Washington ha avuto colloqui con Israele su un eventuale raid contro le riserve di armi chimiche della Siria, che si ritiene siano le più grandi al mondo. Il Pentagono non appoggia un intervento militare, soprattutto fino a quando il presidente Bashar al-Assad avrà stretto a sé il potere, ma funzionari statunitensi hanno spiegato al New York Times che la possibilità è stata offerta a Israele.
Lo scorso week-end, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale americana Thomas Donilon è stato in Israele per discutere della crisi in rapida evoluzione, che mercoledì è giunta a una sanguinosa svolta allorquando una bomba dei ribelli ha ucciso tre dei più stretti collaboratori di Assad.
Un’incursione israeliana dal cielo o via terra sarebbe molto delicata, dato che Israele da decenni è ufficialmente in stato di guerra con la Siria.
In questo caso tuttavia, Israele ha un precedente di un’azione unilaterale, avendo distrutto nel 2007 un impianto sospettato di essere un centro destinato alla ricerca e allo sviluppo di armi nucleari nella regione orientale di Deir ez-Zor.
La preoccupazione è condivisa con il re Abdallah di Giordania, il quale ha dichiarato alla CNN che “nella peggiore delle ipotesi possibili” le armi chimiche potrebbero finire nelle mani di gruppi jihadisti dell’accozzaglia delle forze anti-Assad.
“Abbiamo notizie della presenza per un certo tempo di Al-Qaida in alcune aree all’interno della Siria,” ha detto alla CNN.
“Inoltre, dato che ovviamente stiamo provando a ricercare una soluzione politica, una delle peggiori ipotesi possibili sarebbe che parte delle scorte chimiche possa cadere in mani ostili,” ha avvertito.
Recenti rivelazioni dei servizi segreti statunitensi lasciano intendere che alcune armi chimiche siriane sono state spostate, anche se non sono chiari i motivi. Alcuni funzionari occidentali credono che il materiale sia stato intenzionalmente nascosto ai gruppi armati ribelli o alle potenze occidentali.
Negli ultimi due giorni sono circolate in Siria molte voci secondo cui l’esercito si preparerebbe a impiegare armi chimiche contro le forze ribelli o i civili.
La Casa Bianca è stata disponibile riguardo a queste preoccupazioni, con il portavoce Jay Carney che mercoledì ha affermato: “Il governo siriano è responsabile della protezione delle sue riserve di armi chimiche, e la comunità internazionale terrà conto dei funzionari siriani che non dovessero riuscire a far fronte all’obbligo.”
Si pensa che la Siria abbia riserve di sarin, iprite e cianuro, ma sono ignoti tutti i dettagli delle sue scorte, dato che è uno degli otto stati che non hanno aderito alla Convenzione sulle Armi Chimiche (CWC) del 1997. Tra gli altri ci sono Israele e l’Egitto.
Fonte: Alex Spillius per The Telegraph 19.07.2012
Traduzione di Gabriele Picelli per http://www.times.altervista.org/
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