E' raccapriciante, ma è una visione reale delle cose, ritiene il giornalista. Analizzando la crisi, la maggior parte degli esperti commette un duplice errore, scrive l'autore.
Credono nell'irreversibilità del progresso e pensano che la crisi migliorerà in futuro il sistema socio-economico. Ma ciò è fuorviante, in quanto la vera causa della crisi consiste nel fatto che la Spagna non produce più nulla. Tutto quello che gli spagnoli consumano è prodotto in Cina, India, Egitto, etc..
Sulla forza dell'euro gli spagnoli viaggiavano, acquistavano smartphone e Suv. Ma ora si è scoperto che la Spagna è un paese afflitto dalla disoccupazione, da salari bassi e da un'istruzione precaria. La prossima generazione non viaggerà ma emigrerà, pensa l'autore.
Ad ottobre il numero dei disoccupati spagnoli è salito del 2,7% - ovvero di 128.242 unità - rispetto al mese precedente, portando il numero delle persone senza un impiego a 4,8 milioni. Lo ha comunicato il ministero del Lavoro. E' il terzo mese consecutivo che il numero dei disoccupati sale, dopo il momentaneo sollievo dei mesi estivi.
I dati mensili rilevano il numero degli spagnoli registrati al di fuori del mercato del lavoro, mentre il tasso di disoccupazione, che ha toccato il record del 25% nel terzo trimestre, è un'indagine ufficiale, considerata un barometro più attendibile della situazione occupazionale.
In un editoriale rivolto «Ai nostri lettori», il quotidiano spagnolo El Pais ha spiegato ieri il «doloroso ridimensionamento del suo organico» con «la crisi e le radicali trasformazioni del settore» dovute all’adozione delle nuove tecnologie, respingendo l’accusa che sia a rischio l’indipendenza del giornale. La crisi del quotidiano - storicamente vicino al partito socialista - e le reazioni di giornalisti ed editore illustrano dolorosamente il periodo che vive la Spagna.
Sono 129 gli esuberi annunciati dal quotidiano, quasi un terzo dell’organico. Ricordando il crollo delle vendite e dei ricavi pubblicati che hanno colpito il settore, El Pais - di proprietà del gruppo editoriale Prisa - precisa che «quest’anno il giornale avrà 200 milioni di euro rispetto al 2007, mentre il costo della forza lavoro, e il numero dei dipendenti, è rimasto stabile». E sottolinea come altre prestigiose testate internazionali, come Le Monde, The New York Times e il Guardian, stiano attraversando le stesse difficoltà e ricorrendo alle stesse misure.
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