2013: l'anno del Sole. Cosa sta succedendo alla nostra stella?

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Il 2013 sarà l’anno del Sole. O, quantomeno, l’anno in cui l’attività solare raggiungerà il suo picco. Dopo la quiete degli ultimi anni, la stella al centro della nostro sistema si è svegliata e l’anno prossimo arriveranno le tempeste solari più intense degli ultimi tempi. Nei giorni scorsi, ilSolar Dynamic Observatory della NASA ha registrato il più intenso brillamento solare degli ultimi quattro anni, da dicembre 2006.
Il “solar flare” proviene da una macchia solare che non esisteva fino a pochi giorni fa e attualmente ricopre una superficie più grande di Giove. Il brillamento ha prodotto un intenso fascio di raggi ultravioletti in direzione della Terra e una grande esplosione nella corona.

Eruzioni così violente possono rilasciare nello spazio miliardi di particelle alla volta. Nelle prossime ore questo sciame che sta viaggiando verso di noi investirà la Terra. Con quali conseguenze? C’è da temere per la salute? Rischiamo black-out? Secondo Alessandro Bemporad, fisico solare dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Torino, questo brillamento è il primo di una serie di eruzioni a cui assisteremo prossimamente. Segna il risveglio del Sole, l’entrata cioè in una nuova fase di attività, dopo il periodo di minimo. Il picco di attività è previsto tra il 2012 e il 2013. 
Un’eruzione solare si genera a causa dell’emissione di intensi campi magnetici sulla fotosfera, la superficie esterna del Sole, visibili come macchie solari. Questo determina improvvisi rilasci di energia e l’espulsione di particelle di plasma altamente ionizzato ad alta velocità nello spazio interplanetario. La tempesta solare è costituita da tre componenti: radiazione ultravioletta e raggi X, che raggiunge la Terra in 8 minuti; una seconda componente di particelle relativistiche, che arrivano in qualche ora; infine, una bolla di plasma di enormi dimensioni che può investire la Terra nei giorni successivi al brillamento.

Quali sono le conseguenze di una tempesta solare?
Queste particelle possono arrivare anche fino al nostro pianeta, mandando in tilt le apparecchiature elettroniche a bordo dei satelliti e, nei casi peggiori, provocare interruzioni nelle linee elettriche terrestri ad alta tensione alle latitudini più elevate. Le particelle ad alta energia, iniettate lungo le linee del campo magnetico terrestre, possono danneggiare i satelliti, fino a provocarne la caduta, disturbare i sistemi di telecomunicazione satellitare e le trasmissioni radio.
In questi giorni è possibile lamentare malfunzionamenti di cellulari e navigatori GPS.  Rischio di black-out? Può capitare. Le correnti geomagnetiche, se incanalate negli elettrodotti, possono far saltare i trasformatori delle centrali elettriche. Negli anni Ottanta è successo in Quebec.
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Uno studio di Terry Kucera, una scienziata del Goddard Space Flight Center della NASA che si occupa del Sole, è stato pubblicato ieri su The Astrophysical Journal ed è incentrato sulla temperatura della cavità coronale del Sole che si vede in questa immagine (la macchia più scura sul Sole). “Non sappiamo realmente cosa causa queste CME”, ha detto Kucera. “Per questo vogliamo capire la loro struttura prima ancora che vengano espulse dal Sole, perché solo così potremmo avere un indizio più preciso del perché avvengono le eruzioni e forse sapere in anticipo quando si verificheranno”. [INAF -NASA].

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