La legge prevede la reclusione fino ad un anno. Ecco la procedura per “smascherare” i molestatori
Chi crea fake (falsi profili) su Facebook ora è punibile sia civilmente che penalmente. Infatti, per questa tipologia di reato la legge prevede fino ad un anno di reclusione. Chi danneggia l'immagine altrui, pubblicando frasi offensive che possono ledere la reputazione della persona importunata, può subire il reato di "Diffamazione aggravata". Per la Polizia postale, che si avvale della collaborazione di ingegneri specializzati, è alquanto semplice individuare le persone sull’web. Infatti, chi si iscrive a Facebook lascia sempre una traccia di sé. Per esempio, tramite l'indirizzo mail o il numero di cellulare con cui si effettua la registrazione possono partire le indagini. Creare falsi profili sui social network per occultare la propria identità e pubblicare frasi offensive (es. diffamazioni, calunnia, minacce o molestie) che possono ledere la reputazione di qualcuno, può costare caro in quanto va a commettere il reato di “Sostituzione di persona”. Lo ha stabilito la Cassazione con una recente sentenza che ha portato alla condanna di una donna che aveva creato su Facebook un falso profilo con un nome di fantasia e, tramite questo account, aveva molestato un’altra persona.
Tra l’altro, chi utilizza un profilo anonimo su Facebook per molestare altre persone non deve dimenticare che ciascun account, vero o falso che sia, consente di risalire all’ID utente (il codice numerico identificativo: una sorta di numero di targa virtuale del soggetto che lo usa). Questa oltretutto è un’operazione abbastanza semplice che può compiere la stessa persona che ha subito la molestia. E' sufficiente entrare nel profilo del soggetto in questione e, col mouse, cliccare sul simbolo a forma di ingranaggio, accanto al bottone “Messaggio”. Si aprirà quindi un menù a tendina. Posizionare poi il mouse sull’opzione “Segnala/Blocca”, senza però cliccarvi di sopra. Al passaggio del mouse su tale porzione dello schermo apparirà sulla barra di stato in basso del vostro browser (quella striscia sottile sotto il pulsante “Chat”) una serie di codici alfanumerici. In questi codici è presente l’ID del molestatore. A questo punto, la persona molestata se vuole segnalare l'illecito, con una querela o con un semplice esposto, deve semplicemente copiare il numero che compare tra questi codici (in genere comincia con “1000…”) e fornirlo, assieme al nickname del profilo del molestatore, alla Polizia postale che, ottenute le dovute autorizzazioni dalla Procura, cercherà di risalire all’identità del molestatore tramite l’individuazione del suo indirizzo IP (Internet Protocol) che tra l’altro è univoco e di conseguenza viene subito "smascherato".
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Ora è reato avere un falso profilo su Facebook: si rischia la galera
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