Grandi quantità di cherosene si sono riversate nell’ambiente da un oleodotto alle porte di Roma
Di Umberto Mazzantini - greenreport.it
È un vero e proprio disastro ambientale quello che, purtroppo, si configura dopo lo sversamento di grandi quantità di cherosene da un oleodotto che ha provocato l’inquinamento dei canali di irrigazione tra Pailidoro e Maccarese, a due passi da Roma. L’allarme è partito dal Wwf, che sta ancora operando sul posto: «Già centinaia gli animali morti rinvenuti dai volontari Wwf e della Lipu intervenuti tempestivamente, tra uccelli, mammiferi e pesci. L’area – comunicano gli ambientalisti – si trova a due passi da due importanti aree protette del litorale romano, le Oasi Wwf di Macchiagrande ma soprattutto quella di Foce dell’Arrone, uno degli ultimi tasselli di bosco igrofilo costiero del litorale tirrenico».
Lo scenario per certi aspetti pare più quello nigeriano che di un Paese sviluppato dell’Occidente. Sembra di essere in uno dei villaggi del Delta del Niger, dove le popolazioni fanno fori direttamente nelle condotte dell’Eni per prelevare carburante, pipeline che a volte esplodono cancellando intere comunità, furti che comunque producono inquinamenti diffusi. Anche in questo caso, non lontano da Roma, secondo l’Eni all’origine della perdita ci sarebbe stato un tentativo di furto in un suo deposito.
Ricevuta notizia di quanto sta accadendo, il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha dato disposizione al Nucleo operativo ecologico (Noe) dei Carabinieri di procedere ai necessari accertamenti sulle aree colpite, avvalendosi del supporto tecnico dell’Ispra. Per il momento tra Pailidoro e Maccarese «cormorani, gallinelle, germani reali, testuggini d’acqua, nutrie sono le specie più colpite – riferiscono dal Wwf – oltre a numerosi pesci d’acqua dolce (cavedani, anguille) che popolano (o meglio dire, popolavano) i numerosi canali che irrigano i campi agricoli e che alla fine confluiscono tutti nel fiume Arrone, per poi finire in mare».
Il Wwf non accetta le giustificazioni dell’Eni: «Soprattutto in aree di estremo valore, sia per qualità ambientale che di testimonianza storica del paesaggio originario, occorrerebbe il massimo dell’attenzione. Sorprende quindi come sia stata leggera la gestione di questo gravissimo episodio, che ha colpito un’area sottratta alla distruzione e al degrado. Il Wwf ha lanciato per primo l’allarme venerdì sera e ha chiamato alla collaborazione enti e volontari, tra cui gli amici della Lipu. Mentre continua l’opera di raccolta degli animali, si pensa già al domani, a quanto sarà necessario fare per recuperare l’ambiente così gravemente colpito. Il Wwf farà la sua parte in tutte le sedi necessarie».
Il presidente della Lipu-Birdlife Italia, Fulvio Mamone Capria, che già ieri era con il Direttore generale dell’associazione ed i volontari della Lipu di Ostia, Roma e delle Oasi di Castel di Guido e del Centro Habitat Mediterraneo, nell’area contaminata per tentare di recuperare gli animali ancora in vita e verificare i danni ambientali, ha detto: «Chiediamo che l’Eni intervenga con misure straordinarie per limitare i già gravissimi danni alla biodiversità agro ambientale dell’area di Maccarese interessata dallo sversamento di kerosene nei canali. In queste ore i nostri volontari stanno affiancando gli operatori del Wwf per cercare di ritrovare animali ancora feriti e inviarli al Centro recupero fauna selvatica della Lipu di Roma, già preallertato in queste ore. Sono centinaia gli animali trovati morti, impregnati di idrocarburi, nei canali di Maccarese e del Villaggio dei Pescatori. Moltissimi aironi, cormorani, anatre, così come decine e decine di pesci, che galleggiano morti nei canali. Tuttavia l’area è vastissima ed è presumibile che le vittime saranno ancora di più. Una situazione allarmante, forse anche sottovalutata nelle prime ore che deve ora prevedere un intervento straordinario per un’azione di bonifica rapida ed efficace.
Quell’area è straordinariamente importante per le sue produzioni agricole di qualità ma anche di assoluto valore naturalistico, anche perché zona di sosta di uccelli migratori, che in questo periodo svernano lungo il litorale romano e si cibano di pesci e altri piccoli animali nei canali della bonifica di Maccarese. Invitiamo la Magistratura a raccogliere dettagliatamente ogni elemento per individuare a ciascun livello le responsabilità di questo scempio, che potrebbe avere persino ricadute sulla salute dei cittadini. Per parte nostra, siamo davvero stanchi di assistere alla distruzione progressiva della natura e non esiteremo a costituirci, se sarà il caso, parte civile».
Lungo il Rio Tre cannelle sono state posizionate panne assorbenti e la situazione sul terreno è molto brutta e il disastro con il passare delle ore assume contorni sempre più preoccupanti. E’ confermato il divieto assoluto di utilizzo dell’acqua, di pesca e di abbeveraggio degli animali al pascolo nei tratti dell’Arrone e del Rio Palidoro inquinati dallo sversamento.
In una dichiarazione riportata dall’Ansa Riccardo di Giuseppe del Wwf, sottolinea con amarezza: «Speriamo che il sacrificio di tanti poveri animali non sia stato vano e serva, da adesso in poi, a restituire dignità alla nostra amata Maccarese. Oggi i volontari, commoventi per l’abnegazione, si sposteranno a monitorare anche l’entroterra e i campi agricoli: c’è il rischio di trovare anche lì uccelli o animali morti che si sono nutriti della moltitudine di pesci avvelenati o agonizzanti. Alcune anatre e nutrie siamo riusciti a soccorrerle ed a trasferirle al Centro di recupero di Roma. La catena alimentare è stata intaccata a più livelli e potrebbero essere a rischio anche altri animali che popolano queste aree, zone di svernamento per uccelli, come volpi, tassi, donnole e faine».
Fonte: greenreport.it
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