Finocchi e altri antichi contraccettivi



Il silfio, un parente oggi estinto dell'ortaggio che usiamo tuttora, era la "pillola del giorno dopo" dei Romani

Il finocchio (Foeniculum vulgare) fa parte della stessa famiglia delle carote, così come il prezzemolo, il sedano, l'aneto e il coriandolo. Diversamente dai suoi aggraziati parenti, però, il finocchio è un ortaggio goffo, dal'aspetto buffo: un corpo bulboso, croccante e bianco sormontato da steli con foglioline svolazzanti. Ma ha un pregio: diversamente dalla maggior parte delle verdure, è commestibile in ogni sua parte (corpo, gambo, foglie e semi), e può essere usato per una gran varietà di piatti, dalle insalate alla ceviche.

Il finocchio è sempre stato considerato un cibo saporito e versatile, e un tempo alimentava anche un grande mercato. Nel mondo antico, una varietà di finocchio gigante di nome silfio ha fatto la fortuna di Cirene, una colonia greca in Nord Africa, nell'attuale Libia. Il silfio era così importante per l'economia del posto che la sua immagine veniva impressa sulle monete, sia sotto forma di baccello a forma di cuore (secondo una teoria, da qui deriverebbe la raffigurazione del classico cuore di San Valentino), sia accanto a una figura femminile che si indica il pube in modo significativo: oltre a essere molto usato nelle ricette romane (Marco Gavio Apicio, nel suo De re coquinaria, raccomanda di servirlo con il melone bollito), il silfio di Cirene era ampiamente usato come contraccettivo. Da qui deriverebbe la sua massiccia richiesta: nell'antichità, insomma, il finocchio era quanto di più simile si potesse trovare alla pillola del giorno dopo.

Non possiamo provarlo, sfortunatamente. Il silfio sembra essersi estinto intorno al primo secolo dopo Cristo, forse proprio a causa della raccolta eccessiva per usarlo a scopi contraccettivi. Plinio il Vecchio lo raccomandava anche per i morsi di serpente e le punture di scorpione, per curare la gotta e l'epilessia (ma, avverte, non per il mal di denti: lo scrittore racconta di un uomo che dopo aver applicato un impacco di silfio su un dente sofferente si era buttato giù da una scogliera per il dolore), e sostiene che l'ultimo stelo di silfio sia stato divorato dall'imperatore Nerone.

John Riddle, autore del libro Eve's Herbs, che racconta la storia dei contraccettivi, suggerisce che la pianificazione familiare basata sull'uso del silfio sia la ragione per la quale la popolazione di Roma rimaneva stabile o addirittura descresceva, anche nei periodi di pace e prosperità, quando avrebbero dovuto nascere più bambini.

Anche se il silfio è sparito da tempo, è stato dimostrato che i suoi parenti ancora in vita contengono ferujol, un composto che nei ratti ha un qualche effetto contraccettivo, e che i semi della carota selvatica, un altro parente del finocchio a lungo usata come contraccettivo e abortivo, è in grado di bloccare la produzione di progesterone, un ormone essenziale per l'impianto nell'utero dell'uovo fecondato. In altre parole, è probabile che il silfio contenesse qualche sostanza che permetteva di controllare la gravidanza, proprio come sostenevano gli antichi.

Un debole rimpiazzo per il perduto silfio è stata l'assafetida, sempre della famiglia del finocchio, originaria del Mediterraneo orientale, dell'Afghanistan e dell'Iran, e anch'essa usata a scopi contraccettivi. Il nome deriva dal termine persiano aza, che significa "resina", e dalla parola latina foetida, puzzolente. Questa è la triste verità: l'assafetida è anche soprannominata "sterco di diavolo", tale è l'odore che emana (un autore la descrive come una miscela di letame e cavolo stracotto).

La resina odorosa viene prodotta dal carnoso fittone (la radice principale) della pianta, quando ha quattro anni; è usata, seccata e fatta in polvere, nella cucina indiana. L'odore agghiacciante se ne va quando l'assafetida viene gettata nel burro o nell'olio bollente, trasformandosi in un piacevole aroma simile a quello dell'aglio. In Occidente, l'assafetida contribuisce all'aroma speziato della salsa Worcestershire.

Al'inizio del XX secolo, si pensava che il cattivo odore dell'assafetida fosse in grado di curare qualsiasi cosa, probabilmente perché si dava per scontato che nessun organismo patogeno avesse il coraggio di avvicinarsi. Fu addirittura inserita nella farmacopea degli Stati Uniti come rimedio per l'epidemia di spagnola del 1918. Generazioni di riluttanti studenti sono stati obbligati a indossare attorno al collo dei sacchetti contenenti assafetida per prevenire qualsiasi malattia, dalla poliomielite al morbillo, dalla pertosse al comune raffreddore. In alcuni casi potrebbe aver aiutato davvero: di sicuro, nessuno voleva avvicinarsi a chi girava con un pacco di assafetida, cosa che potrebbe aver limitato alcuni casi di contagio.

E per la stessa ragione, potrebbe aver avuto un effetto deterrente per quanto riguarda i rapporti sessuali. Anche se, probabilmente, non è proprio ciò che avevano in mente gli antichi romani.

di Rebecca Rupp http://www.nationalgeographic.it/food/2016/08/04/news/finocchio_l_ortaggio_multitasking-3192670/

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