Migrazioni di massa come arma geopolitica
“Annegheremo l’Europa con una marea di migranti”, questa era stata la minaccia chiara e concisa che aveva lanciato alcuni mesi fa lo Stato Islamico. Una affermazione che non si è saputa o non si è mai voluta prendere sul serio ma che disgraziatamente sembra divenire realtà.
I media europei hanno battezzato questa come la più grande “crisi migratoria” cui abbiamo assistito dalla Seconda Guerra mondiale, una tragedia umanitaria che avuto la sua origine immediata nell’arrivo massiccio in Europa di popolazioni provenienti da diversi paesi e diverse aree geografiche (Africa, Medio Oriente e Asia centrale), per la maggior parte di osservanza mussulmana sunnita con una diversa estrazione secondo i paesi di provenienza.
In realtà dietro questa “crisi migratoria” sembra esserci molto di più: una strategia pianificata di destabilizzazione di alcuni paesi europei con l’utilizzo dell’arma delle migrazioni di massa. Alcuni lo avevano previsto ma erano rimasti inascoltati. Vedi: Immigrazione di massa come arma letale del mondialismo
I problemi generati dall’arrivo di queste masse di migranti e profughi sono diversi e gestiti in modo disuniforme da ogni paese dove il fenomeno si sta verificando: a Calais le autorità francesi e reagiscono in modo diverso da come si comportano le autorità italiane, che non si limitano ad attendere gli sbarchi sulle coste della Sicilia e Calabria ma inviano le navi militari (italiane e di altri paesi secondo la missione Triton) a soccorrere i migranti anche a poche miglia dalle coste libiche. Sembra che il governo italiano voglia obbedire per primo e senza esitare ad una precisa direttiva di Bruxelles e dell’ONU con la benedizione anche del Varicano e l’approvazione del FMI.
Diverse le caratteristiche del fenomeno dell’immigrazione che attraversa la Grecia e si dirige verso i Balcani: una ondata improvvisa quanto inaspettata che ha colto di sorpresa le autorità greche, impreparate a fare fronte al fenomeno delle masse di migranti che hanno poi attraversato la Macedonia, un piccolo paese incastonato tra Grecia, Serbia ed Albania, per arrivare quindi in Serbia e , attraverso questa, premere sull’Ungheria in prospettiva di una destinazione verso il nord Europa (Germania e Svezia).
Sono diverse anche le motivazioni che sospingono queste masse a muoversi con destinazione l’Europa, dai siriani che scappano da una guerra, agli Afghani, ai libici e pakistani che sono in genere migranti economici.
In Macedonia risulta che una buona parte dei migranti mussulmani ha rifiutato di ricevere gli aiuti della Croce Rossa divisi in pacchetti ove viene riportato il simbolo della croce, un episodio che può essere considerato sintomatico.
Vedi: youtube.com/watch
Vedi: abc.es/internacional
Altrettanto sintomatico il fatto che sono stati indivuduati alcuni jihadisti mescolati ai profughi, in particolare in Grecia dove la polizia greca ha arrestato il comandante yihadista Laith al Saleh, già segnalato da tempo, come anche accaduto in Ungheria, dove sono stati arrestati due jihadisti fra i profughi arrivati in quel paese. Sarà un caso o una precisa conferma di quanto da tempo avvertiva l’intelligence di vari paesi europei, circa la possibile presenza di elementi terroristi confusi fra le masse di profughi di provenienza dal Medio Oriente e dalla Libia? In particolare era stato lanciato un allarme anche da Miroslav Lazansky, un esperto dei servizi di intelligence della Serbia, un paese che, per la sua posizione, risulta particolarmente esposto alle infiltrazioni jihadiste dall’esterno.
In effetti proprio i Balcani sono la parte più esposta dell’Europa a questi movimenti migratori e la regione d’Europa dove, per secoli, le migrazioni di popolazioni arrivate dall’esterno hanno provocato una grande instabilità geopolitica. La Storia sta lì a dimostrarlo.
Questo aiuta a capire la cautela, il rigetto e la preoccupazione che avviene in questi paesi balcanici di fronte a questo fenomeno che si collega al crescente irridentismo e nazionalismo di matrice islamica che avviene in Albania, paese da dove sono partiti già molti volontari per la Jihad in Siria. Nei Balcani è avvertita la minaccia di un espansionismo su base religiosa e nazionalista dell’Albania (la “Gran Albania”) che potrebbe minacciare e destabilizzare i paesi vicini come la Macedonia, il Montenegro, la Serbia e la stessa Grecia.
Non è esattamente la stessa cosa parlare di movimenti migratori in un caffè di Parigi o di Milano, piuttosto che in una piazza di Podgorica o in un trattoria di Skopjie. La memoria storica non si cancella molto facimente neppure dopo generazioni.
Non sarebbe difficile prevedere le conseguenze della installazione di grandi campi profughi in paesi piccoli come la Macedonia ed il Monmtenegro o la stessa Serbia, dove si concentrerebbe un numerosa popolazione mussulmana sunnita, in buona parte di provenienza siriana ma anche arrivata dal Pakistan, dall’Afghanistan ed altri paesi asiatici.
Non è un mistero che, nei campi profughi per i siriani presenti in Turchia, le autorità turche, dimostratesi complici e conniventi con l’ISIS, attraverso i servizi di intelligence, abbiano reclutato ed addestrato molti dei profughi siriani, sunniti ed ostili al regime laico dell’alawita Bashar al-Assad.
