L’origine del cratere viene attribuita all'impatto con una meteora, ma l'enorme bolide che avrebbe dovuto provocarlo, nonostante gli estenuanti scavi condotti per la sua ricerca, non è mai stato trovato. Il Presidente Roosevelt in persona autorizzò una Società mineraria che si doveva occupare della ricerca del bolide celeste che avrebbe provocato il cratere senza tuttavia giungere ad alcun risultato.
Allo sfortunato imprenditore, che ha dedicato gran parte della sua vita a cercare il meteorite fantasma, la NASA ha dedicato il nome di un cratere lunare. Oggi una compagnia privata custodisce il sito con recinzioni e guardie armate assicurando l'inviolabilità del luogo.
A poche centinaia di chilometri da Phoenix, in Arizona, vicino alle incredibili bellezze naturali del Grand Canyon, un mistero continua a sfidare la scienza e la storia.
Siamo all'interno delle antiche terre della nazione Navajo. Qui si trova il cosiddetto Meteor Crater, il grande cratere che tutti i libri di astronomia riproducono quando vogliono mettere in evidenza la selvaggia e terribile bellezza dei fenomeni celesti che coinvolgono il nostro pianeta.
Dall'immensa pianura che si perde a vista d'occhio, lungo l'Interstate 40 tra Flagstaff e Winslow, non si vede granchè dato che il bordo del cratere si alza solo per poche decine di metri confondendosi con una delle tante collinette che si perdono nella vastità del paesaggio.
Un cratere da impatto del Canada nella sua consueta forma circolare.
Ma dall'alto la visione diviene impressionante per la forma e le dimensioni che il cratere rivela inaspettatamente di possedere.
Le sue proporzioni sono veramente notevoli: le diagonali di circa 1 chilometro e mezzo, con un perimetro di circa 5, per una profondità di almeno 200 metri.
Gli indiani lo consideravano un luogo sacro da millenni ed era al centro dei loro culti esoterici. Molte leggende Hopi e Navajo testimoniano l'importanza del luogo sul piano culturale e spirituale.
Oggi il luogo è di proprietà di una società privata, recintato, e strettamente sorvegliato da guardie armate. Al cratere si può accedere solo attraverso una balconata che si protende sull'impressionante precipizio alla modica cifra di 13 dollari.
Ovviamente non esiste più alcun richiamo alla tradizione indiana, esiste solamente una sorta di tempio alla curiosità astrofisica del fenomeno celeste che rappresenta.
Ma il senso del mistero che possiede il Meteor crater non è stato possibile sconfiggerlo, esso c'è ancora e si sente palpabile e indiscutibile.
Cosa ci fanno le guardie armate? Perché il governo federale ha favorito la cessione a questa compagnia privata di un bene che dovrebbe essere pubblico come tutti gli altri parchi e curiosità naturali del territorio americano?
La prima descrizione del cratere nella storia dei bianchi colonizzatori del "nuovo mondo" è del 1871. Il sito venne subito identificato come un vulcano e gli venne dato il nome di Cono Bute.
Ma l'idea della natura vulcanica del cratere non convinse molto a lungo e si fece presto largo l'ipotesi di una origine conseguente ad un impatto meteorico.
Nel 1902 l'ingegnere Moreau-Barringer di Philadelphia, convinto di trovare una grande massa ferrosa da utilizzare industrialmente, chiese e ottiene una concessione di sfruttamento minerario dal governo americano. La concessione fu firmata addirittura dall'allora presidente Teodoro Roosevelt in persona e non si comprende per quale motivo venne attuata questa prassi inusuale per l'ordinaria amministrazione statunitense.
L'ingegnere Barringer diede quindi vita alla Standard Iron Company e iniziò i lavori di sondaggio del fondo del cratere alla ricerca della enorme massa ferrosa che doveva averlo provocato.
Tuttavia contro ogni aspettativa i sondaggi non portano ad alcun risultato: la massa ferrosa del presunto meteorite non si trovò.
Sul fondo del cratere venne rilevato solamente un cospicuo strato di bianca sabbia, simile al talco, che è alquanto comune in altri luoghi della zona...
