La papessa Giovanna. Quando le donne avevano la tiara

Sembra davvero incredibile che una donna del Medioevo abbia avuto il privilegio di sedere sul seggio pontificio, nel cuore di una delle istituzioni più reazionarie e ostili al sesso femminile: la Chiesa Cattolica. Nelle cronache del passato sono rimaste tracce intriganti di lei, sospese fra realtà e leggenda. Tracce indelebili, perché il fantasma della papessa Giovanna sublima lo spirito visionario delle femmine intelligenti, tenaci e ribelli che rifiutarono con veemenza la sottomissione alle ottuse regole del tempo.

Tante testimonianze, poca chiarezza

La sua figura ricorda subito Ildegarda di Bingen. Al contrario della storica Ildegarda, però, di Giovanna non si sa quasi nulla. La damnatio memoriae della Chiesa sembra aver colpito in modo radicale, depennando il suo nome dalle liste dei pontefici come non fosse mai esistita. Soltanto alcuni secoli dopo la sua morte alcuni letterati ne parlarono. E fu così che improvvisamente la sagoma indefinita della donna risorse dall’oblio. Ma in questi racconti il personaggio resta avvolto da orpelli leggendari. Allora? Ci fu davvero una papessa Giovanna oppure si tratta di un mito? Il primo a parlarne nel XIII secolo fu il domenicano Jean de Mailly nella sua “Chronica universalis Mettensis” (1250), seguì l’inquisitore domenicano Étienne de Bourbon con il “Tractatus de diversis materiis predicabilibus” (ca.1260). Ma i racconti di Mailly e Bourbon narrano di una papessa senza nome e collocano il suo governo a capo della Chiesa nell’XI secolo. Entrambi gli autori raccontano che un giorno la papessa, rimasta incinta, partorì in pubblico e fu condannata a morte. Legata a un cavallo, la donna fu trascinata per le vie e lapidata dalla folla inferocita.
Raffigurazione del parto della papessa Giovanna. Pubblicazione di Heinrich Steinhöwel, 1474. Ulm.
Raffigurazione del parto della papessa Giovanna. Pubblicazione di Heinrich Steinhöwel, 1474. Ulm.
Mailly rileva inoltre che il nome della papessa non fu riportato nelle liste dei pontefici proprio perché si voleva passare sotto silenzio il fatto che si trattasse di un affare scandaloso, e menziona un’iscrizione composta di sei parole latine che sarebbe stata incisa sulla tomba di Giovanna: Petre Pater Patrum Papisse Proditum Parto, che significa: “Pietro, padre dei padri, proteggi il frutto del parto della papessa”. Ètienne de Bourbon conferma l’esistenza del singolare epitaffio. Poi c’è la testimonianza dell’umanista tedesco Martin von Troppau, detto anche Martino Polono, che nella sua opera “Chronicon pontificum et imperatorum” (1277) data il papato della donna misteriosa già nel IX secolo. Giovanna – così Polono – successe a papa Leone IV (847-855). Inoltre Martino aggiunge altri particolari: Giovanna di Inghilterra nacque a Maguntinus (Magonza), in Germania. Dopo la morte di papa Leone il seggio pontificio era rimasto vacante per la durata di un mese e Giovanna andò a occuparlo regnando per due anni, sette mesi e quattro giorni. Il parto della papessa sarebbe avvenuto in pubblico, durante una processione.
Histoire de la papesse Jeanne, Monsieur de Spanheim, 1695
Histoire de la papesse Jeanne, Monsieur de Spanheim, 1695
