Anche se spesso ci sono dimostrazioni del contrario, a molte persone piace pensare che il sistema giudiziario americano funzioni bene. Specialmente quando si parla di pena di morte, che (a parte le considerazioni etiche che si possono fare) è indubbiamente una punizione definitiva da riservare a chi è indubbiamente colpevole.
Il punto è che però nei processi entrerebbero in gioco una serie di preconcetti e pregiudizi innati che distorcono l’esito del processo, anche in modo sostanziale.
Un gruppo di ricercatori ha compiuto un esperimento facendo valutare ad una serie di volontari la “affidabilità” di volti di persone. In realtà le foto riguardavano persone condannate all’ergastolo o alla pena di morte, comprese persone condannate e poi rilasciate in seguito ad una revisione del processo.
E’ emerso che una minore affidabilità del volto era correlata ad una maggiore probabilità di condanna alla pena di morte, compresa nel caso di persone poi assolte nella revisione del processo, e quindi indipendentemente dall’effettiva colpevolezza. Questo dato (che peraltro fa il paio con una precedente ricerca che mostrava una maggiore probabilità di condanna per i soggetti “stereotipicamente neri”) fa lanciare l’allarme ai ricercatori che evidenziano come preconcetti e pregiudizi giochino un ruolo fondamentale nei processi, portando a condannare innocenti ed assolvere ingiustamentecolpevoli.
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La faccia dell’imputato può determinare se sarà condannato alla pena di morte
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