Ad Atene il primo messaggio che il nuovo governo non sarà un altro vassallo servile....
Nella conferenza stampa di ieri congiunta con il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, in visita ad Atene, il neo ministro dell'economia greco Yanis Varoufakis ha lanciato letteralmente una bomba comunicativa: “e...…con questa – secondo quanto espresso anche dal Parlamento europeo – fittizia commissione non abbiamo alcuna intenzione di cooperare. Grazie”. In altre parole Varoufakis ha ammesso di non avere intenzione di lavorare con un comitato che non ha ragione di esistere, anche nella prospettiva del Parlamento europeo. Il nuovo ministro dell'economia di Atene si stava riferendo chiaramente alla famigerata Sacrilega alleanza della Troika, il punto di riferimento ufficiale dei creditori internazionali della Grecia, vale a dire l'Unione Europea, il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Centrale.
Dopo il “grazie”, Varoufakis ha dato la parola al povero Jeroen Dijsselbloem, che ha voluto prima ascoltare la traduzione per essere sicuro di quello che era accaduto. Poi si è tolto le cuffiette, si è alzato e se n'è andato con un forzato scambio di strette di mano. Dijsselbloem ha bisbigliato qualcosa nell'orecchio di Varoufakis, che gli ha risposto e il presidente dell'Europgruppo ha lasciato a passo spedito la conferenza stampa. Immediata la replica poi ai giornalisti: “ignorare gli accordi non è la giusta strada da prendere” e “con azioni unilaterali non potrà esserci sviluppo”.
Per molto tempo poi i media greci hanno cercato di comprendere quanto detto all'orecchio. Mega TV ha riportato dopo le nove di sera che il presidente dell'Eurogruppo avrebbe bisbigliato al ministro dell'economia: “Hai appeno ucciso la Troika” e che Varoufakis ha replicato con un semplice “WOW”.
e poi via senza voltarsi indietro:
Strano vedere la reazione di Dijsselbloem. E' quasi certo che Varoufakis gli abbia dichiarato le stesse cose nelle due ore di faccia a faccia precedenti. A meno che non stessero parlando di tempo o di feta, ironizza il blog KTG, il neo ministro gli ha fatto presente che non avrebbe negoziato con la Troika anche prima. E poi, come presidente dell'Europgruppo, perché una reazione così offesa per una decisione che riguarda Bce, FMI e Commissione europea?
Ci si attendeva un servile nuovo vassallo. Ma, anche se è ancora presto per pronunciarci in modo definitivo sul nuovo governo Syriza, sembra lontano il tempo in cui il suo predecessore Jean-Claude Juncker poteva trattare in questo modo l'ex ministro dell'economia Venizelos:
o il ministro spagnolo:
Dopo 5 anni di soprusi, abusi e violazioni delle dignità più profonde del popolo greco, ad Atene è stato lanciato un segnale di un cambiamento. Non sappiamo se la linea del nuovo governo di Syriza proseguirà, ma, chiaramente, Varoufakis ha saputo mandare un messaggio anche mediatico molto chiaro a Bruxelles, Berlino e Francoforte: in Grecia al potere non ci sono più gli esecutori passivi della macelleria sociale e delle privatizzazioni selvagge imposte dalla Troika...
Dopo la Grecia un altro paese potrebbe entrare presto nell'area antagonista alla Troijka... e poi un altro... e altri ancora seguiranno. Peccato per l'Italia che poteva essere avanguardista in questa fase di cambiamento, ma non ne è stata capace per via di un elettorato pigro, imbelle, ideologico e fondamentalmente incapace di ragionare e di una opposizione politica incapace di fare fronte comune come invece Tsipras ha dimostrato essere possibile.
Spagna - Elezioni Amministrative di Maggio e Politiche di Novembre 2015
Se si votasse oggi la sinistra radicale sarebbe il primo partito in Spagna, finirebbe così il bipolarismo di popolari e socialisti.
