Riscaldamento globale sì, ma non di 7 gradi
Un nuovo studio, recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica Nature, suggerisce che il nostro pianeta sia destinato a scaldarsi ben più di quanto precedentemente stimato. L'autrice presenta la più completa ricostruzione delle temperature globali delle superfici marine nel corso degli ultimi due milioni di anni e conclude che, anche evitando da oggi ogni ulteriore emissione di gas serra, la temperatura potrebbe aumentare fino a sette gradi centigradi.
La ricerca ha fatto notizia sui media di tutto il mondo. Ma per molti studiosi la nuova ricerca è un importante contributo alla raccolta di dati sul clima, ma le sue conseguenze sono eccessivamente allarmistiche, e soprattutto non supportate dalle sue stesse premesse.
"È proprio una conclusione sbagliata", afferma Gavin Schmidt, capo del Goddard Insitute for Space Studies della NASA. E Jeffrey Severinghaus, paleoclimatologo allo Scripps Insitution for Oceanography di San Diego, è altrettanto deciso: "C'è un errore di base", spiega. "La conclusione non è affatto evidente da ciò che viene spiegato nell'articolo".
Altri due scienziati contattati da National Geographic hanno condiviso questo netto giudizio.
Carolyn Snyder, autrice dello studio, ha spiegato che il suo scopo non era fornire una previsione climatica dettagliata. Ma ha esaminato lo stretto legame tra i cambiamenti delle temperature superfici marine e il naturale rilascio di anidride carbonica (CO2) e ha provato a dimostrare cosa potrebbe significare per il futuro. Il suo risultato: un riscaldamento che durerà ancora per diverse migliaia di anni, e un aumento delle temperature tra i 3 e i 7 gradi, anche se le emissioni dei combustibili fossili si fermassero ora.
"Ci siamo accorti che questa relazione fra temperatura e gas serra è notevolmente stabile, e lo studio ha sviluppato il fattore che li accoppia", sostiene Synder, oggi esperta di questioni climatiche per l'Environmental Protection Agency.
Secondo altri scienziati, però, Synder ha drasticamente ingigantito ciò che questa relazione ci dice sulla situazione di oggi, a causa del modo con cui ha estrapolato i dati dalle passate ere glaciali fino al clima, molto diverso, dell'era moderna.
"Il numero che ottiene è enorme", spiega Eric Steig, professore di scienze terrestri all'Università di Washington. "Lei fa una previsione sul futuro, ma non trovo nulla nell'articolo che la giustifichi".
In realtà, spiega Schmidt, se gli umani fermassero ora le emissioni di gas serra, le temperature potrebbero aumentare di altri 0.5 fino a 1 grado centigrado. Altri studi suggeriscono che possano arrivare a 2 gradi. Ma, specifica Schmidt, non c'è nessuna prova credibile che possano crescere fino a 7 gradi.
Una conclusione sbagliata da un buono studio
Da decenni ormai gli scienziati analizzano campioni di sedimenti oceanici per ricostruire le temperature delle superfici marine nel passato, in determinati periodi e zone. Synder ha catalogato e organizzato 20 mila di queste ricostruzioni da 59 campioni sedimentari, e le ha meticolosamente analizzate per ricostruire la sequenza temporale delle temperature medie di superficie.
Le ricerche precedente si erano limitate a ricostruire le sequenze soltanto per brevi periodi della storia. Anche chi ha criticato le conclusioni di Synder ha comunque apprezzato la ricostruzione di una sequenza temporale delle temperature fatta su scala globale, e che copre due milioni di anni.
"È grandioso", commenta Jeremy Shakun, geologo e scienziato del clima al Boston College. "Si tratta di uno studio che andava assolutamente fatto".
Negli ultimi due milioni di anni, la Terra ha attraversato lunghe ere glaciali, l'ultima delle quali terminata 11 mila anni fa. La nuova timeline di Synder rivela che le temperature si sono gradualmente abbassate fino a raggiungere un minimo 1.2 milioni di anni fa. Ha anche scoperto che il fenomeno conosciuto come "amplificazione polare" (la tendenza delle temperature ai poli a fluttuare più della media globale) si verifica da almeno 800 mila anni.
