In Antartide ci sono 3.6 milioni di pinguini in più
Il numero di pigoscelidi di Adelia che vivono nell’Antartide orientale potrebbe essere il doppio del previsto. In base ai nuovi dati raccolti dai ricercatori della University of Adelaide, in Australia, si stima una popolazione di quasi sei milioni. Circa quattro milioni in più rispetto alle valutazioni precedenti.
Negli studi passati, le stime degli scienziati si sono basate sulla conta delle coppie riproduttive. Il che significa, tuttavia, che i pinguini che non si riproducevano non sono stati contati.
“I pinguini che non si riproducono sono più difficili da contare perché spesso si trovano in mare, alla ricerca di cibo, e non sulle colonie di terra a fare il nido”, spiega in un comunicato Louise Emmerson, ecologa esperta di uccelli marini all’Australian Antarctic Division.
Unendo le misurazioni fatte a terra con quelle aeree e combinandole con le immagini scattate da fotocamere automatizzate, i ricercatori hanno raccolto conteggi della popolazione più accurati attraverso varie stagioni riproduttive. Così la stima degli individui totali è cambiata.
Coste affollate
Numeri più elevati sono motivo di festeggiamento, ma anche di preoccupazione. Le colonie di pigoscelidi di Adelia sono sparse in tutta l’Antartide e durante l’estate antartica, tra ottobre e febbraio, gli uccelli trascorrono gran parte del tempo a terra per fare il nido e accoppiarsi. In questo periodo, agli adulti capita di dover percorrere anche 50 chilometri per arrivare al mare e poter cacciare pesce e krill.
Data la nuova stima, questo comportamento suggerisce che molti più pinguini del previsto si trovino a interagire con gli esseri umani.
I pigoscelidi di Adelia tendono a nidificare nelle zone rocciose e libere dal ghiaccio, le stesse dove si accampano i ricercatori per accedere più facilmente alle navi che portano approvvigionamenti, spiega Colin Southwell, ecologo esperto di uccelli marini e leader dello studio.
Secondo Southwell, entro un raggio di 20 chilometri da una stazione di ricerca si accoppia oltre un milione di uccelli. “Identificando le popolazioni riproduttive di pinguini più significative vicino alle stazioni, possiamo capire meglio quali aree in futuro potrebbero avere bisogno di protezione maggiore”.
Dalle stelle alle stalle
Anche se le nuove stime sui pigoscelidi di Adelia potrebbero sembrare alte, questi uccelli marini devono far fronte a parecchie minacce.
L’Antartide è particolarmente vulnerabile agli effetti del cambiamento climatico. Spostamento dei ghiacci e scioglimento dei ghiacciai potrebbero ridurre l’habitat utilizzabile dagli uccelli, mentre le acque degli oceani sempre più calde rischiano di ridurre la disponibilità di prede.
Il riscaldamento globale in Antartide potrebbe anche determinare l'aumento delle precipitazioni o un prematuro scioglimento dei ghiacci durante la stagione degli accoppiamenti. Il risultato sarebbe la formazione di pozze che rischiano di causare ipotermia nei pulcini, fradici perché ancora privi di piume idrorepellenti.
Una ricerca pubblicata lo scorso anno dalla University of Delaware ha scoperto che oltre la metà dell’habitat dei pigoscelidi di Adelia potrebbe diventare inutilizzabile per le colonie entro la fine del secolo.
In un’intervista del 2015 Southwell aveva spiegato che il ritiro della banchisa potrebbe aiutare i pinguini orientali ad avere maggiore accesso a krill e pesci, facendo impennare i loro numeri già positivi. Ma, avvertiva, sul lungo termine la cosa potrebbe fare più bene che male.
“Il motivo è che per qualsiasi creatura - umani compresi - gli eccessi non vanno bene, anche se si tratta di qualcosa di positivo”, aveva commentato ad ABC News.
Oltretutto, i pigoscelidi di altre zone antartiche non se la passano altrettanto bene. Le popolazioni vicine a Palmer Station, un centro di ricerca statunitense nella regione settentrionale del continente, sono crollate dell’80% nel giro di 30 anni.
http://www.nationalgeographic.it/multimedia/2017/03/20/video/in_antartide_ci_sono_3_6_milioni_di_pinguini_in_piu_-3461946/1/
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