l'anno più caldo degli oceani | 2017
Secondo un nuovo studio, la temperatura degli oceani non sembra destinata a diminuire nel prossimo futuro. Il 2017, a quanto pare, è stato l’anno più caldo mai registrato per gli oceani secondo i ricercatori della Chinese Academy of Sciences.
Le loro scoperte mostrano una “tendenza al riscaldamento a lungo termine, legata alle attività umane”. Lo studio ha misurato le temperature in aumento degli oceani nel complesso, ma ha mostrato che l’oceano Atlantico e l’oceano Antartico sono quelli che hanno subito gli aumenti più importanti.
Gli scienziati hanno esaminato i dati sulle temperature degli oceani, raccolti da ricercatori di vari istituti - compreso il NOAA statunitense - a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso. Dagli anni Novanta in poi, le temperature degli oceani hanno iniziato a decollare. Le temperature del 2017 hanno superato quelle del 2015, che finora deteneva il record di anno più caldo.
Studiando un decennio di dati a livello globale, i ricercatori speravano di ottenere un quadro dettagliato delle tendenze di riscaldamento che potesse spiegare le anomalie climatiche. Le temperature oceaniche del 2016, ad esempio, sono state inferiori rispetto a quelle di 2015 e 2017 per via del grosso impatto di El Niño che ha raffreddato l’acqua.
E quindi?
È probabile che i bagnanti che si godono le spiagge non noteranno questo graduale aumento delle temperature, e può essere difficile immaginarsi gli impatti atmosferici futuri. Ma questo non significa che un oceano che si riscalda non avrà conseguenze concrete e dannose. Nel loro studio, i ricercatori hanno ribadito come lo sbiancamento dei coralli e lo scioglimento dei ghiacci siano entrambi effetti dell’aumento delle temperature.
Lo sbiancamento dei coralli si verifica quando i coralli - stressati dal calore, dalla luce o dall’inquinamento - espellono le alghe simbionti che li mantengono in salute. Senza di loro rischiano di morire di fame e un nuovo studio, pubblicato questo mese, fa riflettere: la finestra per salvarli si sta rapidamente restringendo.
Per il ghiaccio marino potrebbero esserci ancora speranze, ma la copertura dell’Artico è andata lentamente scomparendo negli ultimi decenni. Da quando i satelliti hanno iniziato a misurare l’estensione e lo spessore della banchisa, nel 1979, entrambi si sono ridotti.
Secondo i ricercatori anche il calo dell’ossigeno oceanico potrebbe essere una conseguenza del riscaldamento delle acque. Sempre a gennaio un nuovo studio ha mostrato che alcuni pesci evitano determinate parti dell’oceano, povere di ossigeno, perché in quelle acque finirebbero per soffocare.
L’aumento del livello del mare, tempeste sempre più intense e habitat marini instabili, suscettibili alle patologie, sono tutti possibili effetti dell’aumento delle temperature degli oceani. In un editoriale di commento allo studio, sul Guardian, un professore di scienze termiche alla University of St. Thomas sottolinea che “se vuoi comprendere il riscaldamento globale, prima devi capire quello degli oceani”.
Qual è la causa?
I gas a effetto serra come l’anidride carbonica e il metano hanno il potenziale di causare un aumento delle temperature, intrappolando più calore in prossimità della superficie terrestre. Uno studio pubblicato nel 2016 ha scoperto che con ogni tonnellata di CO2 non emessa potremmo salvare tre metri quadrati di ghiaccio artico. Potrebbero volerci decenni, tuttavia, per disperdere gli inquinanti già emessi nella nostra atmosfera.
http://www.nationalgeographic.it/ambiente/2018/01/29/news/2017_l_anno_piu_caldo_oceani-3838691/
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