Il profondo ciclone extratropicale, sceso fino ad un minimo barico di ben 980 hpa, che nella giornata di ieri ha flagellato l’Ucraina, la penisola di Crimea e parte delle coste della Russia sud-occidentale, oltre a causare venti di tempesta, fino a 126 km/h, e alle piogge molto abbondanti, con accumuli di 143 mmin 24 ore nella cittadina di Zaporizhzhia, ha anche prodotto una insolita quanto piccola “Storm Surge” (“onda di tempesta”) capace di determinare inondazioni lungo le coste orientali del mar d’Azov. E in misura minore pure su alcuni tratti della costa sud-occidentale della penisola di Crimea, dove si sono verificate delle temporanee inondazioni. Con il termine “Storm Surge”s’intende un anomalo innalzamento del livello medio delle acque del mare indotto dal brusco calo della pressione barometrica e dalla contemporanea azione di forti venti di tempesta, diretti verso la costa, che accompagna il passaggio del potente ciclone tropicale che tende a sospingere verso la costa un enorme quantitativo di acque, provocando gravi inondazioni nei tratti di costa pianeggianti. Solitamente le “Storm Surge” si verificano ogni qualvolta una tempesta extratropicale, particolarmente violenta (con venti di uragano), o un grosso ciclone tropicale, animato da un profondissimo “gradiente barico orizzontale”, impattano repentinamente sulla costa, determinando un improvviso aumento del livello medio del mare.
Se questo fenomeno, come capitato recentemente, nel 2012, sulle coste del New England con l’impatto del profondissimo ciclone sub-tropicale “Sandy”, si somma ai picchi dell’alta mare, può cagionare devastanti inondazioni, in grado di sommergere i tratti costieri più depressi. In genere il sensibile aumento del livello medio delle acque oceaniche è indotto dal brusco calo della pressione barometrica e dalla contemporanea azione di forti venti di tempesta, diretti verso la costa, che accompagnano il passaggio di un intenso ciclone tropicale o una profondissima area depressionaria extratropicale, con minimo sotto i960-950 hpa. Tale fenomeno l’abbiamo osservato qualche anno fa sulle coste del New Jersey, in particolare sulla costa di Atlantic City, durante il “landfall” del profondissimo ciclone sub-tropicale “Sandy”, la cui pressione centrale aveva raggiunto i 940 hpa, un valore estremamente basso per la costa nord-orientale degli USA. Ma nella giornata di ieri, un fenomeno molto analogo ha interessato, seppur in forma ridotta, un breve tratto di costa russa affacciato sul mar d’Azov, ad est della città di Taganrog. Difatti, nel corso della mattinata di ieri, durante la lenta traslazione verso levante, in direzione del vicino confine russo, del profondo ciclone extratropicale sviluppatosi nelle ore precedenti sull’Ucraina centro-orientale, i forti venti da Ovest e O-SO, attivi sul bordo meridionale della ciclogenesi, hanno sferzato di traverso l’intero mar d’Azov, con raffiche davvero molto forti che hanno raggiunto l’intensità di tempesta, con punte estreme fino a 126 km/h a Taganrog e 122 km/h ad Anapa (mentre picchi di 100 km/h si erano raggiunti nelle limitrofe coste ucraine).

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