Kea, cabarettisti di natura



Dimenticatevi la "risata" del kookaburra: se tra gli uccelli ci sono dei comici nati, quelli sono i kea.

Questi pappagalli estremamente intelligenti hanno un richiamo specifico che, proprio come la nostra risata, mette di buon umore gli altri pappagalli che lo sentono. Il che fa del kea il primo non-mammifero capace di contagio emotivo, portandolo a unirsi a esseri umani, ratti e scimpanzé.

Gli scienziati sapevano già che quando i kea -nativi della montagnosa Isola del Sud, in Nuova Zelanda- giocano tra loro, si cimentano in un suono trillante e non minaccioso. Ma poiché lo emettono anche quando sono da soli, avrebbe potuto essere una semplice espressione di piacere.



Per scoprire se i kea usano il loro richiamo giocoso per diffondere l’emotività tra gli altri kea, gli scienziati guidati da Raoul Schwing del Messerli Research Institute, in Austria, si sono recati all’Arthur's Pass National Park e hanno fatto ascoltare vari richiami di uccelli a un gruppo di kea selvatici.

Tra i richiami c’erano quelli di gioco, il verso tipico del kea e il richiamo della balia bruna neozelandese, un’altra specie diffusa nella stessa area.

A quel punto il team ha osservato come i kea selvatici rispondevano a ciascun suono. L’effetto è stato chiaro: quando i kea di entrambi i sessi sentivano i richiami giocosi mostravano il comportamento di gioco più spesso e più a lungo rispetto a quando udivano gli altri suoni.

“In molti casi abbiamo visto che i kea davano subito il via al gioco, ma non andavano a unirsi a quello già in corso”, spiega via mail Schwing. “Invece iniziavano spontaneamente a giocare con l’uccello vicino a loro, da soli in volo oppure con un oggetto”.

Questo suggerisce che il richiamo giocoso non “inviti” un kea al gioco, ma che lo metta in uno stato d’animo vivace agendo sulle sue emozioni. Per questo motivo i richiami di gioco dei kea possono essere comparati alle risate contagiose nelle persone, spiega lo studio, pubblicato il 20 marzo su Current Biology.

C’è poco da scherzare

I kea giocano moltissimo: da soli, con gli altri, sul terreno o in volo.

Mentre sono in cielo si cimentano in acrobazie aeree e si inseguono tra loro. Il gioco con oggetti è tendenzialmente solitario, con un uccello che manipola un oggetto con il becco e/o i piedi, ma può anche accadere che due kea si lancino un oggetto tra loro.

Non mancano le lotte, la “versione dei kea di quelle baruffe che vediamo nei gatti”, spiega Schwing. “In questo caso, capita anche che un kea si presenti a un altro sdraiato sulla schiena, per invitarlo a unirsi”.

“Anche se è importante non antroporfizzare il comportamento animale, a chiunque lavori o viva con i kea è chiaro che sono intelligenti, socievoli e che traggono piacere dal giocare tra loro, in modo molto simile a quello osservato in altre specie coscienti, come la nostra”, dice via mail Tamsin Orr-Walker, co-fondatrice e presidentessa del Kea Conservation Trust.

Come fa notare Orr-Walker, i risultati del nuovo studio sono approfonditi e rigorosi e “si spera che aiuteranno a capire meglio la vita privata e l’indole di questi uccelli, che per più di un secolo sono stati ferocemente perseguitati”.

A causa del conflitto con gli umani e della predazione da parte dei mammiferi invasivi, secondo l’Unione Internazionale per la Conservazione delle Specie il kea è oggi vulnerabile all’estinzione.

“Con una miglior comprensione delle qualità e delle interazioni uniche dei kea”, conclude Orr-Walker, “speriamo che di pari passo aumenti l’empatia, che alla fine sarà il fattore chiave per salvare la specie dall’estinzione”.

http://www.nationalgeographic.it/multimedia/2017/03/22/video/quei_cabarettisti_dei_kea-3465804/1/

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