Le variazioni climatiche che si sono avvicendate sul nostro Pianeta nel corso di milioni di anni, hanno trasformato più volte i nostri continenti. Pensiamo ad esempio ad una delle zone più aride della Terra, il deserto del Sahara. Dovete sapere che le variazioni nelle dinamiche dei monsoni hanno più volte reso il Sahara una terra verdeggiante con grandi distese a savana, come è stato dimostrato da carotaggi marini in cui erano presenti sedimenti di indubbia origine fluviale, effettuati al largo dalla costa atlantica e mediterranea dell’Africa occidentale.
Il più recente e meglio documentato, tra questi periodi di fertilità dell’attuale grande deserto, risale a un’epoca compresa fra 11.700 e 5.000 anni fa. Di recente, al largo delle coste della Mauritania, lungo il margine occidentale del Sahara, è stato identificato un imponente canale sottomarino (Timiris Canyon) più di 400 chilometri. Queste strutture si formano in genere in corrispondenza delle foci di grandi fiumi.
Per identificare l’antica presenza di un simile fiume, i ricercatori che hanno condotto lo studio in proposito, Charlotte Skonieczny e colleghi, hanno chiesto il supporto dell’Agenzia spaziale giapponese per sondare l’area con il radar PALSAR a bordo del satellite ALOS. Lo strumento PALSAR è un sensore a microonde in grado di penetrare per diverso metri di profondità nel suolo, specie se è formato da materiale con particolari caratteristiche elettriche, come la sabbia eolica, e stabilire così le caratteristiche geologiche del terreno.
afr1Ebbene, i risultati sono stati sorprendenti. Grazie allo strumento si è andato disegnando la traccia di un antico grande fiume, che un tempo bagnava il Sahara occidentale, fluendo dal massiccio dello Hoggar in Algeria fino alle coste atlantiche della Mauritania, era lungo oltre 500 chilometri e aveva un bacino idrico paragonabile a quello dell’attuale fiume Niger. Il confronto fra questi dati e analisi e datazione dei sedimenti scoperti nel Timiris Canyon ha permesso di ricostruire parzialmente le vicende di questo fiume, che negli ultimi 250.000 anni ha bagnato il Sahara occidentale per almeno nove volte.
I risultati, scrivono gli autori, possono avere anche importanti implicazioni per la comprensione non solo dei passati climi del continente africano, ma anche di quelli futuri.
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