I detriti risultati dallo schianto cosmico si sarebbero poi agglomerati per formare l'attuale satellite. Ma per Jutzi e Asphaug la quantità di materiale espulso sarebbe stato sufficiente per formarne un altro, di dimensioni minori, che si sarebbe posto in orbita seguendo la traiettoria della Luna maggiore. "Di solito, questi satelliti si fondono in un unico corpo poco dopo la loro formazione", spiega Smith. "Ma la nuova teoria propone invece che la seconda Luna sia finita in uno dei punti di Lagrange del sistema Terra-Luna." Con questo termine, in astronomia, si intendono quelle posizioni nello spazio in cui le forze di attrazione che agiscono su un corpo di massa minore si bilanciano creando una situazione di equilibrio. Ma nel caso della coppia lunare l'equilibrio si sarebbe spezzato. La seconda luna, quella più piccola, grande circa un terzo, potrebbe essere sfuggita all'attrazione della Terra, andando a collidere con la sorella maggiore, ad una velocità però abbastanza bassa da non provocare un cratere da impatto. Al contrario, il satellite minore sarebbe andato a strisciare contro la superficie del lato nascosto, determinandone il suo aspetto attuale: gli altipiani sarebbero ciò che resta della luna scomparsa. Le due sonde del progetto Grail stanno effettuando misurazioni estremamente precise del campo gravitazione lunare allo scopo di rivelare in modo definitivo come è distribuito il materiale all'interno della Luna e quali sono le differenze nella crosta e nel mantello sulle due facce. Se la densità della superficie del lato nascosto differisse in modo particolarmente evidente, la teoria della doppia luna troverebbe un sostegno importante. Si tratta, dicono però gli scienziati, solo di una delle tessere che compongono il grande puzzle. "Ne servono altre, per dimostrare che un tempo esisteva davvero una coppia di satelliti. La Lunar Reconnaissance Orbiter della Nasa ha già provveduto a dare informazioni fondamentali sulla topografia lunare. Gli studiosi possono anche contare sui dati chimici ed ambientali raccolti in passato dalla varie missioni Apollo. Però, non basta", ammette il ricercatore. Per sciogliere in via definitiva l'enigma, sarebbe molto utile dare una nuova occhiata da vicino, esattamente 40 anni dopo l'ultimo viaggio con equipaggio umano- l'Apollo 17, nel 1972. E pensare che all'epoca si pose fine- almeno ufficialmente- all'esplorazione lunare adducendo come giustificazione il fatto che ormai la silenziosa compagna delle nostre notti non avesse più segreti da svelare...
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