Non tutte le ciambelle riescono con il buco... ma noi continuiamo a mangiarcele come se nulla fosse...
L'otto giugno del 1967, Israele attaccò la nave da guerra americana USS Liberty in acque internazionali, con l'intento di affondarla.
In precedenza i jet israeliani avevano sorvolato la nave nell'arco di circa otto ore, effettuando nove sorvoli ed avvicinandosi ad una distanza di 60 metri, sufficiente affinché i #piloti israeliani ed i marinai americani potessero vedersi a vicenda.
Complottismo? No... Storia... Storia che si ripete...
L'attacco israeliano durò in totale due ore. Il solo attacco aereo durò 25 minuti, e fu composto da 30 sorvoli compiuti da 12 aerei diversi che colpirono la nave con napalm, razzi e cannoni da 30 mm. Le incursioni lasciarono 821 fori nella nave.
Dopo i caccia, fu la volta di tre motosiluranti che colpirono la nave lasciando un foro di 12 metri di diametro nella chiglia per poi mitragliare i pompieri ed i barellieri che erano accorsi nel tentativo di salvare l'equipaggio. Alla fine sullo scafo della USS Liberty si contarono più di 3.000 fori di proiettili di mitragliatrice.
Quando si pensava che l'attacco fosse terminato, furono calate in mare tre scialuppe di salvataggio per trasportare i feriti più gravi. Le torpediniere israeliane invece ritornarono e mitragliarono le scialuppe a distanza ravvicinata. Subito dopo si avvicinarono di due grandi elicotteri d'assalto dell'esercito israeliano che sorvolarono la nave per alcuni minuti e poi andarono via senza mai effettuare alcun tentativo di comunicazione con l'equipaggio.
Molto probabilmente si è trattato di un tentativo di trascinare gli Stati Uniti nella guerra dei Sei Giorni.
Gli israeliani infatti sapevano benissimo che si trattava di una nave americana, essi hanno deliberatamente cercato di affondarla allo scopo di incolpare gli egiziani, come emerge dai seguenti elementi:
1. La USS Liberty aveva una enorme bandiera degli Stati Uniti nuova di zecca delle dimensioni di 1,5 x 2,5 metri; date le favorevoli condizioni meteo era impossibile non vederla. Dopo che la prima bandiera era stata distrutta dalle incursioni aeree, l'equipaggio l'aveva sostituita con una altra di dimensioni maggiori (2 x 4 metri) che era rimasta a sventolare per tutta la durata dell'attacco.
2. La USS Liberty aveva un profilo unico e non somigliava ad alcuna altra nave, poiché era dotata delle antenne radar più grandi del mondo per una nave.
3. Era contraddistinta da numerazione e colori tipicamente americani.
4. I piloti israeliani avevano messo fuori uso i sistemi di comunicazione della nave ed in particolare il segnale radio di emergenza che viaggiava su una frequenza utilizzata unicamente dalle navi della VI Flotta, alla quale essa apparteneva.
5. Durante l'attacco gli israeliani hanno utilizzato aerei e torpediniere privi di contrassegni.
6. Recentemente sono state declassificate trascrizioni di comunicazioni radiofoniche tra le forze israeliane di attacco ed il controllo di terra che dimostrano che, per almeno tre volte, un pilota di caccia ha identificato la nave come americana ed ha chiesto se il controllo di terra era sicuro che doveva attaccare. Il controllo di terra ha sempre risposto di sì: doveva attaccare la nave.
7. Le torpediniere israeliane avevano sistematicamente distrutto le scialuppe di salvataggio della USS Liberty non appena venivano calate in mare (si tratta di un crimine di guerra).
8. L'unica ragione per cui gli israeliani non affondarono la nave ed uccisero tutto il suo equipaggio è perché un marinaio riuscì a riparare una delle antenne, prendendosi alcuni proiettili per questo, permettendo così l'invio di un SOS alle altre navi della VI Flotta.
9. In seguito gli israeliani affermarono di aver scambiato la USS Liberty per la nave egiziana El Quseir. Tuttavia la El Quseir in quei giorni si trovava fuori servizio nel porto di Alessandria, inoltre era quattro volte più piccola della Liberty con la quale praticamente non aveva alcuna somiglianza.
10.Il presidente americano Lyndon Johnson riteneva che l'attacco fosse stato intenzionale e fece trapelare questa sua opinione al giornale Newsweek.
Anche altre figure americane di alto livello sono della stessa opinione:
"Non sono mai stato soddisfatto della spiegazione israeliana .... Attraverso i canali diplomatici ci siamo rifiutati di accettare le loro spiegazioni. Io non gli ho creduto allora, e non gli credo neanche oggi. L'attacco è stato scandaloso." (Dean Rusk, Segretario di Stato americano)
"Le autorità israeliane hanno successivamente chiesto scusa per l'incidente, ma pochi a Washington potevano credere che la nave non era stata identificata come un vascello americano .... Devo ancora capire perché si è ritenuto necessario attaccare questa nave e chi ha ordinato l'attacco. " (Richard Helms, capo della C.I.A.)
"Ci sono prove convincenti che l'attacco di Israele era un tentativo deliberato di distruggere una nave americana e uccidere il suo intero equipaggio." (Ammiraglio Thomas Moorer, comandante delle Naval Operations ed in seguito Presidente del Joint Chiefs of Staff)
Nel 2003 l'Ammiraglio Thomas H. Moorer, ex presidente del Joint Chiefs of Staff, ha presieduto un'indagine non governativa sull'attacco alla USS Liberty.
La commissione, che comprendeva il Generale dei Marines Raymond G. Davis, il Controammiraglio Merlin Staring, l'ex Giudice Avvocato Generale della Marina, ed ex ambasciatore degli Stati Uniti in Arabia Saudita James E. Akins, ha ritenuto Israele colpevole ed ha suggerito diverse teorie per le sue eventuali motivazioni, compresa quella di attribuire l'azione all'Egitto e trascinare così gli Stati Uniti nella guerra dei Sei Giorni.
Infatti il presidente Lyndon Johnson aveva inviato aerei da combattimento dotati di armi nucleari e pronti a sganciare bombe atomiche sul Cairo, la capitale dell'Egitto. Gli arei furono richiamati solo all'ultimo minuto, quando Johnson si rese conto che a sparare sulla USS Liberty erano stati gli israeliani e non gli egiziani.
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