Nel 1909, dopo 28 inutili sondaggi che avevano raggiunto i 600 metri di profondità, i lavori vennero sospesi. All'inizio della prima guerra mondiale venne fatto ancora qualche tentativo che non porto' però ad alcun risultato auspicato.
I tentativi cessarono nel 1929 con la grande depressione economica USA che porto' alla chiusura definitiva della Standard Iron Company.
L'ingegnere Barringer morì qualche anno più tardi senza aver ottenuto nulla di concreto dalla sua impresa, oltretutto fallita clamorosamente anche sul piano economico.
Tuttavia il governo americano oggi gli tributa egualmente un particolare riconoscimento, destinando il suo nome addirittura ad un cratere sulla Luna. Privilegio alquanto inusuale e eccezionale secondo la prassi di lavoro della comunità scientifica internazionale che preferisce solitamente l'attribuzione di nomi di personaggi storici. Per quale merito Barringer, nonostante il suo fallimento scientificoe economico, ha infranto la consuetudine?
Il mistero si accentua...
Da millenni, il Meteor Crater ha influito sulla cultura delle popolazioni indiane che hanno abitato questa regione del continente nord-americano. Del resto è inevitabile che i fenomeni naturali abbiano da sempre inciso sull'immaginativo umano soprattutto presso i primi uomini che nella loro ingenuità erano testimoni e cronisti sprovveduti.
Così è successo per il fenomeno delle stagioni, dell'alternarsi del giorno e della notte, dei temporali, dei vulcani e del fuoco.
L'incapacità di dare una spiegazione razionale dei fenomeni ha però portato alla percezione del "mondo magico" e della consapevolezza dell'atto di esistenza individuale che l'ordinario con i suoi bisogni pratici e oscuri tende a soffocare. Elementi che hanno portato all'intuizione di un "segreto", causa e ragione della vita nell'universo.
La distesa del deserto intorno al "Meteor crater"
L'interpretazione religiosa a posteriori dei fenomeni naturali ha portato all'antropomorfizzazione dei fenomeni stessi, visti come la manifestazione di divinità poste a custodia del segreto, nel tentativo di stabilire un ponte interattivo e didattico tra l'uomo e le forze del cosmo.
Il fuoco, ad esempio, elemento rivoluzionario per l'evoluzione della civiltà umana, venne associato ad un dono degli dei del cielo per aiutare gli uomini. Questo concetto fu poi associato a sua volta alla caduta delle grandi meteore come manifestazione evidente della presenza degli dei celesti.
In questa prospettiva va notato come, su tutto il pianeta, miti e leggende parlano in effetti di divinità antropomorfe discese dal cielo per portare conoscenza agli uomini e per colonizzare popoli semiumani da cui far nascere grandi civiltà. I Maya e gli Aztechi festeggiavano con la comparsa mattutina di Venere l'arrivo degli dei celesti che avevano originato l'uomo e la loro stessa civiltà.
Possiamo citare il mito di Fetonte, quello della caduta del carro solare presso la città di Torino, che secondo Platone trattava di un grande corpo celeste caduto sulla Terra, o l'antica divinità cinese che discese dal cielo con i suoi servitori di metallo per creare una civiltà nella remota Cina.
Come presso molti altri popoli, queste entità mitiche e benefattrici erano conosciute anche presso gli antichi abitanti del territorio del Meteor Crater e ancora oggi presso gli Hopi e i Navajo vengono ricordati e celebrati con il nome di Katchina. Una sorta di spiriti intermediari tra l'uomo e le forze della natura.
La caduta delle grandi meteore sembra segnare le tappe dell'umanità. Una meteora liberò il mondo dai grandi rettili per far posto all'uomo e secondo i miti una brillante cometa cadde sul luogo in cui nacquero Zoroastro, Mithra e lo stesso Cristo.
Probabilmente con la stessa incidenza anche l'evento preistorico che diede forma al Meteor Crater non mancò di essere notato dalle popolazioni esistenti allora sul nostro mondo.
Forse, tanto da sollecitare la traversata dello stretto di Bering per vedere cosa era accaduto, per cercare una magica porta che portasse fuori dal sogno, quella porta già cercata inutilmente alla base di ogni arcobaleno.
Non c'è da meravigliarsi se la caduta del meteorite dell'Arizona fu avvertito nella lontana Asia.