Oggi l'intero pianeta si sta scaldando, ma l'Artide lo sta facendo più velocemente della media. Gli scienziati non hanno dubbio che l'attuale riscaldamento sia causato principalmente dalle emisisoni umane di CO2 e altri gas serra.
È anche noto da tempo, dall'analisi di antiche bolle d'aria intrappolate nei sedimenti di ghiaccio dell'Artico e dell'Islanda, che i livelli di CO2 sono fluttuati in modo naturale durante le ere glaciali, e che erano strettamente correlati con la temperatura locale sulla superficie dei ghiacci. La sequenza temporale ottenuta da Synder conferma la correlazione tra CO2 e temperatura su scala globale in due milioni di anni.
Il suo errore, dicono i critici, è il modo semplicistico con cui ha usato quella correlazione per inferire la sensibilità della Terra alla CO2, non solo in passato ma anche in futuro. Le sue conclusioni non sono coerenti, spiegano i critici, perché gran parte delle variazioni di temperatura durante le ere glaciali erano causate da fattori diversi dalla CO2.
Negli ultimi 800 mila anni, grandi strati di ghiaccio si sono espansi tra i continenti a nord, per poi ritirarsi ogni 100 mila anni circa. Il ciclo è guidato dalle variazioni dell'orbita terrestre attorno al Sole, che determina se nell'emisfero boreale, in estate, ci sarà abbastanza luce per sciogliere il ghiaccio.
Anche la presenza del ghiaccio ha un impatto importante sulle temperature del pianeta, perché, riflettendo la luce nello spazio, è in grado di raffreddare la superficie terrestre. Al contrario, quando il ghiaccio si scioglie alla fine del periodo glaciale, viene assorbito più calore dal Sole; inoltre, si scatenano anche altri cambiamenti in risposta, tra i quali l'aumento di CO2, che determina un ulteriore aumento di temperature sul pianeta.
"Fondamentalmente, l'orbita della Terra ha determinato la fine delle ere glaciali, e, di conseguenza, il riscaldamento degli oceani", spiega Saveringhaus. "A sua volta, il riscaldamento determina il rilascio di CO2 dagli oceani, aumentandone le concentrazioni atmosferiche".
Se durante le ere glaciali l'aumento di CO2 era semplicemente un effetto dei cambiamenti complessivi, oggi è la prima causa del riscaldamento globale. Synder ha insistito nello spiegare che non intende che i gas serra abbiano determinato tutti i cambiamenti di temperatura da allora. Ma i critici dell'articolo sostengono che, con la sua ricerca, ha fatto proprio questo, e come risultato ha prodotto una stima esagerata dell'attuale sensibilità del pianeta alla CO2.
Una domanda aperta
La questione di quanto il clima terrestre soffrirà per le nostre emissioni di CO2 rimane aperta. Ci sono prove che, nell'arco di millenni, quando tutti i cambiamenti avranno avuto la possibilità di manifestarsi, il riscaldamento sarà molto maggiore di quello che si verificherà a breve termine.
Tutti i critici del lavoro di Synder concordano nel dire che, comunque, il suo metodo non è sufficiente a risolvere la questione. Nel fine settimana, Schmidt ha scritto un post nel suo blog per spiegare perché la relazione fra CO2 e temperatura durante le ere glaciali non basta, da sola, per spiegare il nostro prossimo futuro. "In quell'articolo c'è un sacco di buon lavoro", commenta. "Ma il piccolo errore commesso è stato tradotto in qualcosa che avrebbe enormi implicazioni nel futuro. E, sfortunatamente, è sbagliato".
O meglio, "fortunatamente". Se l'analisi di Synder fosse corretta, i nostri discendenti sarebbero già condannati a un modo catastroficamente caldo, in cui i livelli dei mari sarebbero decine di metri più alti rispetto a oggi. Per come stanno le cose, questo risultato si può prevenire.
http://www.nationalgeographic.it/ambiente/clima/2016/09/28/news/riscaldamento_globale_7_gradi_in_piu_-3249670/
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