Molti animali modificano il proprio aspetto quando si preparano ad un combattimento, per evidenziare le proprie capacità di lotta e scoraggiare gli avversari: esempi semplici sono ad esempio il mostrare le zanne oppure il gonfiare il pelo. E nell’uomo? Avviene qualcosa di simile?
Secondo alcuni ricercatori, l’espressione che abbiamo da arrabbiati si è sviluppata con lo stesso scopo: serve a intimorire “l’avversario”, e non semplicemente a comunicare un intento aggressivo. Per verificare la loro ipotesi, i ricercatori hanno “scomposto” i sette movimenti muscolari principali che costituiscono l’espressione della rabbia, mostrandoli separatamente ad un gruppo di soggetti.
Ne è emerso che i volti che contenevano uno qualsiasi di questi movimenti muscolari, pur non venendo ricondotti alla rabbia (a causa dell’assenza degli altri movimenti contemporanei, che faceva sì che l’espressione generale fosse irriconoscibile), venivano giudicati come fisicamente più forti, a conferma dell’ipotesi che il volto della rabbia si sarebbe evoluto per migliorare l’immagine di forza.
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