Dopo la morte di un attivista ambientalista di 21 anni, la polizia ha scelto la brutalità per reprimere la protesta sociale In una Francia in cui si registra il record storico di disoccupazione giovanile e con un governo nell'impossibilità di rispettare i Trattati europei, la polizia ha scelto la brutalità per reprimere la protesta sociale.
Come riporta RT, un'altra giornata di violenza si è registrata sabato a Rennes e Nantes, con vere e proprie guerriglie urbane tra giovani manifestanti, che esprimevano solidarietà ad un giovane attivista morto ad inizio settimana, e la polizia. Scontri anche a Tolosa, Lille, Bordeaux e Avignone. Remi Fraisse, un giovane ambientalista di 21 anni, è stato ucciso la scorsa domenica negli scontri tra forze dell'ordine e manifestanti durante una protesta contro la costruzione di un diga contestata nel sud della Francia. Nelle prime indagini sono stati ritrovate tracce di TNT sui suoi vestiti, a dimostrazione di come sia stato ucciso da una granata stordente delle forze dell'ordine. La sua morte, la prima in scontri di piazza in Francia dal 1986, ha portato il ministro degli interni Bernard Cazeneuve ad annunciare l'immediata sospensione di queste granate in dotazione alla polizia. Non è solo Alfano, quindi, che non rassegna le dimissioni, ma è un vizio europeo... Remi Freisse Una protesta similare si era registrata anche a Parigi mercoledì, quando 250 persone si sono riuniti fuori la City Hall di Parigi con la scritta “Remi è morto. Lo stato l'ha ucciso”. Di queste, 33 persone sono state arrestate.
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