Ad esempio il tuono e la luce dell'esplosione della meteorite della Tunguska, di dimensioni molto contenute, caduta nel 1908 in Siberia, fu avvertita da Mosca fino a Londra... Se si considera che per creare il Meteor Crater si stima l'uso di una energia pari a mille bombe H, ciascuna eguale a quella di Hiroshima, si può pensare che l'evento fu sicuramente in grado di essere avvertito ben più in là dei limiti continentali del territorio nordamericano...
Le migrazioni successive possono poi aver consolidato la fama sacra del luogo e devono aver favorito il passaggio di informazioni, attraverso lo stretto di Bering, sino alle popolazioni dell'Asia centrale creando un vero e proprio culto e richiamando masse sul nuovo continente.
Forse, incuriositi dall'evento, sullo stretto di Bering, ancor prima degli uomini, ci passarono per primi i sauri. Il caso vuole che proprio nelle zone intorno al Meteor Crater si trovino ancora oggi le impronte fossili di piccoli sauri. Quelli, per la cronaca, che avevano la nostra statura, camminavano eretti e avevano cinque dita con il pollice apparentemente opponibile.
Proprio nell'area geografica dove giganteggia il Meteor Crater ebbe origine la cultura misteriosa degli Anasazi, gli Antichi, così come sono chiamati oggi dagli Hopi e dai Navajo, i loro attuali naturali discendenti storici.
Gli Anasazi erano un popolo particolare, costruttori di città e custodi di conoscenze matematiche, astronomiche e mistiche. La loro scomparsa costituisce un mistero. Da un giorno all'altro, abbandonando suppellettili e attrezzi da lavoro, scomparvero nel nulla lasciando gli attuali archeologi di fronte ad un mistero inesplicabile. Tanto più che rappresenta un fenomeno comune anche per altre popolazioni di antiche città Maya e Azteche.
Come si è detto, oggi la loro eredità è stata rilevata dal popolo degli Hopi e dei Navajo che la continuano attraverso leggende, danze rituali e dipinti simbolici.
In proposito va ricordato che l'esoterismo degli Anasazi è particolarmente interessante per molti risvolti e non fa che accrescere il senso di mistero che aleggia intorno a questa terra.
Gli Anasazi conoscevano il concetto metafisico di Wakan-Tanka, considerato come la rappresentazione della natura segreta dell'esistenza, poi erroneamente tradotto dai gesuiti con il nome di Grande Spirito, e praticavano una forma di meditazione come mezzo di conoscenza di Wakan-Tanka stesso. Essa era contemporaneamente una sorta di preghiera e di pratica interiore per la conquista spirituale dell'uomo.
L'Autore sul bordo dell'immenso cratere.
Ma ciò che rappresenta ancora più un mistero sono le apparenti radici che sembrano essere in comune con i popoli del vecchio continente. Esistono infatti similitudini tra l'esoterismo Anasazi e quello druidico che suggeriscono una identità segreta in comune tra i popoli dei due mondi, apparentemente lontani geograficamente e senza possibilità di comunicazione.
Possiamo citare il caso del "torch", un braccialetto dell'artigianato Navajo che è identico a quello indossato dagli antichi guerrieri celti. Possiamo citare il caso della "medicine wheel" e il parallelo simbolismo con la croce celtica. La comunanza di forme e simbolismi non trova alcuna spiegazione.
Una antica leggenda dei Navajo, eredi degli Anasazi, narra di un dio barbuto dal respiro caldo, che era disceso dal cielo proprio dove oggi vi è il Meteor Crater. Un dio che ricorda un altro mito di un dio barbuto colonizzatore, Quetzalcoatl, il dio-serpente piumato.
La leggenda racconta che il dio disceso tra gli antenati dei Navajo di giorno viveva tra gli uomini e di notte, accompagnato da una luce accecante e da un rumore assordante, scendeva nel cratere per chiudersi nel sottosuolo.
Una narrazione più o meno identica a quella relativa al dio colonizzatore Oannes che era sceso tra i popoli mesopotamici. Di giorno viveva tra gli uomini insegnando le arti e le scienze e di notte si ritirava nel mare.
