Alberi colpiti da disseccamento nei pressi di Gallipoli (Lecce). Fotografia ANSA/Pier David Malloni
Un'indagine durata due anni contraddice l'ipotesi della procura di Lecce che aveva bloccato l'abbattimento delle piante malate: gli ulivi seccano e muoiono proprio per l'azione del batterio
La malattia che sta colpendo gli ulivi del Salento proviene dal ceppo CoDiRO del batterio Xylella fastidiosa. Ciò che sembrava noto da tempo - e da più parti contestato . è stato confermato da uno studio dell'Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante del Cnr durato due anni.
L'indagine è stata finanziata dall'Efsa, l'autorità europea per la sicurezza alimentare. E proprio sul sito di Efsa è possibile scaricare il report completo.
Lo studio. I ricercatori hanno agito su due fronti: in laboratorio e sul campo. Prima hanno inoculato il batterio in alcune colture perenni tipiche del territorio (diverse varietà di ulivo, ovviamente, ma anche vite, agrumi, mandorlo, ciliegio, susino e oleandro) poi le hanno esposte, sul campo, agli insetti “vettori” del batterio. Una categoria che in Puglia è rappresentata quasi esclusivamente daPhilaenus spumarius, un insetto più noto come “sputacchina”.
Il risultato? Le piante di olivo nelle quali è stata inoculata la Xylella hanno cominciato a disseccare e a deperire. Proprio
L'olivo non è però l'unica pianta esposta a Xylella Fastidiosa: le osservazioni condotte negli scorsi mesi hanno evidenziato come la sputacchina possa trasmettere il batterio anche all'oleandro e alla poligala a foglia di mirto. L'esposizione all'insetto non ha avuto invece alcun effetto su agrumi, vite e leccio. Neanche dopo l'inoculazione del batterio in laboratorio.
Un'indagine in divenire. I risultati resi noti da Efsa sono molto importanti e forniscono una risposta scientifica e documentata agli scettici, ma come la stessa autorità sottolinea, saranno necessari ulteriori studi “su un numero più esteso di cultivar di olivo per capire le diverse risposte ottenute”. Tutte le piante in cui è stato inoculato il batterio verranno tenute sotto osservazione per “almeno un'ulteriore stagione vegetativa” mentre gli esperimenti sul campo andranno avanti ancora per 10 anni.
"Successivi esperimenti su campo e in laboratorio dovranno esplorare ulteriormente le risposte dell’olivo mediterraneo, con l'obiettivo di individuare varietà tolleranti o resistenti che possano essere coltivate dagli agricoltori nelle zone colpite da Xylella fastidiosa” ha spiegato Giuseppe Stancanelli, a capo dell'unità dell'Efsa “Salute animale e vegetale”.
Dal laboratorio al tribunale. Da quasi tre anni nella Puglia meridionale diversi esemplari di ulivo hanno cominciato a disseccarsi e a morire. Nella prima regione italiana per produzione di olio d'oliva, si tratta di una questione molto seria. Xylella era stata individuata quasi subito tra le possibili cause di questa epidemia e il governo aveva nominato un commissario straordinario per la gestione di questa emergenza: il comandante del Corpo Forestale regionale Giuseppe Silletti.
Ma il rischio è che Xylella possa diffondersi in tutta Italia e, successivamente, nel resto d'Europa. Il principale provvedimento disposto da Silletti è stato un piano di abbattimenti mirati nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto. Diverse centinaia di alberi infetti e sani (purché nel raggio di 100 metri) dovevano essere eradicati. Dopo i primi abbattimenti dell'ottobre 2015, il “piano Silletti” ha subito uno stop dalla procura di Lecce, che ha sequestrato gli ulivi (http://bari.repubblica.it/cronaca/2015/12/18/news/avvisi_di_garanzia_xylella-129765152/) destinati alla stessa sorte e indagato lo stesso Silletti, alcuni ricercatori – di cui due del Cnr – e dirigenti coinvolti nella stesura del piano. Nove in tutto, sui quali gravano diverse accuse, la più grave è quella di diffusione colposa della malattia delle piante. Il procuratore capo di Lecce, Cataldo Motta, aveva sostenuto che "l'Unione europea è stata tratta in inganno con una falsa rappresentazione dell'emergenza Xylella Fastidiosa, basata su dati impropri e sull'inesistenza di un reale nesso di causalità tra il batterio e il disseccamento degli ulivi”. L'ipotesi insomma era che Xylella non fosse la causa principale del problema, e che anzi il batterio si trovasse in Puglia già da diversi anni senza conseguenze.
Lo studio finanziato dall'EFSA va in direzione opposta, fornendo nuovi elementi a sostegno del piano di abbattimenti fermato dalla Procura. Il fatto che gli scienziati abbiano riscontrato un solo ceppo del batterio (ilCoDiRO) non è un dettaglio, ma una prova che avrà il suo peso nelle prossime settimane. Tra gli studi utilizzati dalla procura, infatti, ce n'è uno che evidenziava come in Puglia si trovassero non uno, ma diversi ceppi diXylella. Come spiegato da Le Scienze , si trattava in realtà di un banale refuso successivamente corretto dai ricercatori del Cnr di Bari.
http://www.nationalgeographic.it/
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