M. Valtorta: Ecco le Parole di Gesù sull'Epifania
Inizio il primo post dell'anno pubblicando ciò che il Cristo ha dettato a Maria Valtorta sulla Sua Manifestazione (divina) o Epifanìa, e conseguente adorazione di tutto il Creato, iniziando da quella degli animali, poi dei pastori, ed infine dei potenti della Terra, come esaurientemente esposto QUI, in un'approfondita visuale esoterica.
Dice Gesù:
[...] «La Luce era venuta nel mondo. E non bastava la grotta meschina, non la limitata campagna di Betlemme a contenerla. La Luce si sparse ad oriente e occidente, ad aquilone e a meridione. Non ai gozzovigliatori parlò col suo apparire, non disse parole ai gaudenti col suo vibrare.
Parlò a coloro che, puri di cuore e anelanti alla Verità, umiliavano la mente coltissima ai piedi di Dio e si sentivano atomi davanti alla sua Santità.
Ai potenti che della potenza si facevano strumento di spirituali conquiste si mostrò la Luce, e li chiamò ad adorarla con uno sfavillìo che riempì i quattro punti del firmamento.
Ai potenti, perché Dio è venuto per santificare i Potenti dopo i Lavoratori e la Famiglia, e coi potenti la Scienza.
Ma non ai potenti malvagi e agli scienziati atei si manifesta Iddio e li copre di benedizioni, ma a coloro che del dono della potenza e della scienza si fanno un mezzo di elevazione soprannaturale, non di sopraffazione o di negazione.
Dio è Re anche dei re e Dio è Maestro anche dei maestri. La Luce trovò molti maestri sulla Terra, ma solo ai maestri desiderosi di Dio la Luce divenne richiamo.
È sempre così. La Grazia opera là dove è desiderio di possederla e tanto più opera, sino a divenire Parola e Presenza, quanto più è vivo il desiderio del possesso e d'esser posseduti.
Davanti al Re dei re, guidati dall'unica cosa che è degna di esser traccia a Dio: la luce, vennero dalle remote contrade i potenti, primo scaglione degli infiniti che nei secoli dei secoli avrebbero intrapreso la mistica marcia per andare verso Dio.
Non ai potenti di Palestina, non a coloro che si credevano depositari dei segreti e dei decreti di Dio ‒ e avevano reso incomprensibili, per loro, tali decreti e segreti, perché non era santità in loro, e i segni del Cielo e le parole del Libro erano semplici meteore e semplici parole senza più significato soprannaturale ‒ ma ai lontani.
Ero venuto Luce nel mondo. Luce per il mondo. Luce al mondo. Chiamavo il mondo alla Luce. Tutto il mondo.
E lo chiamo. Lo chiamo da venti secoli, senza soste. Sulle vostre tenebre non cesso di fare risplendere la mia Luce. Se sapeste innalzarvi oltre la barriera di caligine che avete sparsa sul mondo, vedreste il Sole divino sempre sfolgorante e benigno sugli uomini, su tutti gli uomini.
Né è da stupirsi se vi precedono ormai quelli che sono i più lontani da Roma cattolica. Gaspare, Melchiorre, Baldassarre, da tre punti della Terra sul paziente dorso dei cammelli vennero alla Luce del mondo, non vista dai compatrioti del Figlio di Maria. Africani, asiatici, australi vengono alla Croce che voi avete respinta. E vi sorpasseranno.
Nell'ultimo giorno, quando il tempo e gli uomini saranno illuminati in ogni punto e lato, si vedrà la ingrata lacuna lasciata da voi, cattolici da secoli, mentre gli altri: idolatri ed eretici, affascinati dal Cristo, Signore Santo, saranno affluiti con le loro anime fatte vergini dalla Grazia.
Quanti moti tenebrosi nel mondo civile! È la vostra vergogna e il vostro castigo. Mai avreste dovuto e mai dovreste permettere che la Luce data a voi per primi fosse da voi respinta e rinnegata.
Le tenebre vi uccidono e non le volete abbandonare. Da esse vengono, come gli odiosi animali della notte, tutti i mali che vi tormentano e si pascono del vostro sangue, del vostro tormento.
Non mi volete più. Non mi comprendete più. Non mi conoscete più. Neppure quelli della "Mia casa" mi conoscono più. Ed Io stento a conoscere loro, tanto li hanno imbruttiti le molte malattie della carne e della mente.» [...]
