non sarebbe un aiuto ma un tradimento.
In tal caso il soccorso resta, ma consiste nel dosare la prova e diluire lo sforzo richiestoci, in proporzione alla nostra possibilità. In pratica si pretenderebbe invece fare della Provvidenza uno strumento dei nostri comodi e desideri, un aiuto superfluo che ci risparmiasse la fatica di salire da noi.
2) Eccoci al secondo punto: aver prima fatto da sé tutto il possibile secondo le proprie forze.
Quando vorremmo sfruttare la Provvidenza a servizio della nostra pigrizia, allora è giusto che la Legge si rifiuti di rispondere al nostro appello. Dio è veramente Padre amoroso, ma non nostro servo.
La Sua Provvidenza non ci trascinerà mai se prima non avremo fatto tutto quanto era in nostro potere per imparare la nostra lezione. La Legge non sacrificherà mai il nostro bene finale al vantaggio effimero del momento.
3) La terza condizione è: trovarsi, secondo le proprie condizioni, in assoluto bisogno.
Non si può dare di esso una misura assoluta, uguale per tutti, poiché esso è relativo al caso, al momento, alla persona, perché varie e relative sono le necessità individuali, come le risorse di cui si dispone per provvedervi.
Ma se è relativa la misura e natura dell’aiuto, è certo che la Provvidenza ci munisce del necessario e non del superfluo, per farci vivere e non gozzovigliare. La legge del minimo mezzo, la parsimonia, la proporzione tra sforzo e rendimento, fan parte della saggia economia della natura che è tutta equilibrio e giustizia.
Ed essa, né avara, né prodiga, ma economa, con criterio e misura concede quanto è indispensabile perché la vita sia protetta e garantita, perché la sua continuazione è necessaria all’evoluzione, suo scopo.
Se la Provvidenza concedesse il superfluo, invece di incoraggiare la vita, la spingerebbe all’ozio che porta al disfacimento. Bisogna dunque chiedere con parsimonia e non aspettarsi che il giusto.
4) Eccoci alla quarta condizione: non chiedere che il necessario.
Chiedere quanto basta per una vita semplice, perché lo strumento del corpo possa fare il servizio che lo Spirito gli chiede per raggiungere i fini della vita. Se noi li porremo nella materia e nel basso godimento, capovolgendo la Legge, naturalmente la Provvidenza sarà assente da noi e non ci aiuterà.
Per ottenere non bisogna pretendere di più di quello che si ha il diritto di chiedere, bisogna prima avere imparata la regola della temperanza.
Non dimentichiamo che la Provvidenza è una manifestazione della Giustizia e Bontà della Legge, che in questo fenomeno vigono questi due princìpi e non quello della forza che in questo caso è inutile, non ottiene nulla, altro che di soffocare il fenomeno.
5) Siamo al quinto punto: Chiedere umilmente, con sottomissione e con fede.
Dobbiamo aver coscienza dell’Ordine Divino e, invece di cercare di piegarlo ai nostri comodi del momento, cercare di uniformarci ad esso.
Invece di pretendere di insegnare a Dio quel che ci bisogna e sul come sostentarci, dobbiamo porci in posizione di dipendenti di fronte alle Sue direttive, di ciechi che attendono la guida perché non sanno, di figli che ubbidiscono a chi più può e più ama.
Dobbiamo quindi anche credere e confidare, giungere cioè con la preghiera alla sensazione di questa stupenda realtà, cioè che noi non siamo soli e abbandonati, ma che vi è un Padre nei cieli, che ci veglia e che provvede a noi.
"L'Angelus" di Jean-François Millet (1814-875). |
Spesso noi vorremmo sostituirci alla Legge e allora se le cose non riescono ritorciamo l'errore che è solo nostro e incolpiamo Dio di ingiustizia. Prima chiudiamo le porte alla Provvidenza impedendone il funzionamento e poi diciamo che essa non esiste.
Ma dove maggior perfezione e bontà che nel metodo che ci garantisce il necessario, ce lo assicura perché ci spetta e ci nega solo quello che ci potrebbe far danno?
La Legge di Dio non ha atteso l'avvento della giustizia sociale per proteggere la vita, né le moderne forme di previdenza individuale e collettiva, ma ha dato all'uomo una libera forma di assicurazione contro il bisogno, la quale è indipendente da qualunque autorità umana, è giusta e assolutamente sicura.
Ma si dirà, noi vogliamo la ricchezza. Sta bene. Ma allora bisogna tenersi il terrore di perderla che è il tormento dei ricchi e tutte le relative ansie e preoccupazioni.
Sicché la Divina Provvidenza rimane un metodo quasi esclusivo dell'evoluto con cui la Legge provvede del solo necessario, ma con certezza, l'uomo dello Spirito che non può più occuparsi dei problemi materiali da lui oramai esauriti e superati.
Ecco come chi si occupa delle cose dello Spirito può ricevere in sovrappiù tutto il resto. Siamo naturalmente in un mondo diverso da quello umano, di fronte ad un'altra psicologia, ad altri metodi e princìpi.
Vi è tuttavia ancora un'obiezione. Considerato dal punto di vista umano, questo Essere che si assenta tra le faccende spirituali appare un inutile improduttivo, un parassita che vive alle spese di altri che lavorano per lui.
Dove è la giustizia? L'elemosina è un'ingiustizia quando è carpita da un ozioso. Ma abbiamo visto come il dinamismo e la laboriosità siano le prime qualità dell'evoluto. Comunque, anche se egli restasse materialmente inattivo e non si occupasse che di lavoro dello Spirito non dà egli per questo un contributo alla vita?
Ecco che costui non è un parassita, adempie ad una funzione e ad una Missione, così spesso dà molto di più di quanto non riceva.
Oggi questo individuo elevato è l'eccezione e non peserà certo sull'economia della società. Ma quando sarà diventato maggioranza, allora l'avvento della giustizia sociale sarà un fatto compiuto, l'uomo avrà conquistato la consapevolezza della Legge e un nuovo senso di Ordine darà naturalmente la sicurezza del necessario ad ogni Essere umano.
Relazione, adattamento e cura di: Sebirblu.blogspot.it
Fonte: La Civiltà del Terzo Millennio di Pietro Ubaldi
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