La contraddizione di Martino è palese: come faceva Giovanna a essere inglese se era nata a Magonza? Una spiegazione giunge dallo storico Joseph Ignaz von Döllinger. Secondo la tradizione più antica, Giovanna sarebbe nata a Magonza da genitori inglesi. Altri scrittori affermarono invece che la tedesca Giovanna aveva avuto un amante inglese, un monaco che viveva a Fulda: di qui il soprannome di Giovanna d’Inghilterra. D’Altra parte, scrive Döllinger, bisogna tener presente che i tedeschi di un tempo si vergognavano della scandalosa conterranea e, per nascondere le sue vere origini, nelle cronache di Martino Polono il toponimo Maguntinus fu più tardi tramutato in Marguntinus, affinché il lettore dotto non potesse identificare la città natale di Giovanna con la tedesca Magonza.
Miracoli della penna dei censori. Ovviamente tutti questi insabbiamenti e le datazioni discordanti riguardo al periodo in cui visse Giovanna rendono la ricostruzione del puzzle della sua vita ancor più difficile. La papessa aveva regnato nel IX oppure nell’XI secolo? Se veramente successe a papa Leone IV, allora deve essere vissuta nel IX secolo, tra l’855 e l’858, prima dell’intronizzazione di papa Benedetto III. Questo spiegherebbe anche la mancanza d’informazioni certe sulla sua vita, giacché ci muoveremmo in uno dei periodi più oscuri del Medioevo. I detrattori dell’esistenza della papessa Giovanna sostengono che tutte queste testimonianze scritte hanno scarso valore documentale. Eppure l’autorità di storico di Martino Polono è nota, le sue cronache sono considerate attendibili all’unanimità. E dunque? Ecco che per negare la storicità di Giovanna senza ledere la fama di Polono si ricorre a un appiglio estremo: l’interpolazione. Martino non ha scritto nulla di falso, ma il passo delle sue cronache che riguarda la papessa sarebbe stato aggiunto posteriormente, da qualcun altro. Sorge spontanea una domanda. Se davvero d’interpolazione si tratta, questa deve aver avuto luogo prima del 1304, vale a dire nemmeno trent’anni dopo la morte dell’autore. Chi l’avrebbe fatto? Per quale motivo?
Ancora un'immagine della papessa Giovanna che partorisce sulla pubblica piazza. Anonimo rinascimentale
Ancora un’immagine della papessa Giovanna che partorisce sulla pubblica piazza. Anonimo rinascimentale
Retrocedendo ancora cronologicamente, giungiamo ad autori che menzionano l’esistenza della papessa Giovanna ancor prima di Martino Polono. I loro nomi: Mariano Scoto, Sigebert di Gembloux, Otto di Freising, Goffredo di Viterbo e Gervase di Tilbury. Prove sicure per l’esistenza della papessa? Purtroppo no, nemmeno queste, perché anche qui c’è un gravoso intoppo: in tutte le versioni più antiche di questi documenti, quelle originarie, la presenza di Giovanna manca. Il che farebbe pensare ancora una volta a delle interpolazioni più tarde. Dunque ci si chiede perché questi “falsari” sconosciuti abbiano aggiunto la storia di Giovanna a documenti originari che non ne parlavano per niente. A che scopo? Lo storico americano Craig Rustici afferma che gli autori domenicani e francescani l’avrebbero fatto per attaccare il papato corrotto. Falsità per colpire al cuore la Chiesa. La storica Joan Morris, invece, non si arrende: no, dice, erano aggiunte fatte in buona fede allo scopo di rendere noto un episodio storico realmente accaduto e ingiustamente cancellato dagli annali pontifici. Giovanna sì, oppure Giovanna no? Problema spinoso, destinato per il momento a rimanere aperto a varie interpretazioni. In ogni caso lo storico deve sempre fare riferimento a documenti certi, e la probabilità di un’interpolazione… non è certezza.