Da "I Quaderni del 1943, il 28 novembre
E ancora, da "I Quaderni del 1944, il 6 gennaio"
Gesù dice:
«Più e più volte vi ho detto, e ve lo dico una volta ancora oggi, giorno della manifestazione del Cristo, che quando Dio è con voi tutte le forze della Terra insieme unite sono come fumo che un vento gagliardo disperde.
La potenza non è nelle armi e nel numero degli armati. La Potenza è in quella parte che ha Dio con Sé. Dio è dove vi è onestà di vita, amore al Signore, giustizia di diritto.
Vano è sperare che Dio sia dove le colpe sorpassano quel limite che la Mia Misericordia ammette perché si ricorda d'esser stata Uomo e di avere subìto gli assalti del Nemico vincendoli perché era Uno con la Volontà del Padre, la quale non vuole che l'uomo si perda ma vinca per salvarsi.
Dio non è dove in nome di una prepotenza ci si permette l'abuso e il sopruso. Dio non è dove non vi è amore per Lui, e amore non è dove è colpa di vita e anti-carità di prossimo.
Non mentite dicendo: "Io amo Dio, ma non posso amare il prossimo perché m'ha fatto questo e quello". No. Non amate.
Se vi foste nutriti di carità fino a farne carne e sangue vostri, non potreste distinguere e separare, e dall'amore eccelso donato a Dio passereste senza fratture all'amore santo donato al vostro prossimo.
Se la carità fosse viva in voi, coprirebbe come un manto divino le miserie dei fratelli e ve li farebbe apparire copie minori di Dio di cui sono figli come voi.
Se faceste della carità la vostra vita, sareste beati di amare chi vi disama, sapendo che in tal modo raggiungereste l'amore perfetto, il quale non agisce sperando ricompensa da chi lo riceve ma credendo con fede assoluta che il Buono tiene segnati i vostri affetti e ve ne fa ricchezze eterne che troverete al vostro entrare nel Regno.
E che ho fatto e che faccio Io verso di voi? Amo chi mi ama? No, amo con amore doloroso anche chi mi offende.
Vi ho amati prima che foste, pur conoscendo le offese che mi avreste fatte, e se verso chi mi ama ho predilezioni celesti perché essi, i miei amatori, sono il conforto del cuor mio, per voi che mi colpite ho sovrabbondanza di misericordia.
Come da fonte inesauribile spargo su voi l'onda dell'amore per chiamarvi a Me, per salvarvi a Me, per darvi quella gioia che non potete che trovare in Me, sperando di penetrarvi ed ammollire la vostra durezza e farvi buoni, o figli che mi siete costati tanto e che non volete credere in Me.
Non ricusate la mia mano che si tende verso di voi, che ha conosciuto lo spasimo d'esser trafitta ma che soffre molto di più per essere respinta che trafitta. Dolce la trafittura mi sarebbe stata quando avessi saputo che da essa sarebbe venuta salvezza per voi.
Carezze le infinite ferite, baci le spine, abbraccio la croce, se il mio onniveggente pensiero avesse conosciuto che dal mio Sacrificio fosse venuta redenzione a tutto l'umano genere. Ora cade stanca per il suo peso di misericordia che non posso effondere.
L'oro me lo dànno le preghiere dei santi e l'incenso l'olocausto delle vittime, ma la mirra, l'amarissima mirra me la date voi che non m'amate e che mi fate rigustare il calice del Getsemani e la spugna del Calvario col vostro disamore. Preziosissimo l'oro e l'incenso deposto ai miei piedi che sono corsi volonterosi alla morte per voi.
Ma poco, poco, troppo poco rispetto ai mucchi di mirra di cui è ricoperta la Terra e dall'alto dei quali ride Satana schernendo Me che crede vinto dall'inutilità del sacrificio. Ma vinto non sono. I vinti saranno sempre e solo i servi di Satana.
Io e i Miei salvati saremo i vittoriosi in eterno e dalla nostra pacifica, fulgida, eterna Gloria vedremo gli abbattuti dal Nome santo e terribile, che è il Mio, scomparire nella Morte eterna.
Figli che ancora mi amate, non abbiate paura. Io Sono il Salvatore. E voi che senza odiarmi non sapete amare, scuotetevi, venite a Me. Vi chiamo intorno al Mio segno.
Venite. Credete. Purificatevi, accendetevi, sperate.
Atterrate i vostri nemici spirituali e i nemici materiali con la spada dell'amore.»
Relazione e cura: Sebirblu.blogspot.it
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