Attenzione al cenone: i pasti super abbondanti delle feste possono danneggiare il nostro “orologio” alimentare

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Si inizia il 24 dicembre, e poi via… fino all’Epifania si continua – quasi ininterrottamente – con pasti, anzi, abbuffate ipercaloriche. Ma non è solo una questione di calorie o di cibi non necessariamente “salutari” come panettoni, torroni e dolci vari.
Il problema sono principalmente gli orari in cui si mangia, o in cui si continua a mangiare per diverse ore, che può portare letteralmente a “sballare” i nostri ritmi circadiani. Un recente studio mette in evidenza proprio tale problema che può essere in parte paragonabile ad altri scompensi simili come, per esempio, la sindrome da Jet-lag che si può manifestare durante il cambio di fuso orario.
Ogni organismo vivente, è dotato di un meccanismo – potremmo dire vitale – che ha il compito di coordinare tutte le funzioni del corpo. Questo si chiama “oscillatore circadiano”. Si tratta di un meccanismo che coinvolge sia proteine che geni, al fine di generare oscillazioni molecolari.
Sono proprio queste ultime che controllano tutti i ritmi corporei sia a livello fisiologico, che biochimico e comportamentale. L’orologio principale, secondo la scienza, è situato nell’ipotalamo, mentre nei vari organi vi sono “orologi” che si occupano della zona correlata, ma sempre sotto il “dominio” del master clock (ipotalamo).
Questi orologi hanno quindi l’importante compito di controllare i geni deputati all’assorbimento di sostanze nutritive e la distribuzione dell’afflusso sanguigno che provengono dal sistema digerente. Ma, fattore ancor più importante al nostro studio, è che è anche in grado di coordinare le nostre abitudini alimentari in maniera tale da farci avvertire il senso di fame quando è il momento di mangiare: se, per esempio, siamo abituati a pranzare alle 13.00, verso le 12.30 cominceremo a  sentirci un pò impazienti.
Per tale motivo, i ricercatori dell’Università della California a San Francisco (UCSF) hanno condotto uno studio accurato su ciò che accade durante i periodi di festa. Periodo in cui cambiano sia gli orari che la quantità di cibo ingerito. I risultati li hanno poi pubblicati sulla rivista Proceedingsof National Academy of Sciences (PNAS).
Durante la ricerca sono riusciti a identificare una proteina – chiamata PKCy – che sarebbe in grado di modificare l’orologio interno quando vi sono cambiamenti nel nostro modo di mangiare. Lo studio, condotto su modello animale, è stato in grado di mostrare come i topi che mangiano regolarmente avvertono la sensazione di fame e di “inquietudine” poco prima del pasto.
Mentre i topi che non erano dotati della proteina PKCy non mostravano di avere fame all’ora di pranzo e il loro organismo non sembrava “rispondere” correttamente ai cambiamenti al proprio stile di vita. Tutto ciò significa che quando si modificano i nostri ritmi, per forza di cose ne verrà influenzato anche il metabolismo. 
Secondo i ricercatori, questo potrebbe anche spiegare il motivo per cui le persone che fanno turni anche di notte tendono a mettere su più peso di coloro che lavorano in maniera regolare durante le ore diurne.
«Comprendendo il meccanismo molecolare di come mangiando al momento “sbagliato” del giorno vengono desincronizzati gli orologi del nostro corpo, si può favorire lo sviluppo di migliori trattamenti per i disturbi associati alla “Night Eating Syndrome”, i turni di lavoro e il jet-lag», spiega il dott. Louis Ptacek, professore emerito di Neurologia presso UCSF e l’Howard Hughes Medical Institute.
[Fonte http://www.lastampa.it/].

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