Il 2015 potrebbe essere un anno di svolta per la vita politica spagnola. Sono tante le tornate elettorali in programma. Si parte con le elezioni comunali e regionali del prossimo 24 maggio (si vota tutte le comunità ad eccezione di Catalogna, Andalusia, Paesi Baschi e Galizia), si concluderà con l'evento più atteso: le politiche di novembre. Lo scenario che sembra delinearsi all'orizzonte è assolutamente inedito, questo perché ad un anno dalla sua fondazione il partito della sinistra radicale Podemos sta vedendo aumentare i suoi consensi con grandissima velocità. Nato dal movimento degli Indignados e tenuto unito dal carisamtico leader Pablo Iglesias, Podemos ha ottenuto il suo primo grande successo alle ultime Europee, quando con un sorprendente 8% è riuscito a conquistare cinque seggi.
Quella percentuale nel frattempo è cresciuta, tanto che oggi Podemos potrebbe essere il primo partito. Lo svela un sondaggio commissionato da Cadena Ser, l'emittente radiofonica di El Pais, il primo quotidiano del paese per diffusione. I risultati sono inaspettati, soprattutto per le proporzioni. Il 27,5% degli spagnoli ha infatti dichiarato che voterebbe per Podemos se le elezioni si tenessero oggi, crolla il partito di Mariano Rajoy che otterrebbe soltanto il 24,6% delle preferenze. Per strada ha lasciato quasi il 50% dei voti visto che nel 2011 era riuscito ad ottenere la maggioranza assoluta con il 44,6%. E pesante è anche il tonfo dei socialisti, la cura di Pedro Sanchez non sembra funzionare se è vero che oggi il PSOE si fermerebbe al 19%, quattro anni fa aveva ottenuto un già deludente 28,7%. Quasi scompare la sinistra di Izquierda Unida che passerebbe dal 6,9% al 3,7%.
Podemos raccoglie i suoi voti soprattutto nell'elettorato di sinistra, ma è evidente che molti nuovi sostenitori vengano anche dal fronte popolare. La notizia è ancora più clamorosa se si pensa che la Spagna sta raccogliendo oggi i frutti della politica fatta di tagli e sacrifici imposta da Rajoy. Se i numeri del sondaggio dovessero confermarsi, anche in parte, assisteremmo ad un cambiamento storico: per la prima volta infatti nel paese non esisterebbe il bipolarismo perfetto fatto dell'alternanza tra popolari e socialisti. Questo porterebbe ad un periodo di maggiore instabilità politica, a meno che non vengano fatte alleanze di governo, ipotesi che per il momento Iglesias esclude nel modo più assoluto.
La sinistra radicale spagnola in qualche modo potrebbe guadagnare ancora voti nel momento in cui le elezioni in Grecia dovessero concludersi con un successo di Syriza di Tsipras. I due partiti sono molto simili, non a caso fanno parte dello stesso eurogruppo, quello della Sinistra Unitaria Europea, e Iglesias parteciperà ad un comizio di Tsipras in Grecia nei prossimi giorni. Mancano ancora dieci mesi alle elezioni, ma il 2015 spagnolo si preannuncia caldo, i due grandi partiti hanno il tempo per provare ad arginare l'emorragia di voti, ma l'ascesa di Podemos è qualcosa con cui sarà necessario fare i conti.
Portogallo - Elezioni Politiche di Settembre-Ottobre 2015
Podemos fa scuola e sbarca in Portogallo. Lo scorso 14 dicembre a Lisbona si è tenuta la prima assemblea generale (Assembleia Cidadã) di un movimento che intende seguire le orme del partito di Pablo Iglesias. A guidarlo è una giovane psicologa, Joana Amaral Freitas, classe 1975, ex esponente della formazione di sinistra Bloco de Esquerda, con la quale, peraltro, è stata eletta in parlamento nel 2003.
Dicono di non essere un franchising del più noto movimento spagnolo, ma dal nome che hanno scelto — Juntos Podemos — e dal simbolo che riecheggia quasi alla lettera il cerchio di Podemos, si evince chiaramente che è quello il modello cui vogliono fare riferimento. Sul piano politico, però, il neonato movimento portoghese ci tiene a sottolineare la sua “equidistanza dalla destra e dalla sinistra”, e in ciò, evidentemente, sta la principale differenza con i cugini spagnoli, che invece hanno deciso di collocarsi nella stessa famiglia della greca Syriza e degli altri partiti della Sinistra Europea.
Un’esigenza elettorale? Necessità di distinguersi dalla sinistra tradizionale portoghese che non mostra al momento grande appeal? Può darsi, anche perché i temi che Juntos Podemos agita nel Paese sono assolutamente sovrapponibili a quelli che in Europa agitano quasi tutte le forze della sinistra di alternativa, più o meno radicale, a cominciare dalla critica severa ai programmi di austerità imposti dalla Troika.
