Giovanni Mercurio da Correggio, il profeta che inventò il Rinascimento.
Giovanni Mercurio da Correggio fu un misterioso personaggio vissuto nella seconda metà del XV secolo. Viveva a Bologna, con moglie e 5 figli ma usava comparire all’improvviso in numerose città, italiane e non, atteggiandosi a profeta ermetico. La sua performance più famosa resta quella romana della domenica delle Palme del 1484, l’11 di aprile, dove Mercurio inscenò la prima di una serie di rappresentazioni di grande effetto.
Si presentò a Roma, con numerosi suoi seguaci, indossandodei calzari alati ed una corona di spine. A cavallo di un asino percorse la capitale sostenendo di essere sceso dal cielo, di essere figlio di Dio e di chiamarsi Pymander, la più alta manifestazione di Gesù Cristo. Predicava e distribuiva fogli stampati in cui c’era l’annunciazione di un nuovo Rinascimento. Mercurio fu probabilmente il primo ad inventare il termine Rinascimento. Dopo aver depositato degli oggetti d’oro sul trono di Pietro, se ne tornò a Bologna sano e salvo. Il parallelo con l’entrata di Cristo a Gerusalemme, che secondo le scritture stava ad indicare il Messia, era perfetto.
Nel 1486 Mercurio riapparve nelle Firenze di Savonarola e qualche tempo dopo a Cesena, Lucca, di nuovo a Firenze (nel 1492) e a Lione. Fu imprigionato diverse volte ma fu sempre liberato dopo poco tempo.
Giovanni Mercurio, che sembra fosse un uomo del popolo senza particolare istruzione ma che, secondo i suoi seguaci, conosceva tutte le cose che un mortale poteva conoscere, era estremamente famoso all’epoca ed aveva un grande seguito. Tra questi anche un colto umanista, Lodovico Lazzarelli, che lo indicò come il nuovo e divino profeta. Lazzarelli fu l’autore del “Crater Hermetis”, testo di ermetismo tradotto e diffuso in tutta Europa e che Lazzarelli dedicò a Giovanni Mercurio, sua guida spirituale e “padre”.
Il Crater Hermetis è una sorta di meditazione sul significato del Corpus Hermeticum di Ermete Trimegisto che era stato tradotto da Marsilio Ficino nel 1463 su richiesta di Cosimo de’ Medici. Con Marsilio Ficino e Pico della Mirandola, Lazzarelli tentò una fusione tra la tradizione ermetica ed il cristianesimo.
Un secondo letterato seguace di Mercurio fu Carlo Sosenna, lettore dell’Università di Ferrara ed autore di un commento ad un sonetto di Mercurio. Ulteriori notizie le abbiamo da Trithemius, un dotto ermetico, che ci riporta la sua apparizione a Lione alla fine quindicesimo secolo.
Trithemius scrisse: “Una volta egli confessò che era versato in tutta la conoscenza del mondo, capiva tutti i misteri della cose naturali, era capace di scoprire il profondo significato delle scritture e conosceva ogni cosa che un uomo mortale potesse conoscere.”
In ultimo vi è la testimonianza di Abraham Farissol (1452-1528 c.a.), un ebreo errante, cantore, educatore, scrittore, che, dopo aver viaggiato in lungo ed in largo per l’Italia si stabilì a Ferrara. Egli scrisse, in ebraico, i dialoghi tra lui stesso e due teologi cristiani, tenuti alla corte del duca di Ferrara Ercole I, tra il 1487 ed il 1490.
In questo resoconto Farissol scrive: “Ho visto di persona nella mia città un uomo che aveva una grande celebrità a quel tempo e che era uso recarsi a pregare in molte città dei gentili, esaltando se stesso come vero profeta. Egli diceva di essere ispirato dallo Spirito Santo, professava di interpretare la Torah e chiamava se stesso figlio di Dio, di Mercurio Trimegisto, di Enoch e di Matusalemme. I suoi scolari lo seguivano ciecamente anche quando fu imprigionato a Roma, in mia presenza e anche a Bologna. Ma attraverso il potere della sua retorica e della sua eloquenza egli riuscì sempre ad uscire di prigione con i suoi seguaci. Per quattro volte fu imprigionato e per quattro volte fu scagionato dalle accuse.”
