C'è una misteriosa cavità nella Piramide di Cheope
La Piramide di Cheope e la Grande Sfinge di Giza. Fotografia di B. Anthony Stewart, National Geographic Creative
La Piramide di Cheope, in Egitto - una delle meraviglie del mondo antico, oltre che una stupefacente opera architettonica - racchiude una cavità nascosta lunga circa 30 metri. Lo hanno annunciato di recente gli scienziati.
Le sue dimensioni sono simili a quelle della Grande Galleria, il corridoio lungo più di 46 metri e alto circa 8 metri che conduce alla camera di sepoltura di Khufu (Cheope, in greco), il faraone per il quale la piramide è stata costruita.
Tuttavia, non è ancora chiaro cosa questa cavità contenesse, a cosa servisse e se fossero presenti uno o più ambienti.
Dall'Ottocento, è la prima grande struttura scoperta all'interno della Piramide di Cheope, costruita 4.500 anni fa; scoperta resa possibile grazie ai recenti progressi della fisica, in particolare delle particelle ad alta energia. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature.
"È senza dubbio la scoperta del secolo", dichiara Yukinori Kawae, archeologo, egittologo ed esploratore emergente National Geographic. "Sono state formulate molte ipotesi sulla piramide, ma nessuno avrebbe mai immaginato che la grande cavità fosse situata al di sopra della Grande Galleria".
Costruita per durare nei secoli
Si tratta della scoperta più recente che si inserisce in una ricerca millenaria volta a comprendere la Piramide di Cheope, che a lungo ha affascinato gli scienziati.
La piramide fu costruita circa 4.500 anni fa durante la IV dinastia, che si situa nel periodo dell'Antico Egitto noto come Antico Regno. A quel tempo, l'Egitto era un regno forte e altamente centralizzato, ricco grazie ai commerci e all'agricoltura favorita dalla presenza del Nilo.
La Piramide di Cheope è senza dubbio la massima espressione di quel potere. Il faraone Khufu, che regnò dal 2.509 al 2.483 a. C., costruì per se stesso una piramide la cui base si estende su oltre 5 ettari e che originariamente era alta più di 44 metri. Il monumento è costituito da circa 2,3 milioni di blocchi di calcare, che furono estratti, trasportati, tagliati su misura e portati sul luogo.
"Questi tipi di piramidi costituiscono il prodotto principale, per così dire, dei re che le costruirono", afferma Kate Spence, archeologa dell'Università di Cambridge, studiosa dell'Antico Egitto. "In questo particolare momento storico, un impressionante numero di membri della società egiziana era probabilmente destinato a costruire piramidi".
Da allora, la Piramide di Cheope ha suscitato molto interesse; oggi, i turisti accedono alla piramide attraverso un tunnel realizzato nel IX secolo d. C.. La National Geographic Society ha contribuito a condurre due esplorazioni al suo interno, fra cui quella compiuta nel 2002 nei condotti di aerazione che si allungavano da una delle tre camere della piramide.
Vedere l'invisibile
La nuova scoperta è stata compiuta da un gruppo di ricercatori del progetto ScanPyramids, una missione di ricerca internazionale patrocinata dal Ministero delle Antichità dell'Egitto. Il progetto, avviato nell'ottobre 2015, si propone di esplorare in modo non invasivo le piramidi più grandi dell'Egitto grazie alla tecnologia.
In passato, ScanPyramids aveva annunciato l'individuazione di alcune cavità e anomalie affascinanti, che per i ricercatori non sono stati in tutti i casi una sorpresa. Spence afferma che nelle piramidi ci sono molti ambienti interni e ricchi di pietrisco, più di quanto si immagini.
Ma la scoperta della nuova cavità è stata senz'altro una sorpresa e segna senza dubbio la più grande scoperta di sempre compiuta grazie alla muografia, una tecnica di imaging ottico utilizzata per la prima volta nelle piramidi di Giza.
"È una scoperta sorprendente", dichiara Chris Morris, fisico del Los Alamos National Laboratory ed esperto di tecniche di imaging basate sull'impiego di muoni. "Che invidia sapere che dei colleghi hanno scoperto qualcosa di così straordinario".
Questa tecnica, utilizzata per esplorare, attraverso pareti imponenti, le piramidi Maya e persino i vulcani, si basa sulla pioggia naturale di particelle subatomiche, i muoni.
Queste particelle piovono costantemente sulla Terra, e sono prodotte quando i raggi cosmici (particelle ad alta energia che si muovono ad alta velocità nella nostra galassia) interagiscono con l'atmosfera terrestre. (Se state leggendo questo articolo sullo smartphone, quando avrete terminato di leggere la frase sei muoni avranno attraversato lo schermo in maniera inoffensiva).
Se a noi non è possibile vedere i muoni a occhio nudo, gli scienziati sono in grado di individuarli attraverso rilevatori speciali che tracciano la loro traiettoria tridimensionale. Poiché i muoni attraversano più facilmente gli spazi vuoti che i materiali solidi, sistemare più rivelatori di muoni all'interno e attorno a una struttura consente agli scienziati di mappare le parti solide e gli spazi vuoti di cui è costituita la struttura stessa.