Sarà anche per questo che in una recente intervista il suo leader, di fronte ad un’allusione ironica del giornalista sul rapporto di Juntos Podemos con il più noto movimento spagnolo, abbia risposto che «è meglio essere chiamati alunni di Podemos che essere i migliori alunni dell’Europa».
A parte l’approccio antiliberista alle questioni economiche e sociali, alla condanna dell’austerità assurta in Europa a metodo permanente di governo, l’altro elemento che caratterizza il movimento di Amaral Freitas è l’accento che viene messo sul tema della lotta alla corruzione ed ai privilegi dell’ establishment politico. In questo le affinità con alcune forze populiste, anti-casta, europee sono più marcate, decisamente evidenti. Il segno che la crisi ha travolto non soltanto diritti e conquiste sociali, ma anche vecchi modelli di contrapposizione politica allo status quo.
L’assunto è questo: i cittadini hanno perso fiducia nella politica e nei governanti perché i loro privilegi stridono con le condizioni materiali di vita della gente comune, a maggior ragione dall’inizio della crisi. È necessario perciò, secondo la giovane psicologa, "conquistare il consenso politico sulle questioni dove maggiormente c’è consenso e sensibilità sociale, come è il caso, per esempio, della lotta contro la corruzione ". Quando si dice realismo politico!
Le elezioni politiche sono previste in Portogallo fra settembre e ottobre 2015, e per questo appuntamento Juntos Podemos sta lavorando alacremente. Il primo passo, in ogni caso, sarà quello di raccogliere le 7500 adesioni che la legge impone per poter ricevere l’accreditamento da parte del Tribunale Costituzionale. Un obiettivo che sembra a portata di mano, visto l’interesse che l’iniziativa sta suscitando soprattutto tra i giovani. Più difficile sarà centrare i temi di maggiore impatto sull’opinione pubblica, per competere efficacemente nel mercato del voto, ma su questo terreno potranno giocare a favore della nuova forza politica sia le condizioni generali del paese, su cui gravano rabbia e disincanto, che l’eco del probabile successo di Podemos in Spagna. Nel frattempo cresce la loro presenza sui social network e si amplia la partecipazione alle loro discussioni mediante la piattaforma digitale "Airesis" che hanno da poco creato.
Il Paese sta vivendo una stagione molto difficile, segnata dagli effetti del combinato disposto di crisi ed austerità. Si ricorderà che nel 2011 il governo di Lisbona aveva sottoscritto un “memorandum” con la Troika – aiuti finanziari in cambio di riforme “strutturali” di segno neoliberista – che ha comportato sacrifici enormi per il popolo, senza effetti di ristoro significativi per i conti pubblici e l’economia reale. Due dati su tutti: il debito pubblico lambisce il 130% del Pil dal 107% che era nel 2011, la disoccupazione ha sfondato il tetto del 13%.
Il programma di “salvataggio” si è chiuso alla vigilia delle elezioni europee del maggio scorso, le quali hanno restituito un quadro politico non corrispondente più agli attuali rapporti di forza in parlamento. Il partito del premier in carica di centrodestra Coelho (Psd – Partito Socialdemocratico) ha registrato una sonora sconfitta, di cui si sono avvantaggiati soprattutto i socialisti, che hanno saputo ben cavalcare la rabbia dei ceti popolari dopo tre anni di austerità. E’ stata bocciata la politica economica di questi anni e la sottomissione del governo ai diktat della tecnocrazia europea. Un assaggio di quello che potrebbero riservare le elezioni politiche del prossimo autunno.
Juntos Podemos è consapevole del vantaggio che tale situazione comporta per una forza che si proclama estranea al sistema e alternativa all’Europa della Troika. “Siamo figli delle grandi manifestazioni del settembre 2012”, hanno dichiarato in questi giorni, legando, anche simbolicamente, la loro iniziativa politica alle piazze anti-austerità degli anni scorsi. Come Podemos, d’altronde, che ha nel suo dna l’acampada di Puerta del Sol del maggio 2011.
Una cosa è certa comunque: nell’Europa che cambia il Portogallo è pronto a fare la sua parte.