Ci fu chi interpretò questa leggenda come la descrizione poetica dell'impatto meteorico avvenuto nel passato. Se così era stato, si stimò che l'evento celeste che formò il Meteor Crater, messo in relazione al tempo di presenza sul territorio del gruppo etnico dei Navajo, doveva aver avuto luogo appena poche migliaia di anni prima.
Tuttavia le analisi dei resti di vegetazione dentro e intorno al cratere, eseguite con il metodo del Carbonio 14 hanno portato a stimare l'età di formazione del Meteor Crater in un epoca non inferiore ai 50000 anni. Inoltre la stessa indagine ha portato a valutare che le rocce della zona si sono formate in un tempo dell'ordine di milioni di anni.
E' evidente che l'evento è molto più antico di quanto si possa immaginare.
Ma come accettare che in questo enorme lasso di tempo si sia potuto tramandare la leggenda sino a giungere ai Navajo? I Navajo dovevano averla ricevuta dagli Hopi e questi prima ancora dagli Anasazi. Ma quanto erano antichi i primi cronisti del fenomeno celeste? Un conto che si perde nelle centinaia di milioni di anni. E l'uomo non sembra essere così antico.
E' un caso molto simile a quello relativo al mito di Fetonte che si riferiva, secondo la rivelazione di Platone, alla caduta di un corpo celeste nella zona del nord-ovest dell'Italia in epoca primordiale, prima che comparisse l'uomo, ma di cui tuttavia ci è giunta egualmente la sua cronaca impossibile attraverso il mito.
Molto probabilmente, come sul continente europeo, anche su quello americano esiste una antica tradizione in grado di trasmettere informazioni attraverso il tempo al di là del limite delle culture storiche. Nel "dreamtime" tutto è possibile...
Ma gli interrogativi e il mistero intorno al Meteor Crater sembrano non fermarsi mai. Ad esempio, cosa si può dire concretamente in proposito della reale natura del Meteor Crater stesso?
Le fonti ufficiali parlano di una origine meteorica del cratere e solitamente esso viene descritto dai testi di forma circolare, come ci si aspetta ovviamente che sia la forma di un cratere. Tuttavia esiste un paradosso che può mettere in discussione questa tesi.
A parte il fatto che non si trova la meteora che l'avrebbe dovuto produrre, se si osserva il Meteor Crater dall'alto si ha la sorpresa di constatare che questo non è affatto circolare come ci si aspetta, ma bensì è di forma inequivocabilmente quadrata.
Se ci soffermiamo a considerare come tutti i crateri, vulcanici e meteorici, sia sul nostro pianeta che sulla Luna, e possiamo aggiungere anche nell'intero sistema solare, sono sempre di forma circolare, viene da chiederci quale sia la vera natura del Meteor Crater. Valutando che nonostante gli sforzi tecnologici sinora effettuati non è stata trovata traccia di alcun corpo meteorico e che i reperti meteorici, una sorta di tectiti stranamente magnetiche, sono stati trovati non dentro, ma all'esterno del cratere, viene da chiederci in quale strana e particolare categoria debba essere incluso il fenomeno del Meteor Crater.
Negli anni '60 la NASA ha condotto dei lunghi rilevamenti sul fondo del cratere. Ufficialmente si è trattato di un training per gli astronauti di Apollo 11, l'equipaggio che poi sbarcò sulla Luna. Ma sul fondo del cratere ancora oggi si possono vedere strutture e recinzioni metalliche che nulla sembrano avere a che fare con la missione lunare.
Si vedono le tracce degli scavi fatti dalla NASA al fianco di quelli effettuati dai primi pionieri che cercavano il ferro della meteorite che non c'era.
Scavi che ricordano quelli fatti, sempre dalla NASA, negli anni '70 all'interno del grande vulcano spento, sull'Isola di Pasqua. Un vulcano che era noto presso gli indigeni dell'isola per il suo carattere sacro e per le strane apparizioni notturne di corpi celesti luminosi e dai colori cangianti.
A quel tempo, allo scopo ufficiale di dover installare dentro al cono vulcanico una stazione di rilevamento dei satelliti, fu calato un escavatore insieme ad una équipe di archeologi.
Inutile dire che anche allora il perimetro del cratere era recintato e guardato a vista da guardie armate....
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