Prima di essere imprigionato a Firenze, egli era stato invitato a disquisire con Pico della Mirandola nel 1486. Né Pico della Mirandola né Marsilio Ficino, comunque, parlarono mai di lui negli scritti a noi noti.
Il Corpus Hermethicum.
Nel 1463 Marsilio Ficino diede alle stampe la sua traduzione in latino di “Pymander”, una raccolta dei primi quattordici libri del Corpus Hermeticum di Ermete Trimegisto. I libri ermetici erano stati scritti dal I secolo a.c. al II secolo d.c. ad Alessandria d’Egitto. Essi furono custoditi dai sabei di Harran nel mondo musulmano ed in seguito arrivarono a Costantinopoli. Alla caduta di Costantinopoli nel 1454 un inviato di Cosimo de Medici li trasportò in Italia.
Per Cosimo le opere ermetiche contenevamo il principale messaggio profetico del secolo. La loro riproposizione a stampa ne aumentò incredibilmente la diffusione. L’invenzione della stampa infatti avrebbe cambiato per sempre la fruizione della cultura. I manoscritti erano cose preziose e rare e la conoscenza in essi contenuta era forzatamente circoscritta a qui pochi che potevano consultarli. Con l’invenzione della stampa cambiò tutto: prima del 1500, il Pimander fu ristampato in ben 16 riedizioni. Si trattò del primo successo editoriale di tutti i tempi, insieme alla Bibbia.
Le tradizioni massoniche sull’antica sapienza
Disponiamo di un resoconto della iniziazione a massone di lord Ashmole nel 1646 in cui egli recita le Old Charges, gli antichi doveri. Da tale resoconto, e da altri simili che ci sono pervenuti, la massoneria fa ascendere le sue origini al mondo antidiluviano. La conoscenza sopravvisse al diluvio grazie a guardiani leggendari e soprattutto ad Ermete Trimegisto, il padre della filosofia, patrono generale dell’architettura e della magia naturale.
“Prima del diluvio universale c’era un uomo chiamato Lamec, come è scritto nella Genesi, e costui aveva due mogli, Adar e Zilla. Da Adar ebbe due figli, Jabal e Jubal e dall’altra moglie ebbe un figlio ed una figlia. Questi quattro ragazzi diedero inizio a tutte le corporazioni del mondo. Jabal era il figlio maggiore e fondò la corporazione della geometria. Essi sapevano che Dio si sarebbe vendicato dei peccati dell’umanità con il fuoco e con l’acqua, perciò scrissero le scienze nei due pilastri di pietra che furono ritrovati dopo il diluvio.
Una pietra si chiamava marmo e non poteva bruciare con il fuoco, l’altra si chiamava laterite e non affondava nell’acqua. Hermes era il figlio di Cus, Cus era figlio di Sem che era figlio di Noè.
Hermes, che in seguito fui detto Ermete Trimegisto, scoprì i due pilastri di pietra sui quali erano scritte le scienze e per primo le insegnò.”
Secondo le tradizioni massoniche, le scienze si svilupparono in Egitto e poi a Gerusalemme, con Salomone che costruì il suo tempio grazie al maestro Hiram, e da lì transitarono in Grecia, con Pitagora. Molto tempo dopo, il sapere raggiunse l’occidente.
“E così accadde che uno strano uomo di nome Nimus il greco, che era stato presente alla costruzione del Tempio di Re Salomone, andò in Francia e lì insegnò il mestiere della massoneria.”
In origine i massoni erano solo i costruttori di cattedrali, una corporazione di muratori, ma intorno al 1600 le varie massonerie cominciarono ad accettare al loro interno persone che non facevano tale mestiere. Tali massoni era detti “accettati” in contrapposizione a quelli ordinari. Con il tempo la quasi totalità degli aderenti alla corporazione non avevano più nulla a che fare con il lavoro della pietra e l’intera massoneria è oggi fatta di massoni “accettati”.
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