Francia - Elezioni Presidenziali 2017
Fino ai fatti di Parigi e il sanguinoso attentato ai danni di Charlie Hebdo Hollande precipitava continuamente nei sondaggi, e la sua vera avversaria Marine Le Pen si preparava al rimpasto.
La leader del Front National in un’intervista a “Le Monde” si dice pronta a fare il ministro per il presidente francese. A sostenerla sono ancora i numeri. Se si svolgessero adesso, le presidenziali francesi in programma per il 2017 vedrebbero la Le Pen emergere in testa al primo turno.
Con un ampio vantaggio, chiunque fosse il suo avversario a destra. E – per la prima volta – la presidente del Front National batterebbe Francois Hollande in un eventuale ballottaggio. Questo quanto emerge da un sondaggio Ifop realizzato per conto di ‘Le Figaro’ il 3 e 4 settembre.
Al primo turno, se il candidato dell’Ump fosse Nicolas Sarkozy, otterrebbe il 25% contro il 28 di Le Pen. Se si candidasse Alain Juppé, la forbice sarebbe più ampia con il 24% contro il 30 della leader Front National. Con Francois Fillon candidato dell’Ump i punti percentuali di scarto sarebbero di più (17% contro 32%).
A sinistra, Francois Hollande otterrebbe tra il 16 ed il 17% delle preferenze. Se al ballottaggio l’attuale presidente dovesse trovarsi confrontato a Marine Le Pen, ne uscirebbe sconfitto (46 a 54%) ma Le Pen verrebbe invece battuta in caso di ballottaggio dal candidato dell’Ump se questo fosse Alain Juppé (64 contro 36%). Vincerebbero un duello con Marine Le Pen al secondo turno anche Francois Sarkozy (60 a 40) e Francois Fillon (57 contro 43%).
“Marine Le Pen pronta a diventare primo ministro di Francois Hollande“. E’ questo il titolo di un’intervista che ha concesso a Le Monde mentre secondo gli ultimi sondaggi soltanto il 13% dei francesi dice di aver fiducia nel presidente Hollande e il 30% nel governo del primo ministro Manuel Valls. Secondo Marine Le Pen, il recente rimpasto in seno al governo Valls è stato “l’ultima cartuccia di Hollande prima della dissoluzione”. A metà mandato, afferma la politica francese, l’unica opzione di Hollande sarebbe lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale. “Sono rispettosa delle istituzioni – dichiara – Non contesto la legittimità del presidente. Ma non ha più la fiducia del popolo e deve trarne le conseguenze”.
In questo caso la leader del Front National appare fiduciosa di poter vincere eventuali prossime elezioni e prevede di prendere la guida del governo in coabitazione con il presidente della repubblica. “Hollande inaugurerà le fioriere e farà delle commemorazioni – dichiara a Le Monde- D’altronde, adora farlo. E poi non ci sarà altro perchè, costituzionalmente, è il governo che determina e conduce la politica della nazione.
Il presidente della Repubblica dovrà sottomersi o dimettersi. E penso che sceglierà la seconda soluzione perchè non sopporterà che la politica condotta sia radicalmente diversa dalla sua”. Se dovesse diventare primo ministro, Marine le Pen promette prima di tutto di frenare l’immigrazione, tema già portato avanti con successo alle elezioni europee del 25 maggio dove il Front National è risultato primo partito con il 24,85%. “Bisogna modificare il codice della nazionalità, fermare l’immigrazione facendo in modo che venire in Francia non sia più attraente come fa David Cameron in Gran Bretagna”, dichiara.
Durante l’intervista, scrive Le Monde, Le Pen si mostra “deliberatamente grave e posata”. La linea di condotta che si è prefissa, nota il quotidiano, è “dare ogni garanzia di rispettabilità, apparire non come quella che fa tremare il sistema, ma installare nello spirito dei francesi l’idea che è nella capacità di governare”. La presidente del partito di estrema destra del Front National si pone dunque come “l’uomo, anzi la donna, della provvidenza”.
L’eventuale coabitazione dovrebbe tuttavia dipendere da uno scioglimento dell’Assemblea nazionale che spetta soltanto al presidente della Repubblica, una eventualità poco probabile dato il rischio di un insuccesso elettorale del partito socialista di Hollande.
Italia - ???
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