Come Ildegarda, ma ancor più trasgressiva

Torniamo al filone principale della tradizione scritta. Sulla base della cronaca di von Troppau, il motivo della papessa Giovanna fu ripreso nella “Schedel’sche Weltchronik”, opera redatta nel 1493 da Hartmann Schedel, medico e storico di Norimberga:
“Giovanni di Inghilterra riuscì a essere seppellito, grazie alle sue arti malvagie, nella tomba del Papa. Nonostante fosse una donna, girava vestito da uomo e con un comportamento maschile. Da giovane si recò ad Atene insieme con il suo amante, un uomo colto. Laggiù Giovanna fu edotta nelle scritture e, una volta giunta a Roma, primeggiava nella conoscenza degli scritti sacri. A Roma si dedicò allo studio e partecipò con sì gran successo alle dispute colte, che, celando il femmineo sesso dietro le appar©enze maschili, riscosse grandi simpatie e fu eletta papa dopo la morte di Leone, con ampio consenso del concistoro. Rimase però incinta, in seguito a una relazione con uno dei suoi servitori. Un giorno voleva recarsi a San Giovanni in Laterano e durante la via, tra il Colosseo e San Clemente, fu presa dalle doglie. Partorì in quel luogo, e lì spirò.”
Duomo di Siena. Busti dei papi. Foto: CC BY SA 3.0
Duomo di Siena. Busti dei papi.  Foto: CC BY SA 3.0
Un secolo prima, la penna dell’austriaco Leopold Steinreuter aveva tracciato nell’opera ”Österreichischen Chronik von den 95 Herrschaften” un racconto ancor più sintetico, racchiuso nelle seguenti righe:
“Una donna divenne papa nell’anno 807 dopo la nascita di Cristo e occupò il seggio pontificio per tre anni e cinque mesi. Fu chiamata Giovanni. Si abbigliò con vesti maschili e andò ad Atene. Lì apprese delle grandi arti. Poi andò a Roma e palesò la sua erudizione. Altri maestri, scolari e preti andavano ad ascoltare le sue letture. (…) Fu eletta papa, dopodiché restò incinta. Mentre si recava in processione, fu colta dalle doglie e partorì.”
Steinreuter conferma, quindi, la datazione del papato di Giovanna proposta da Martino Polono: il IX secolo. A dispetto di chi aveva tentato di condannare la papessa Giovanna all’oblio, il Seicento portò con sé un revival della leggenda scandalosa. Lo fece tramite una scoperta avvenuta in Italia, in uno splendido edificio sacro che trasuda esoterismo da tutti i pori: la cattedrale di Siena. Nel coro del duomo, sopra il colonnato che dà sulla navata centrale, vi è una fila di busti dei papi scolpiti fra il 1497 e il 1502. Ebbene, una leggenda racconta che il busto di un certo papa Giovanni VIII sia stato sostituito, nel 1600, con il busto di papa Zaccaria. Questo, ovviamente, per celare la presenza della papessa tra i pontefici.
La Papessa dai tarocchi Visconti-Sforza di Bonifacio Bembo. 1450
La Papessa dai tarocchi Visconti-Sforza di Bonifacio Bembo. 1450
Il problema è che il periodo storico più probabile – in base ai dati forniti dalle leggende – in cui il seggio pontificio sarebbe stato occupato da una papessa più tardi depennata dalle liste, va dal pontificato di Leone IV a quello di Benedetto III, ma i due pontificati si susseguirono senza un intermezzo, giacché Benedetto divenne papa già due mesi dopo la morte di Leone. E tuttavia sappiamo che all’inizio del pontificato di Benedetto vi fu un antipapa, Anastasio il Bibliotecario, eletto dalla fazione imperiale che contrastava Benedetto. Questa situazione di disordine e la voglia di portare lo scandalo nel cuore del cattolicesimo romano più xenofobo potrebbe aver dato origine, più tardi, alla leggenda della papessa. Tanto più che Anastasio era un uomo molto colto, parlava e scriveva il greco e compilò diversi scritti eruditi. Forse nell’episodio vero di Anastasio si nasconde il nucleo della leggenda di un papa donna?
Che la storia di una donna sul seggio pontificio abbia sempre affascinato è evidente anche dalle figure dei Tarocchi, le carte da gioco magiche in cui appare al numero 2 proprio l’immagine della papessa. Ma questa figura ha origini molto più antiche. In realtà originariamente la papessa dei Tarocchi era la Grande Madre, divinità preistorica della fertilità.
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