Quei Nephilim dei Neanderthal. I "Figli" degli Anunnaki

Per giusti motivi di copyright non possiamo riportare integralmente il seguente articolo di Sabina Marineo intitolato "La scomparsa dell'uomo di Neanderthal. Un cugino ingombrante", ma grazie alla preziosa disponibilità dell'autrice abbiamo la facoltà di proporre una parte della sua mirabile ricerca sui Neanderthal che tanto appassionano e interessano il nostro pubblico.

Tengo a sottolineare di come l'autrice non faccia mai riferimento nel suo lavoro ad Anunnaki e Nephilim parlando di Neanderthal e che tale collegamento è solo una considerazione proposta da Progetto Atlanticus ai suoi lettori facendo seguito a quanto già affrontato in precedenza nell'ambito delle nostre ricerche e riassunto in precedenti post come

http://www.progettoatlanticus.net/search/label/Neanderthal


Scaricando quindi l'autrice (che ringrazio nuovamente) da implicazioni pseudo-scientifiche o borderline come siamo soliti affrontare nelle nostre pagine e ringraziandola di cuore per questa opportunità di condividere il suo lavoro con i nostri lettori i quali, sono certo, apprezzeranno il prezioso omaggio, invito alla lettura del testo originale in formato integrale e completo, corredato da eloquenti immagini e fotografie al link che trovate in coda al seguente estratto.

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La scomparsa dell’uomo di Neanderthal. Un cugino ingombrante?
di Sabina Marineo

Da una stessa specie di ominide, l’Homo heidelbergensis (un’evoluzione dell’Homo erectus africano), si dipartirono circa 600.000 anni fa due differenti processi evolutivi: uno portò allo sviluppo dell’Homo sapiens che abbandonò l’Africa 100.000 anni a. C. prendendo dapprima la via del Medio Oriente, dell’India e dell’Australia e soltanto molto più tardi (ca. 45.000 a. C.) quella dell’Europa; l’altro allo sviluppo dell’uomo di Neanderthal, le cui tracce più antiche nel Continente europeo risalgono già al 130.000 a. C. (Uomo di Neanderthal classico).
Ovviamente sono tutti dati approssimativi e di molto semplificati, sia perché parliamo di epoche estremamente remote e temi più che complessi, sia perché la ricerca scientifica apporta di frequente nuove teorie che cambiano di punto in bianco il quadro generale.

Ma questi dati possono essere ugualmente interessanti a titolo informativo, tanto per farsi un’idea degli ampi spazi temporali e dei lunghissimi processi evolutivi a cui si fa riferimento nell’articolo.
Diffusione dell’uomo di Neanderthal in Europa. “Carte Neandertaliens” di 120 – my own work 120. CC BY-SA 3.0

Reperti archeologici dell’uomo di Neanderthal sono venuti alla luce in numerose aree dell’Europa occidentale, centrale, meridionale e orientale, nel Medio Oriente e anche nell’Asia occidentale e centrale. Il suo nome deriva dal sito di ritrovamento parziale di uno scheletro, nella valle tedesca di Neanderthal, regione Nordrheinwestfalen. Nel 1856. In realtà non si trattava della prima scoperta di fossili dell’uomo di Neanderthal, ma in quell’epoca l’archeologia muoveva i primi passi incerti. I mezzi di analisi e la classificazione dei reperti nel giusto contesto lasciavano a desiderare, il metodo di studio interdisciplinare, così come lo conosciamo oggi, non era ancora nato.
Già nel 1833 un medico olandese aveva descritto il cranio di un bambino e delle ossa umane appartenenti a questa specie che erano stati scoperti in una grotta belga. Un altro cranio di Neanderthal era venuto alla luce nel 1848, in una caverna situata presso Gibilterra.

Ma nemmeno questi reperti erano stati classificati nel modo appropriato, non si andò a fondo della questione. Soltanto nel 1886, con il ritrovamento dei resti di due scheletri di Neanderthal in una grotta della località belga Jemel-sur-Sambre, si cominciò a valutare la possibilità di essere di fronte a una specie umana differente da quella dell’Homo sapiens.

Un centinaio di anni dopo, nel 1999, i ritrovamenti erano divenuti ormai così numerosi, che gli studiosi avevano raccolto scheletri e frammenti ossei di ben 300 individui della specie di Neanderthal. Oggi sono più di 400.
Osservando la distribuzione dei siti archeologici su una carta geografica, noteremo una particolare concentrazione in Francia, Italia, Spagna, Germania, Belgio e Portogallo. Si potrebbe dire: nell’Europa sud-occidentale. Infatti fu proprio partendo dai territori europei che l’uomo di Neanderthal si spostò, in un secondo tempo, in alcune aree del vicino Oriente e dell’Asia.

L’uomo di Neanderthal era di statura più bassa dell’Homo sapiens, ma più robusto di lui, con articolazioni sorprendentemente forti e resistenti e con un cranio di maggiori dimensioni del Sapiens. Forse la robusta struttura corporea del Neanderthal era dovuta al più freddo clima europeo in cui visse per almeno 130.000 anni. Una curiosità a margine: recentemente il genetista Svante Pääbo dell’Università di Lipsia ha affermato che l’1% dei Neanderthal europei aveva i capelli rossi e gli occhi chiari.

Si trattava di un adattamento all’habitat. Molto più tardi, in un periodo che si estende dal 10.000 al 6000 a. C., questo sviluppo evolutivo porterà alla mutazione genetica responsabile per gli occhi azzurri. Un difetto del gene OCA2, l’addetto alla produzione di melanina la cui carenza può portare alla pelle chiara e ai capelli rossi,  sbiadì il colore dell’iride di certi individui, causando…gli occhi azzurri. Secondo il genetista Hans Eiberg, la prima persona con gli occhi azzurri potrebbe essere vissuta nel nord dell’Afghanistan...

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Mondo Tempo Reale è il blog che dal 2010 vi racconta le notizie più incredibili, strane, curiose e divertenti: fatti imbarazzanti, ladri imbranati, prodotti assurdi, ricerche scientifiche decisamente insolite.
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