Pasolini: Il video è una terribile gabbia
"Secondo me la televisione è più forte di tutto questo e la sua mediazione ho paura che finirà per essere tutto. Il potere vuole che si parli in un dato modo ed è in quel modo che parlano gli operai appena abbandonano il mondo quotidiano, familiare o dialettale in estinzione."
Secondo me la televisione è più forte di tutto questo e la sua mediazione ho paura che finirà per essere tutto. Il potere vuole che si parli in un dato modo ed è in quel modo che parlano gli operai appena abbandonano il mondo quotidiano, familiare o dialettale in estinzione. In tutto il mondo ciò che viene dall’alto è più forte di ciò che si vuole dal basso, non c’è parola che un operaio pronunci in un intervento che non sia voluta dall’alto; ciò che resta originario nell’operaio è ciò che non è verbale, per esempio la sua fisicità, la sua voce, il suo corpo. La ferocia era terribile e all’antica; i campi di concentramento dell’Urss, la schiavitù nelle democrazie orientali, l’Algeria. Questa ferocia all’antica naturalmente permane, ma, oltre a questa vecchia ferocia c’è la nuova ferocia che consiste nei nuovi strumenti del potere: una ferocia così ambigua, ineffabile, abile, da far si che ben poco di buono resti in ciò che cade sotto la sua sfera. Lo dico sinceramente, non considero niente di più feroce della banalissima televisione. Io da telespettatore la sera prima e una infinità di sere prima, le mie sere di malato, ho visto sfilare in quel video dove essi erano ora una infinità di personaggi, la corte dei miracoli d’Italia e si tratta di uomini politici di primo piano. Ebbene: la televisione faceva e fa di tutti loro dei buffoni, riassume i loro discorsi facendoli passare per idioti, con il loro sempre tacito beneplacito.
Il video è una terribile gabbia che tiene prigioniera dell’opinione pubblica, servilmente servita per ottenere il totale servilismo, l’intera classe dirigente italiana. Tutto viene presentato come dentro un involucro protettore, con il distacco e il tono didascalico di cui si discute di qualcosa già accaduta, da poco magari, ma accaduta.
Da “La voce di Pasolini” di Matteo Cerami e Mario Sesti
http://www.infinitafollia.it/
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