Il fattore religioso, dell’islamismo sunnita radicale, attualmente rappresenta una bomba ad orologeria pronta ad esplodere, un fattore che sta destabilizzando nella fase odierna il Medio Oriente ma che potrebbe rappresentare una componente esplosiva anche in molti paesi europei.
La Turchia, il regime di Erdogan e la sua mania di espansione neo ottomana, favorita per motivi geopolitici dalla politica di Washington, non è estranea a quello che sta accadendo nei Balcani come non è estranea ai conflitti in Siria ed in Iraq.
Al contrario di è dimostrata la assoluta complicità di Erdogan e della autorità turche con i gruppi terroristi che operano in Siria ed in Iraq. E’ stato comprovato che sono state le autorità turche a permettere il transito e l’infiltrazione in Siria di un esercito di mercenari, teroristi jihadisti, che hanno potuto passare il confine turco siriano e sono stati anche riforniti di armi, munizioni ed equipaggiamenti dall’Esercito turco. Si calcola che siano stati almeno 60.000 i miliziani jihadisti (provenienti da vari paesi) transitati attraverso la Turchia e centinaia di camions che hanno viaggiato dalla Turchia, precisamente dalla città Batman (Turchia), alla Siria ed alla città irachena di Mosul per portare rifornimenti allo Stato Islamico (un tragitto di circa 340 Km.). Sullo stesso tragitto sono transitati per mesi centinaia di Tir in direzione inversa per portare il petrolio, estratto dai pozzi in Iraq e Siria sotto controllo dell’ISIS, per venderlo ad intermediari turchi e finanziare così lo Stato Islamico (dai 7 ai 10 milioni di dollari al giorno).
Naturalmente le forze statunitensi e quelle della “coalizione antiterrorista” determinata a combattere lo Stato Islamico (come dichiarato fermamente da Obama) che dovrebbe operare in quella regione contro l’ISIS, non hanno nè visto nè sentito nulla: i satelliti forse erano spenti, i droni erano a riposo, le sentinelle americane ubriache di Whisky a go go e intontiti dalle tante prostitute turche esperte nella “danza del ventre”. Quegli ufficiali e soldati USA sarebbero ottimi soggetti per la sceneggiatura da film comico.
La Turchia è il principale stato (oltre ad Israele) a beneficiarsi del caos creato in Siria ed in Iraq ed è il paese che, oltre ogni ragionevole dubbio, ha sospinto le masse di rifugiati dai campi profughi a trasferirsi verso la Grecia e l’Europa, secondo un piano determinato e (probabilmente) concordato con l’Amministrazione Obama. Tutto avviene nello stesso momento come per un segnale convenuto. Erdogan svolge per conto di Washington il “lavoro sporco” che qualcuno doveva fare, fingendo possibili frizioni con gli americani che sono parte del gioco e del ruolo assegnato.
Washington ha mobilitato le sue ONG, quelle con “fini umanitari” per finanziare l’installazione di campi profughi nei paesi dei Balcani e tutto viene coordinato, secondo le informazioni pervenute, dall’Ambasciata USA a Belgrado. Sarà un caso che gli USA sono interessati a far recidere i rapporti troppo stretti della Serbia con la Russia e portare nell’orbita atlantista i paesi come Macedonia e Montenegro.
Inoltre esiste una nformativa dei servizi di intelligence austriaci che hanno appurato la presenza di ONG anglosassoni che provvedono a finanziare il trasferimento di masse di persone dai paesi dell’Africa sub sahariana verso la Libia e da lì ad imbarcarsi verso l’Italia. Anche questo sarà un caso? Una coincidenza?
In altri termini esiste una pianificazione del fenomeno migratorio verso l’Europa e qualcuno, ad alti livelli, sembra interessato a che si verifichi una destabilizzazione sociale in alcuni paesi europei.
Tutto naturalmente favorito dalla Germania della Angela Merkel, stretto alleato di Washington, che ha lanciato l’inaspettato appello all’accoglienza per tutti i siriani, da poter utilizzare come mano d’opera qualificata a basso costo nelle fabbriche tedesche. All’appello si sono uniti naturalemte anche Hollande e Cameron, tutti assieme come se avessero ricevuto una chiamata nello stesso momento ed hanno provveduto a modificare di colpo le loro posizioni “intransigenti” verso l’immigrazione. Chissà perchè!
Non poteva mancare la grande campagna mediatica impostata sul pietismo e sulla foto del povero bimbo affogato dalla costa Turca, per convincere della necessità di accogliere le mase di migranti, dello sforzo umanitario da sostenere, le “risorse” costituite dagli immigrati, l’integrazione necessaria, “tutti dobbiamo concorrere”,ecc.. “Aprite le vostre case”, ha tuonato il Papa. Poi magari si verifica qualche caso di cromnaca nera come accaduto a Palagonia e per un pò si cerca di ridimesionare.
Non è possibile prevedere quì tutte e quali siano le finalità geopolitiche di questa campagna ma non sarebbe difficile analizzarne le cause ed il fatto che tutto l’apparato dei media si sia mosso per favorirla, oltre che dagli USA, il massimo artefice del caos nei paesi del Medio Oriente e dell’Africa, si facciano le “prediche” agli europei, sostenendo che il fenomeno migratorio sia destianto a durare per almeno venti anni, tutto questo lascia pensare che ci siano centrali di potere e forze molto possenti che sospingono questo fenomeno che non mancherà di avere presto le sue conseguenze sui paesi europei.
- di Luciano Lago –
Fonte: Controinformazione
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