Il Califfato islamico conosciuto come Isis si ingrossa e pare che le sue armi arrivino un po’ ovunque, infatti ben il 20% dell’arsenale utilizzato dall’Isis è di produzione USA, quindi proprio coloro che dovrebbero “contrastare il Califfato” lo accrescono, anche se non direttamente.
Basti pensare al video di Abu Safiyya in cui mostrava un camion Ford F-350 – parcheggiato poco vicino a sé – mentre sbeffeggiava gli USA, dichiarando che i loro soldi li aiutano e che presto – oltre l’Iraq – avrebbero perso anche in Siria. Ebbene sì, circa il 20% dell’arsenale dell’Isis è di origine americana, molti provenienti dalle Forze Armate di Baghdad, qui i miliziani iracheni sono quasi del tutto assenti e – seppure allenati e aiutati dagli americani – si son visti svanire sotto la forza dell’Isis, che ora ha libero accesso agli armamenti e quindi, può facilmente adoperare anche i moderni mitra M-16.
Gli armamenti americani sono stati rintracciati tramite i bossoli o attraverso le zone del conflitto, visionando le armi ritrovate, l’Isis le utilizza su tutti i fronti, sia in Siria che in Iraq e – spesso – è difficile intuire come realmente siano arrivate quelle armi lì, dato che molte presenatano i numeri di serie abrasi o è stata aggiunta una “serie fittizia” così da fuorviare le indagini.
Le restanti armi adoperate dai miliziani dell’Isis sono di orgine russa e cinese, un minima parte anche iraniana e siriana, ma ciò che maggiormente preoccupa gli Stati Uniti sono quelle di derivazione USA, sono statitrovati bossoli prodotti a Indipendence (Missouri) nella fabbrica di munizioni per l’esercito lì presente. Il miglior modo per agire e – allo stesso tempo – debilitare i miliziani dell’Isis è quello di bloccare il loro accesso agli armamenti, almeno di quelli di fabbricazione statunitense, che seppure rappresentano il solo 20% del totale, spesso sono quelli più moderni e quindi, più letali.
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