E' davvero di Isaia il sigillo trovato a Gerusalemme?
Durante alcuni scavi è stato rinvenuto un sigillo in argilla di 2.700 anni fa che potrebbe recare la dicitura "Di proprietà del profeta Isaia": se fosse così, sarebbe il primo riferimento a Isaia al di fuori della Bibbia
La bulla in argilla con il sigillo del re Ezechia è stata rinvenuto nella stessa area di scavo a soli tre metri di distanza da quello che si suppone essere quello di Isaia. Fotografia di Ouria Tadmor/Eilat Mazar
La stretta relazione fra il profeta e il re, che trova fondamento nella Bibbia, insieme alla vicinanza dei due ritrovamenti "sembra lasciare aperta la possibilità che, nonostante le difficoltà derivanti dal danneggiamento della bulla, si tratti del sigillo su cui è impresso il nome del profeta Isaia, consigliere del re Ezechia", spiega Mazar.
Ostacoli insormontabili?
Per quanto affascinante possa essere questa interpretazione, Mazar ammette la presenza di alcuni "importanti ostacoli" nell'identificazione del sigillo, riguardanti soprattutto la parola nvy. Senza la lettera aleph alla fine, nvy può essere probabilmente ricondotta a un semplice nome di persona (spesso si tratta del nome del padre) o di luogo (quello di provenienza della persona in oggetto).
Christopher Rollston, docente di Lingue semitiche alla George Washington University concorda sulle possibili criticità derivanti dall'interpretazione di nvy.
"La lettera aleph è di fondamentale importanza per confermare che la seconda parola dell'iscrizione è 'profeta'. Ma sulla bulla non si legge nessuna aleph e dunque quell'interpretazione non può essere confermata", dichiara.
I ricercatori suggeriscono che la parte danneggiata del sigillo potrebbe avere in origine riportato i caratteri ebraici vav e h, nel registro medio, e aleph nel basso registro (in blu, le parti di testo ricostruite). La dicitura completa impressa sul sigillo sarebbe dunque “Di proprietà del profeta Isaia”. Illustrazione di Ouria Tadmor / Eilat Mazar
Inoltre, come osserva Rollston, manca l'articolo determinativo h. E nella maggior parte dei riferimenti biblici, i titoli sono preceduti dall'articolo (si trova 'il profeta', piuttosto che semplicemente 'profeta'). "In sintesi, se la parola fosse 'profeta', sarebbe dovuta essere preceduta da 'il', come nell'espressione 'il profeta Isaia'", puntualizza.
Tuttavia, secondo Mazar, la mancanza dell'articolo determinativo è un problema che riguarda l'interpretazione del sigillo, suggerendo che l'articolo potrebbe essere stato presente in origine in una parte danneggiata sopra la parola nvy o, citando altri esempi archeologici e della letteratura, potrebbe semplicemente non esserci stato.
Inoltre, come nota Rollston, la radice ebraica yš' si ritrova non sono in Isaia il profeta, ma in quasi venti personaggi diversi della Bibbia. "C'erano molte persone con il nome Isaia o nomi simili costituiti dalla stessa identica radice", osserva. E se la parola nvy costituisse parte del nome del padre di qualcuno, di certo quel qualcuno non sarebbe il profeta, il cui padre, secondo la Bibbia, era Amoz.
L'eventuale scoperta di manufatti associati sia al re Ezechia, sia a Isaia - il profeta biblico che consigliò il re durante il tumultuoso periodo successivo alla conquista assira del Regno di Israele e alla continua minaccia del Regno di Giuda, a sud - "rappresenterebbe un'eccezionale opportunità per conoscere in modo approfondito questo momento specifico della storia di Gerusalemme", dichiara Mazar.
"Naturalmente, l'ipotesi che quello rinvenuto sia il sigillo del profeta Isaia è allettante, ma non è ancora possibile affermarlo con certezza", conclude Rollston.
http://www.nationalgeographic.it/scienza/2018/02/23/news/e_davvero_di_isaia_il_sigillo_trovato_a_gerusalemme_-3874223/
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