Fotografia di Alexander Gabyshev, Research Institute of Applied Ecology of the North |
Batagaika è il cratere di questo tipo più grande del mondo: secondo le misure più recenti, che risalgono al febbraio di quest'anno, è lungo poco meno di un chilometro e profondo circa 96 metri. E continua ad ampliarsi: una decina di metri l'anno stando alle immagini satellitari
Oggi, su Quaternary Research, un gruppo di scienziati annuncia l'intenzione di raccogliere sedimenti dal cratere per ricostruire le variazioni del clima siberiano nel corso degli ultimi 200 mila anni, e prevedere come potrebbe cambiare nei prossimi anni. Il permafrost ha cominciato a sciogliersi già negli anni Sessanta: tra le cause, la deforestazione dovuta alle attività umane. Senza più la protezione degli alberi, il sole ha cominciato a riscaldare il suolo, fondendo il ghiaccio che lo intrappolava. La voragine ha cominciato ad allargarsi ancora più in fretta negli ultimi anni, a causa del riscaldamento globale indotto dal consumo dei combustibili fossili. L'erosione del terreno innesca poi un circolo vizioso: il fenomeno dei cosiddetti "alberi ubriachi" - che cioè non riescono a crescere dritti - riduce ancora di più l'ombra che protegge il terreno.
Uno sguardo ravvicinato al cratere di Batagaika. Video per gentile concessione Julian Murton/University of Sussex via Storyful
Crateri del genere sono stati scoperti a decine in Siberia, ma la fusione del permafrost sta colpendo molte regioni alle alte latitudini terrestri, dall'Alaska all'Eurasia. Sciogliendosi rapidamente, gli strati profondi di sedimenti fanno crollare lo strato superiore del suolo, aprendo giganteschi crateri che possono danneggiare oleodotti, strade e persino inghiottire intere case. In più, l'aumento delle temperature potrebbe liberare il metano imprigionato nel permafrost dell'emisfero settentrionale (il 50 per cento delle riserve mondiali secondo le stime). Il metano è un gas serra più potente dell'anidride carbonica, e il suo rilascio nell'atmosfera ha già causato un picco delle temperature al termine dell'ultima era glaciale, sosteneva uno studio pubblicato nel 2016 su Nature Communications. "I depositi di carbonio intrappolati nel permafrost siberiano hanno la possibilità di causare massicce emissioni nell'atmosfera di gas serra come l'anidride carbonica e il metano", ha detto Francesco Muschitiello, coautore dello studio, al blog scientifico della Columbia University.
http://www.nationalgeographic.it/scienza/2017/03/03/news/che_cos_e_la_porta_dell_inferno_siberiana_sapevatelo-3446167/
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