Parchi nazionali, l'essenza della natura
FOTOGALLERIA I grandi parchi del mondo sono protagonisti della serie speciale di servizi che National Geographic pubblicherà nel 2016. Eccone alcuni ritratti in straordinarie immagini che mostrano lo stesso luogo nell'arco delle 24 ore
Un posto selvaggio
Nel marzo 1868, all'età di 29 anni, il padre del conservazionismo John Muir giunse quasi per caso alla Yosemite Valley, nel tratto californiano della Sierra Nevada, destinata a diventare la patria spirituale del suo movimento ambientalista e terzo parco nazionale degli USA. Oggi circa quattro milioni di visitatori all'anno si recano a Yosemite per soddisfare la loro voglia di natura selvaggia.
Per creare questa immagine Stephen Wilkes ha scattato 1.036 fotografie (alcune alle tre del mattino, quando la luna piena illuminava la parete di El Capitan) nell'arco di 26 ore, poi ha unito digitalmente le foto selezionate.
Il 2016 segna il centenario del National Park Service, il Servizio dei Parchi nazionali degli Stati Uniti. All'epoca, scrive David Quammen nel servizio di copertina di National Geographic Italia di gennaio, esistevano già 14 parchi nazionali (il più vecchio, Yellowstone, era stato istituito nel 1872) ma "non c'era ancora una visione coerente di cosa fosse o dovesse essere un parco nazionale. [...]
I primi parchi del West americano erano stati creati con l’intento primario di tutelare le meraviglie paesaggistiche, splendidi pendii rocciosi, cascate roboanti e ghiacci perenni, luoghi impervi che presentavano scarse possibilità di sfruttamento economico. L’apparente mancanza di prospettive di mercato e il fervore patriottico derivante dal promuovere le 'cattedrali' naturali americane, in contrasto con le cattedrali e i monumenti del Vecchio Continente, resero l’istituzione di nuovi parchi relativamente semplice. Un altro fattore decisivo fu l’esempio negativo delle Cascate del Niagara, in cui i punti panoramici più spettacolari erano stati acquistati da operatori privati e recintati, trasformando un’icona nazionale in uno spettacolo di cattivo gusto a scopo di lucro. Anche la tutela delle singole specie, come il bisonte americano o le sequoie giganti, entrò a far parte del ragionamento, ma soltanto nel 1947 fu istituito il primo parco con l’obiettivo primario di proteggerne le specie selvatiche: l’Everglades National Park, una vasta regione paludosa della Florida, priva di montagne o canyon ma popolata da uccelli e alligatori.
Da allora i parchi nazionali americani hanno gradualmente assunto il nobile ruolo di protettori della diversità naturale, delle specie native di flora e fauna, dei processi ecologici, dei corsi d’acqua liberi e della geologia, non soltanto in quanto meraviglie paesaggistiche ma come esempi della complessità interattiva della Terra".
Un esempio, e una filosofia, condivisi dai parchi nazionali di tutto il mondo, cui National Geographic dedicherà una serie speciale di reportage nel corso di tutto il 2016.
Il patto del parco
Il Parco nazionale del Serengeti in Tanzania (14.763 km2) ospita milioni di animali. In lingua masai Serengeti significa "terra senza confini" ma, come ogni area protetta, è una sorta di isola primordiale sopravvissuta fino a oggi. Ciò è possibile solo perché l'uomo ha deciso di non svolgere attività commerciali al suo interno. Un patto fragile, che va sempre rinnovato per il bene delle generazioni future.
Per ritrarre la vita attorno a una pozza d'acqua nel Serengeti, in Tanzania, Wilkes ha trascorso 30 ore in un capanno per la caccia ai coccodrilli eretto su una piattaforma alta 5,5 metri. Questa immagine è il risultato di 2.260 scatti realizzati con apparecchi alimentati da pannelli solari.
Parco originario
Nel 1889 Rudyard Kipling si scandalizzò per la "folla urlante" con la quale dovette condividere la visita a Yellowstone. Oggi attrazioni del parco come il geyser Old Faithful (a sinistra), attirano più di tre milioni di visitatori all'anno, ma gran parte di essi non si allontana dalle strade battute. Se Kipling si fosse avventurato negli 8.992 chilometri quadrati selvaggi del parco, la sua delusione si sarebbe trasformata in estasi.
Durante le 29 ore trascorse sul tetto dell'Old Faithful Inn, Stephen Wilkes ha scattato 2.625 immagini del geyser, una delle principali attrazioni di Yellowstone. Il fotografo ha assistito sia al sorgere del sole sia a quello della luna; questa immagine li include entrambi.
Rinascita urbana
In un giorno di aprile, i ciliegi in fiore decorano il West Potomac Park, parte dei National Mall and Memorial Parks di Washington, D.C. Nonostante i grandi parchi del West siano certamente più suggestivi, i parchi urbani attirano molti più visitatori. Il National Mall ne ospita 24 milioni all'anno, quasi il doppio di Yellowstone, di Yosemite e del Grand Canyon messi insieme.
Da una gru piazzata in un campo di baseball, il fotografo ha scattato 3.711 immagini nell'arco di 16 ore. Poi ha combinato le migliori con tecnologie digitali per ottenere questa immagine panoramica senza interruzioni, che mostra il National Mall e i monumenti di Washington visti da 15 metri di altezza.
Pietra di paragone
Il Grand Canyon è la cartina tornasole dei parchi americani; ciò che avviene qui può avere ripercussioni sull'intero sistema dei parchi. È stato minacciato da allevatori, dall'industria mineraria e del legname e dal progetto di una diga federale. Le sfide odierne? La proposta di un insediamento urbano nel South Rim e un tram che condurrebbe 10.000 visitatori al giorno alla base del canyon.
Wilkes ha scattato 2.282 fotografie nell'arco di 27 ore dal Desert View Watchtower, nel South Rim del Grand Canyon. Secondo il fotografo, i turisti che si affacciano dal belvedere contribuiscono a fornirci un'idea di «quanto sia grande il canyon nella realtà».
1935: dal belvedere di Grandeur Point (quale nome più azzeccato?) un cowboy ammira con orgoglio il Grand Canyon. Il presidente Theodore Roosevelt definì questa ripida gola che attraversa l'Arizona «una meraviglia della natura assolutamente senza pari al mondo».
Fotografia Hulton Archive/Getty Images
Turisti danno da mangiare a un orso in una foto scattata attorno al 1939 a Yellowstone. Pur rappresentando una forte attrattiva, la pratica era nociva per gli orsi e pericolosa per le persone. Nel 1970 gli animali furono riabituati a reperire il cibo in natura e gli attacchi contro le persone si ridussero notevolmente.
Fotografia di Wendell Chapman, National Geographic Creative
"Sembra freddo ma si sta bene": così recita la didascalia di questa foto scattata nel 1920 circa nel Mount Rainier National Park. Nel 1899, quando fu istituita quest'area protetta di 960 chilometri quadrati nello Stato di Washington, esistevano soltanto altri quattro parchi nazionali.
Fotografia Asahel Curtis Photo Company/National Geographic Creative
http://www.nationalgeographic.it/
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