14 ott 2013 - I sacrifici per risanare i conti pubblici non sono ancora finiti: per questo, i governi dell’Eurozona «non devono vanificare gli sforzi già compiuti» per ridurre il deficit, ma spingere sul pedale «delle riforme strutturali necessarie nei mercati del lavoro e dei beni e servizi».Mario Draghi parla nell’ambito degli Annual Meetings del Fondo monetario internazionale in corso a Washington, dove l’attenzione
è catalizzata dai negoziati tra Barack Obama e i repubblicani per evitare il default. Il primo round di trattative non ha ancora generato l’intesa sull’innalzamento del tetto del debito, ma i colloqui sono stati definiti «costruttivi» da entrambe le parti. Nel comunicato finale, il G20 ha
chiesto ieri agli Usa di «compiere urgenti azioni» per «risolvere le incertezze fiscali di breve termine», shutdown compreso, e lo stallo politico che rischia di creare la bancarotta sovrana.
I mercati continuano, però, a manifestare ottimismo sul raggiungimento di un accordo, anche se dopo l’ondata euforica di giovedì i rialzi sono stati frazionali (+0,24% Milano), mentre il Tesoro ha piazzato ieri senza sforzo sei miliardi di Btp, con rendimenti in calo. Nel dettaglio, sono stati collocati 3,5 miliardi di Btp a tre anni, con un tasso sceso al 2,25% dal 2,72% precedente, e 1,25 miliardi di Btp a 15 anni, con il rendimento calato al 4,59% (4,89% un mese fa). Ulteriori segnali di stabilizzazione, quindi, che si riflettono anche sullo spread: il differenziale Btp-Bund è sceso a 242 punti, di un soffio sotto a quello tra Bonos e Bund, a quota 243.
Anche Draghi, d’altra parte, ha ricordato che nell’Eurozona «i rischi per la stabilità finanziaria sono diminuiti» grazie alle misure adottate dalle autorità competenti, che hanno aiutato ad allentare le tensioni sul fronte bancario e dei Paesi sovrani.
Il presidente della Bce non è, invece, tornato sull’ipotesi di varare una terza Ltro, ovvero una maxi-iniezione di liquidità destinata alle banche, ma ha solo confermato l’intenzione di mantenere la politica monetaria «accomodante per tutto il tempo necessario», così da fornire «sostegno alla ripresa nell’area dell’euro». Una ripresa ancora modesta: la produzione è «attesa recuperare a ritmi lenti», ha spiegato Draghi.
Ma sulla recovery europea pende la spada di Damocle del possibile default degli Usa. Sempre a Washington, il commissario agli Affari monetari, Olli Rehn, non ha nascosto che la bancarotta sovrana avrebbe «conseguenze drammatiche» sulle nostre economie a causa delle turbolenze finanziarie che si scatenerebbero se un accordo non verrà trovato prima di giovedì prossimo. Rehn ha infatti chiesto agli Stati Uniti di mettere in campo «una strategia fiscale di medio termine per garantire la stabilità».
Intanto, anche i grandi investitori stanno studiando come evitare un impatto choc sul mercato da 5.000 miliardi di dollari dei pronti contro termine, dove i titoli di Stato vengono usati come garanzia per chiedere prestiti a breve termine.
Fonte: ilgiornale.it
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