"È interessante il fatto che i muoni sono come il principio di "Goldilocks" (dal titolo inglese della favola "Riccioli d'oro e i tre orsi"): perdono sufficiente energia per rilevarli ma non abbastanza da essere assorbiti", afferma Roy Schwitters, fisico delle particelle dell'Università del Texas a Austin, che utilizza i muoni per studiare le piramidi Maya del Belize. "Sono davvero un'incredibile sorpresa della natura".
Nel caso della Piramide di Cheope, i ricercatori guidati da Kunihiro Morishima, fisico dell'Università di Nagoya, hanno posizionato rilevatori di muoni all'interno della piramide a partire dal dicembre 2015, cosa che ha permesso loro di raccogliere dati per mesi.
I primi risultati sono stati ottenuti nel marzo 2016 e, suscitando la sorpresa dei ricercatori, hanno suggerito che un'area nelle profondità della piramide lasciava passare molti più muoni rispetto a quanto si aspettassero. Questi muoni in eccesso sembravano tracciare una cavità lunga più di 30 metri con una sezione trasversale simile alla Grande Galleria.
Altri due team di ricerca - il giapponese High Energy Accelerator Research Organization (KEK), sulla fisica delle particelle, e il French Alternative Energies and Atomic Energy Commission (CEA) - hanno lavorato dall'agosto 2016 al luglio 2017 per confermare il lavoro svolto da Morishima. Per individuare i muoni, i due gruppi hanno fatto ricorso a metodi differenti.
In ciascun esperimento, i ricercatori hanno visualizzato un segnale in corrispondenza della cavità, che ha raggiunto un livello di significatività statistica di almeno cinque sigma: ciò significa che esiste meno di una possibilità su un milione che l'esperimento sia solo un colpo di fortuna. Lo stesso livello di evidenza è richiesto durante la scoperta di nuove particelle subatomiche come il bosone di Higgs.
Un mistero irrisolto
L'area apparentemente vuota, che i ricercatori hanno chiamato in modo neutrale "cavità", è lunga più di 30 metri. La sua funzione resta un mistero. I ricercatori per il momento hanno evitato per prudenza di chiamarla "camera".
"Al momento non sappiamo se sia orizzontale o obliqua e se sia costituita da una o più strutture consecutive", spiega Mehdi Tayouby, presidente e cofondatore dell'Heritage Innovation Presentation (HIP) Institute, oltre che coautore dello studio. "Ciò che invece sappiamo è che questa cavità esiste, che è degna di nota e che non era stata prevista da alcuna teoria".
Tayoubi e i suoi colleghi sottolineano che non sanno cosa sia la cavità, ma gli egittologi hanno già avanzato alcune ipotesi su cosa potrebbe essere.
Spence sostiene che si potrebbe trattare di un residuo della costruzione della Piramide di Cheope. L'archeologa dell'Università di Cambridge sottolinea che grandi blocchi, del peso di decine di tonnellate, formano il tetto delle stanze al di sopra della Camera del Re, la stanza centrale dove Khufu fu deposto.
Poiché la cavità è allineata alle camere superiori della Piramide di Cheope, poste in questo modo per mitigare la pressione sulla Camera del Re situata sotto, Spence suggerisce che la cavità potrebbe essere stata una rampa interna usata per spostare sul posto i grandi blocchi che costituivano il tetto. Durante la costruzione - spiega - questa rampa potrebbe essere stata lasciata vuota o poco riempita.
"È la posizione della cavità che rende questa interpretazione a mio parere più probabile", spiega Spence. "È posizionata proprio in modo da riuscire a trasportare i blocchi lì in alto".
Salima Ikram, egittologa dell'Università Americana del Cairo, spiega che il fatto che la cavità si trovi proprio sopra la Grande Galleria potrebbe suggerire il suo ruolo nella costruzione del corridoio. Detto questo, la studiosa consiglia sarcasticamente di prendere con le pinze le attuali interpretazioni.
"Penso non sia mai troppo presto per fare delle supposizioni; il rischio, però, è quello di sbagliarsi di grosso", spiega.
Sarà il tempo a dire quali sono le ipotesi corrette sul ruolo della cavità. Tayoubi e gli altri collaboratori del progetto ScanPyramids sostengono di essere solo all'inizio del lavoro.
E a coloro che fantasticano di esplorare personalmente la cavità, non siate precipitosi. Nessun corridoio conosciuto si collega a questo spazio, e i ricercatori e gli esperti non coinvolti nello studio sottolineano che non si prevede di perforare la cavità. Piuttosto, dicono che a breve termine faranno tutto il possibile per esplorare lo spazio in modo non invasivo.
"C'è una grande quantità di roccia pesante e spessa e perforando a volte si rischia di rovinare l'intera struttura", spiega Ikram. "Se ci fosse qualcosa dietro la Gioconda, a chi verrebbe mai in mente di cancellarla per vedere cosa si cela dietro di lei? È fondamentale preservare l'integrità del monumento".
http://www.nationalgeographic.it/scienza/2017/11/03/news/c_e_una_misteriosa_cavita_nella_piramide_di_cheope-3741500/
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