Nel 632 muore il profeta Maometto, lasciando nove vedove e una sola figlia
Il profeta Maometto, padre dell'Islam, morì a Medina l'8 giugno del 632
Nato a La Mecca il 20 aprile 570, il profeta Maometto fondò, dopo il matrimonio con la ricca vedova Kadigia, la religione musulmana, componendo il Corano, la Bibbia dell’Islam, sotto la dettatura dell’arcangelo Gabriele.
Appartenente a un importante clan di mercanti, quello dei Banū Hāshim e orfano fin dalla nascita del padre, Maometto rimase precocemente orfano anche di sua madre che, nei suoi primissimi anni, l’aveva dato a balia a Ḥalīma bt. Abī Dhuʿayb, della tribù dei Banū Saʿd b. Bakr che effettuava piccolo nomadismo intorno a Yathrib. Nell’Arabia preislamica già esistevano comunità monoteistiche, comprese alcune di cristiani ed ebrei. Alla Mecca, dove, alla morte della madre, fu portato dal suo primo tutore, il nonno paterno ʿAbd al-Muṭṭalib ibn Hāshim e dove poi rimase anche col secondo suo tutore, lo zio paterno Abū Ṭālib, Maometto potrebbe forse aver avuto l’occasione di entrare in contatto presto con quei ḥanīf, che il Corano vuole fossero monoteisti che non si riferivano ad alcuna religione rivelata.
Nel 610 Maometto, affermando di operare in base a una rivelazione ricevuta, cominciò a predicare una religione monoteista basata sul culto esclusivo di un Dio, unico e indivisibile. Maometto, raccontò che la rivelazione era stata preceduta da sogni con forti connotazioni spirituali. Furono proprio questi sogni a sospingere Maometto, benestante e socialmente ben inserito, verso una pratica spirituale molto intensa e sono quindi considerati anticipatori della rivelazione vera e propria.
Alla sua morte, sebbene avesse avuto 7 figli, se sopravvisse solo una: Fatima, avuta dalla prima delle 9 mogli, Khadīja bt. Khuwaylid (Kadigia). Maometto morì a Medina l’8 giugno del 632.
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