La Liguria e le alluvioni lampo, una storia che si ripete sempre più spesso


Tra tutte le regioni italiane la Liguria è probabilmente una delle più direttamente esposte alle alluvioni lampo, visto la particolare orografia che degrada rapidamente a mare e la diretta esposizione ai flussi caldi e molto umidi, carichi di vapore acqueo, di provenienza sciroccale o libecciale. Solo tre anni fa un altro grave evento alluvionale, con piogge torrenziali portate da unsistema di temporali autorigenerante a “V”, flagellò i quartieri centro-orientali di Genova, concentrando la propria forza su un angolo molto ristretto di territorio. Lo stesso flagellato nelle ultime 24-48 ore. Complici le correnti favorevoli, una conformazione orografica in grado di enfatizzare questo tipo di fenomenologia su terreni scoscesi caratterizzati da torrenti semi-coperti, ed una situazione sinottica poco evolutiva che ha bloccato i nubifragi sulla stessa area per più ore. Sempre nel 2011, a distanza di pochi giorni, le stesse scene di devastazione si registrarono nei comuni delle Cinque Terre e la Lunigiana, con centri abitati trasformati in campi di battaglia, come dopo un bombardamento aereo.
genova02In quell’occasione però l’enorme mole di precipitazione portata dai temporali autorigeneranti pre-frontali si concentrò in poco più di 6 ore, riuscendo a scaricare fino a 411 mmnella stazione di Monte Gazzo, nel genovesato, e377 mm nella stazione di Genova Pegli. Anche allora all’inizio si parlo di un evento eccezionale, quasi senza precedenti. Ma se prendiamo in esame i “Flash Floods” documentati negli ultimi 60 anni nel territorio ligure vediamo che solo nella città di Genova, in questi decenni, si sono verificati cinque eventi simili o anche più intensi (altro che catastrofici), avvenuti precisamente nel 1953, nel 1970, nel 1977, nel 1992 e nel 1993. Nessuno ancora può dimenticare gli effetti dell’apocalittica alluvione del 7 e 8 Ottobre del 1970, una delle peggiori mai viste in Italia a memoria d’uomo, quando la città della lanterna fu investita da uno Tsunami di fango e acqua. Storico il dato della stazione amatoriale di Genova Bolzaneto che fra il 7 e l’8 Ottobre 1970 registrò, in appena 24 ore, un accumulo impressionante di ben 950 mm d’acqua. Questo dato tuttora vanta il record assoluto del più cospicuo accumulo pluviometrico nelle 24 ore mai registrato in ambito nazionale e forse anche europeo. Rimanendo sempre alla Liguria, in tema di alluvioni, bisogna tenere presente l’effetto determinante della forzatura orografica dell’Appennino ligure che rappresenta una barriera che produce un sollevamento forzato dell’aria umida accatastata nei bassi strati dalle umidissime correnti di scirocco e ostro che dal Tirreno risalgono fino alla Versilia, alle coste della Riviera di Levante e del genovesato.
genova07Questa azione, già di per se, attiva forti moti ascensionali che portano le masse d’aria umida, di origine sub-tropicale marittima, a sollevarsi di quota e raffreddarsi, favorendo la condensazione del vapore acqueo e la successiva formazione di grosse nubi e “cumulogenesi” che dal mare vanno ad impattare contro i primi rilievi del retroterra ligure, venendo poi frenati dalla roccaforte appenninica presente alle spalle della costa. Questo “effetto trampolino” esercitato dai rilievi dell’Appennino Ligure, consente il continuo sviluppo di nuvole a sviluppo verticale imponenti, spesse fino a più di 13 km, che rimangono semi/stazionarie in loco, su aree ristrette, crescendo ulteriormente in altezza e dimensione, grazie al calore latente fornito dal mar Ligure, fino a trasformarsi, nel giro di pochissime ore, in un pericoloso sistema temporalesco a mesoscala, di tipo “V-Shaped”, spesso all’origine di queste inondazioni istantanee.
09Se poi aggiungiamo la presenza o l’attivazione in corso d’opera di particolari linee di confluenza di vento nei bassi strati, con lo scontro fra gli umidi venti di scirocco e ostro che risalgono sul levante ligure, contro quelli più freddi e secchi di tramontana, che dalla pianura Padana occidentale traboccano sulle coste liguri attraverso le valli interne del genovesato e savonese (cosa che capita spesso in Liguria con i fronti atlantici), il rischio di grandi eventi precipitativi, anche in situazioni non particolarmente preoccupanti, è a portata di mano.
Diventa però più difficile individuare, per tempo, i luoghi pronti ad essere funestati dai temporali autorigeneranti, ma soprattutto prevedere fino a quanto tempo potrà durare l’equilibrio dinamico che mantiene l’area di confluenza venti, lì dove i cumulonembi temporaleschi, facenti capo al “V-Shaped”, trovano il loro ambiente ideale per nutrirsi e rinforzarsi, fino ad invecchiare con il successivo passaggio sui rilievi del vicino retroterra, dove viene meno l’alimentazione umida marittima.

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